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20170503 VM ViaDIQuiL’articolo consta del riassunto (ristretto) della serata organizzata da Pensare il presente, tenutasi il 30 marzo scorso (2017) presso la sede della CGIL a titolo VIA DA QUI: Perché i giovani lasciano l’Italia? L’amica Francesca mi dice che scrivo articoli troppo lunghi, li inizia, ma non li porta a termine. Provo quindi questa formula dove inevitabili saranno i tagli a fonti e riferimenti.

Dal 2015 l’Italia non è un Paese che importa stranieri quanto un paese che esporta, gli arrivi di cui si parla tanto (barconi, Salvini, ONG e via discorrendo) sono inferiori alle partenze.

Le regioni dove maggiori sono le partenze sono proprio le ex locomotive d’Italia: il Veneto e la Lombardia. Queste terre che sono state la miniera di reddito per tutta la nostra penisola oggi sono quelle che meno offrono sia in termini lavorativi che in termini valoriali; dalle interviste emerge che alcuni giovani si sentono soffocare e cercano ossigeno altrove.

Il risultato è che molti concittadini, sopratutto giovani, sono costretti ad andare all’estero per trovare una loro collocazione stabile, collocazione che poi non sempre trovano, almeno a giudicare da quanto affermano ed anzi, molti di loro rimpiangono vari aspetti della terra da cui son stati obbligati ad andarsene.
Le mete più gettonate sono la Germania e l’Inghilterra.

Si parla di cervelli fuggenti che vanno altrove per essere valorizzati; uno dei giovani relatori evidenziava non tutti coloro che se ne vanno hanno chissà quali competenze e molti di loro, pur laureati, all’estero fanno i camerieri o i cuochi. Spesso anche mal pagati.

Avrei tanta voglia di aggiungere altre informazioni, ma mi troverei poi costretto a commentarle, e così allungherei il pezzo, meglio lo arresti qui.

Mirco Venzo, Treviso, 03/05/2017 #qzone
Foto di Massimiliano Papis (con cellulare)

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