Mi trovo con Chiara Pozzobon una delle curatrici (assieme a Carlo Sala) della 7^ edizione di F 4 un’idea di Fotografia. Mirco: "Ciao Chiara, perché realizzare una mostra sul “Fare comunità”? Chiara: “Quest’anno Fondazione Fabbri celebra il quarantennale dalla scomparsa del Senatore e, in linea con i progetti di questo ente, non abbiamo voluto guardare al passato e creare un’esposizione di oggetti e fotografie di Francesco Fabbri, bensì rendere attuali i suoi pensieri e le sue azioni. Egli ha sempre prestato particolare attenzione alla comunità e al territorio e il nostro modo di ricordarlo è portando avanti questi principi.
In mostra ci sono dei lavori interessanti, di Federica Landi hai già parlato, (Rif 1) ma oltre a lei l’immigrazione viene trattata da alcuni ragazzi del Master, come Lorenzo Marzi, che delega la documentazione fotografica agli stessi membri della comunità di Roncade (che è stato costretto a censurare!), o da Elia Pinna, che ritrae alcuni richiedenti asilo che attendono da anni una risposta. Segnalo in oltre a te (e ai lettori di Qzone ndr) Cesar Meneghetti, che trovi nell’aula magna: i suoi sette monitor rappresentano una comunità di persone con disabilità, tranne l’artista, che con una benda rossa agli occhi si crea lui stesso un handicap. Da notare il numero dei monitor: sette, come le note musicali, e infatti di sottofondo sentiamo un canto composto dalle stesse note musicali. La comunità passa anche attraverso la musica"!
Mirco: “Altri spunti che ci suggerisci”? Chiara: “Vi sono tre artisti che hanno visto invece la comunità nel cerchio ristretto della famiglia: non c’entrano nulla l’uno con l’altro ma hanno tre diverse visioni: Victor Leguy, Marilisa Cosello e Angelo Vignali. Leguy usa la memoria dei nonni dell’ideatore della residenza artistica Humus, Marco Maria Zanin, mettendo al centro della stanza una specie di teca, che non lo è davvero: è un tavolo rovesciato, con il vetro da due lati, quindi vuole richiamare il senso del museo, ma destrutturandolo, infatti l’opera si chiama Demuseo: un qualcosa che non ha valore in senso pecuniario e assoluto ma che è inestimabile per i custodi di quel ricordo. Il portagioie infatti è il primo regalo che il nonno di Zanin fece alla futura moglie, ed è tenuto in equilibrio da frammenti di stoffa prelevati dagli abiti di lei e di lui, mentre sotto troviamo la terra grezza di Urbana (PD), loro terra natia.
Da non scordare l’attestato di rinascita dell’oggetto, da ritenersi non un pezzo da museo ma “un dispositivo a processo aperto”, come c’è scritto. La Cosello invece tratta le costrizioni sociali e gli stereotipi dei ruoli famigliari, impersonati con delle fotografie teatrali, appositamente artefatte. Angelo Vignali invece, studente del Master in Fotografia, porta la foto di un matrimonio combinato, e la scompone i vari ingrandimenti, la scelta riconduce quasi ad una epigrafe mortuaria. La volontà di ricordare per non dimenticare è affrontata da Ottomanelli, che avvicina due tragedie: le torri gemelle e la guerra in Iraq, e da Sebastiano Maielli, altro studente del Master, il quale testimonia in modo particolare la strage della stazione di Bologna.
La parziale lacerazione materica presente nelle sue immagini, effettuate durante il corteo del 2 agosto, restituisce la presenza di uno dei processi duali che possono investire una comunità. Il processo di perdita, messo in atto dagli eventi del 1980, assume una connotazione sia individuale che collettiva. Quest’ultimo viene però affiancato da un movimento di aggregazione sociale da parte di una comunità in sé profondamente eterogenea”.
La chiacchierata con Chiara prosegue, ma ritengo che quanto ho riassunto sia sufficiente per incuriosire il lettore ed indirizzarlo verso Villa Brandolini (Pieve di Soligo – TV) con in mano qualche chiave interpretativa per approcciare con l’evento. Mirco: "Grazie Chiara della tua disponibilità, e a presto”. La mostra termina il 27 Agosto ecco gli orari: venerdì e sabato 16.00-19.30; domenica 10.30-12.30 e 16.00-19.30
Mirco Venzo, Solighetto 19/08/2017 #qzone
Nella foto scattata da Giorgio Grassato un visitatore d’eccezione, Mauro Bozzo colonna portante del DLF FOTO di TV. Nella sala vi sono le opere di Mustafa Sabbagh che presenta Made in Italy@ - Handle with Care 2015
RIf 1 http://www.qzone.it/index.php/q-arts/323-lisa-feletto-e-federica-landi