Ieri sera a Palazzo Rinaldi l’ingegnere idraulico Andrea Mori ha parlato del “Sistema idraulico difensivo di Treviso”. L’evento è inserito in una serie di conferenze atte ad illustrare alla cittadinanza svariati aspetti legati alle mura della città in occasione dei loro 500 anni di storia. L’ing. Mori ha illustrato le sue ricerche specifiche all’aspetto idraulico. Le mura di Treviso, si sa, nascono a scopo difensivo e videro varie fasi. Una prima romana, una seconda medioevale e una terza, quella di cui parla la conferenza, rinascimentale riconducibile a Fra Giocondo da Verona.
Mori ci tiene a precisare che la ricerca su quanto fece il religioso è veramente disagevole giacché questo personaggio non ha in pratica lasciato traccia scritta della sua presenza, complicando la vita a chi si occupa di ricostruire le scelte del suo lavoro. L’esigenza di modificare sostanzialmente le mura a difesa della città nasce dalla crescente forza con cui i nemici di Venezia volevano ostacolare l’egemonia della Serenissima coalizzandosi nella Lega di Cambrai. Questa lega di stati, tra i quali la Francia, la Spagna ed il Sacro Romano Impero erano dotate di nuovi sistemi offensivi, le bombarde, contro le quali le alte e sottili mura medioevali erano poco efficaci, di qui la necessità di modificare il sistema difensivo trevigiano.
Le mura furono abbassate e rese più spesse per reggere l’urto dei nuovi proiettili, a ciò si aggiunse la protezione idrica nata da Fra Giocondo; un canale che si sarebbe riempito a protezione delle mura. L’aspetto che ha riscaldato il dibattito di ieri sera è legato proprio all’analisi, non definitiva, dell’ingegner Mori che ritiene pressoché impossibile l’impaludamento del territorio esterno alle mura. Secondo i suoi calcoli, considerato il tipo di terreno e la portata dei fiumi che entrano a Treviso manipolabili dal frate veronese, un impaludamento avrebbe richiesto svariati giorni, addirittura settimane, per diventare efficace: troppo tempo! Rendendo vano il progetto difensivo, per tanto, sostiene il relatore, il flusso d’acqua era sì destinato a circondare la cinta muraria dentro un canale esterno alle mura, ma non aveva l’obiettivo di impaludare il territorio esterno, cosa sostenuta da precedenti studiosi. Tra il pubblico quest’osservazione è stata accolta con curiosità e, in taluni, con un certo scetticismo.
L’unico dato certo è che Treviso venne assediata per un paio di mesi e che riuscì a difendersi egregiamente. Se l’attacco non venne mai più ripetuto ciò significa che gli aggressori, compresa l’efficacia del sistema difensivo, ritennero inutile insistere a conferma dell’ottimo lavoro di Fra Giocondo da Verona. L’aneddoto che più mi ha colpito emerso dalle ricerche del Ing. Mori è legato proprio a questa figura misteriosa che pare fosse uscita dall’ordine dei francescani. dico pare proprio perchè l'aneddoto raccontato rilancia il tema. Tra le poche fonti che ne attestano la sua esistenza, vi è la richiesta di un compenso ricco. Nel presentarsi ai suoi datori fa presente che i suoi servizi in Francia erano remunerati l’equivalente di un ducato al giorno, (la paga di una serva a Venezia era di 5 ducati l’anno) e che non poteva ricevere di meno per fornire consulenza e conoscenza a favore della Serenissima.
Tale negoziazione suona pochissimo francescana e lascia poco spazio alla spiritualità e molto alla materialità. Evidentemente il frate veronese non era un esperto solo nel convogliare solo i flussi idrici, ma anche quelli finanziari.
Mirco Venzo, Treviso 19/01/2017 #qzone
Foto Cristina Pillan