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20161022 VM LeoneDiVetroHo appena visto il film Il leone di vetro del regista Salvatore Chiosi (2014). La proiezione, è stata proposta da varie associazioni indipendentiste operanti nel veneto: Raixe Venete, Le Tere Alte de San Marco, Indipendenza Veneta e 16° Reggimento Treviso 1797 presso la sede dei Trevisani nel mondo, in via Garbizza 9 (dietro l’istituto Zanotti). Prima della visione del film è stata fatta un inquadramento storico, dove si sono rilevati alcuni interessanti aspetti. Ad esempio che mai il Veneto è stato territorio di emigrazione sin all’unificazione politica della penisola italiana. Dopo di ciò la situazione cambia radicalmente trasformando un territorio dove nei secoli i flussi erano di stampo immigratorio a un rovesciamento della situazione trasformando i veneti i più numerosi emigranti nel mondo dopo gli ebrei, con la differenza che questi ultimi si son allontanati dalle loro terre nei secoli, mentre dal 1875 al 1900 il Veneto ha visto dimezzare la propria popolazione.

Quanto alla pellicola non la ritengo un capolavoro storico. La trama ruota attorno alla famiglia Biasin, produttori di vino raboso, che si contraddistingue per delle ottime relazioni di stampo amicale sia con la casata nobiliare di cui sono affittuari, sia per la relazione di amicizia e stima reciproca che li lega ai loro dipendenti. Non so se la trama trova radice da fatti storici documentati che andrebbero a smentirmi, ma le mie informazioni ribadiscono atteggiamenti di alterigia da parte dei nobili in generale che si sentivano superiori per diritto di nascita agli altri loro conterranei, quanto alle relazioni padrone / dipendente, se è vero che nel Veneto il legame era ed è più "confidenziale" che altrove, resta il fatto che alla fine del 1800 l’operaio doveva lavorare e ubbidire al padrone, evitando di parlare. Legami di amicizia mi paio romanzati al punto tale da distorcere la realtà storica che narra per contro delle prime cruente rivendicazioni sindacali. Detto questo il film voleva investigare, e lo fa con una splendida fotografia, sul referendum di annessione del Veneto all’Italia e alla fine della visione l’idea che lo spettatore recupera dell’evento è senza dubbio tanto chiara quanto interessante. Non è stato un processo uniforme quello che ha portato la gente a diventare italiana da un giorno all’altro. Al contrario è stata per molti un’imposizione.

Più che un processo di annessione pare un processo di colonizzazione. L’aspetto è interessante anche perché, molti movimenti secessionisti meridionali sostengono la stessa cosa, basando le loro affermazioni su analoghe ricerche compiute nei loro territori. Ma non è tutto, la pellicola che gravita attorno alle zone di Tezze di Piave afferma mezzo, un protagonista, esservi stati fenomeni giudicati di “banditismo” dai sabaudi, mentre agli occhi dello spettatore l’avvenente giovane è più riconducibile all'immagine di un “partigiano”, mai riconosciuto dalla storia, che si opponeva come poteva ad un governo che non riconosceva e non accettava, fautore di spregevoli soprusi.

Ancora una volta il parallelismo con le situazioni meridionali trova conferma, con la differenza che in Veneto il fenomeno “malavitoso” si può dire estinto, mentre nel meridione si è radicato e si è ampliato, sino ad entrare nelle istituzioni, come afferma molta magistratura ai giorni nostri. Le origini di molti nostri problemi attuali pare quindi sorgano in una data ben precisa, il 21 e il 22 ottobre del 1866! Consiglio sicuramente la visione della pellicola che domani (Domenica 23), in concomitanza con il 150° anniversario del “referendum farsa” verrà replicata alle h 17,00 sempre nella sede dei trevisani nel mondo. Copritevi bene perché l’ambiente non è riscaldato. Ringrazio chi ha organizzato l’evento cui riconosco il merito di aver mantenuta la promessa iniziale, la pellicola innesta curiosità e restituisce allo spettatore tasselli che aiutano a comprendere la realtà attuale.

Mirco Venzo, Treviso 22/10/2016 #qzone
Foto di Giorgio Grassato dal cellulare

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