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20170916 VM TeodoroPresso il Chiostro della Chiesa di San Francesco il fotografo Teodoro Teodori presenta la sua mostra L’arte del fuoco tra ferro e fotografia. Ecco come l’artista con fotocamera ci presenta l’esposizione. “Un anno e mezzo fa, avevo deciso di catturare fotograficamente alcuni elementi simbolo di Treviso, commercianti e artigiani, quelle realtà non solo imprenditoriali, ma personali e famigliari che raccontano della città (alcune delle quali rischiano la scomparsa a causa della crisi economica e della globalizzazione ndr).

All’interno di questa ricerca mi son trovato dentro l’officina  di Renato Cadavello, e ne sono rimasto stregato. Ho visto il caos creativo! Il suo laboratorio è lì da cinquant’anni e pare tutto sia rimasto com'era all’origine. Ho sentito dentro di me l’esigenza di dedicargli un intero portfolio e così ho cercato di entrare in confidenza con questa persona dal carattere singolare: lui è un magma vulcanico. Il vino è stato un importante elemento di aggregazione e di avvicinamento tra noi due. Purtroppo, devo aggiungere! Visto che io non ne dovrei ingerire troppo per ragioni di salute.

La mostra, fruibile al visitatore gratuitamente sino al 27 settembre 2017 merita senz’altro una visita. Gli amanti della fotografia potranno godere di una serie di scatti realizzati in modo ineccepibile, primi piani, uso dello sfuocato, composizione dell’immagine ammiccante, variegato uso degli obiettivi. Un repertorio completo finalizzato a descrivere sia il lavoro sia il carattere dell'artigiano. Bella mostra! Ma chi ama l’arte in generale può godere anche dei manufatti del signor Cadavello. Oggetti realizzati con il più ostico dei materiali, il ferro. E c’è da sbizzarrirsi ad osservare ed interpretare questi lavori, frutto di abilità tecnica e di fantasia creativa.

Mi rendo conto di essere uscito dalla mostra con un velo di rammarico, fatto di cui parlo spesso nei miei articoli, dovuto al periodo di sconvolgimento che  stiamo vivendo e al rischio, per alcune realtà produttive, di venir cancellate. Parlando con Teodoro comprendo che dietro a questi negozi vi sono le persone con il loro carattere, con la loro psicologia, e con la loro competenza. Quando il fabbro di cui abbiamo ammirato l’abilità deciderà di spegnere il fuoco della sua fucina, chi altri saprà riproporre lavori come quelli che la sua fantasia generava? Probabilmente nessuno. Ma allo stesso modo il commerciante di stoffe, o il gestore della ferramenta che sapeva consigliare il cliente su quale fosse la scelta migliore per le sue esigenze, valutando saggiamente il rapporto qualità/prezzo anche in relazione alle capacità tecniche di chi aveva di fronte.

Apro una parentesi, venerdì sono stato a mangiare al Burger King, uno dei tanti fast food che stanno infestando i nostri territori. V’erano delle giovani commesse, probabilmente con il nome stampigliato in bella evidenza come si usa ora, ma ho provato un senso di sconforto nel rapportarmi con loro. Una valeva l’altra. Erano una specie di distributore automatico di cibo, anche se cercavano di personalizzare la loro presenza con il nome. Ritorno agli esercenti che Teodoro vuole immortalare: sono persone il cui nome gira per la piazza senza che debbano scriverselo all’altezza del cuore. Se hai bisogno di un certo oggetto, chi ti consiglia ti dirà "Vai lì e chiedi di…". Sono persone il cui nome è conosciuto dal cliente ancor prima di averlo visto in faccia. Personalità, competenza, questi sono gli elementi che li contraddistinguono. Valorizzazione della soggettività, l’esatto contrario delle commesse, non me ne vogliano, dei fast food dove una vale l’altra (o poco ci manca, anche se il nome stampigliato è diverso). Questo per spiegare come, nella Treviso che Teodoro cerca di riprendere, il trovare quell'esercente o quel commesso significa ricevere un consiglio di un certo valore. Se trovi qualcun altro, ciò che porti a casa è diverso. Ed è questo insieme di soggettività che rendeva unico ogni laboratorio artigianale, ogni esercizio commerciale e ogni dipendente di questi negozi.

Ho esortato Teodoro Teodori a proseguire nel suo lavoro sia di fotografia sia di ricerca psicologica e sociologica. Se il suo portfolio dovesse crescere nella via che mi ha illustrato, andrebbe a realizzare non solo delle belle foto, ma anche una raccolta di documenti e reperti che  rischiano di diventare storici, andrebbe a rinchiudere nelle sue foto un pezzo dell’anima di Treviso. Una città che al pari di tutta la nazione sta cambiando, e ho forti dubbi che lo stia facendo in meglio.

Mirco Venzo, Treviso 17/09/2017 #qzone
Foto Giorgio Grassato dal cellulare

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