Si è svolto ieri sera presso la biblioteca di Roncade l’incontro a titolo Sfida all’ultimo verso, dove l’editore Silvano Piazza ha presentato tre poeti: Loretta Menegon, Emilio Gallina e Manuela Zottarel. A rompere il ghiaccio è stata Loretta che ha declamato una serie di lettere scritte da una madre al figlio in guerra. La madre non è solo una persona fisica, colei che ha partorito l’uomo, ma è anche, ci spiega l’autrice, simbolo di Gea, colei che dà la vita in senso lato, chi genera flora e fauna. In tal senso la guerra è vista come un atto indegno che distrugge quella vita che la donna/terra con fatica, ha generato.
Ai versi delle lettere scritte dalla mamma, interpretate dalla Menegon, facevano verso le repliche scritte dal figlio, magnificamente interpretate da Antonio Ceccato.
Manuela Zottarel, la più giovane tra i presenti, è stata introdotta da Manola Mazzon, figura artistica di primo piano del panorama roncadese, che ne ha evidenziato alcune peculiarità. La poesia di Manuela è semplice e senza tanti fronzoli, nell’opera Primavera, ad esempio, racconta di come in questa stagione tutto si rinnovi per darsi alla vita. S’interroga, lei sta facendo lo stesso?
Chiude l’incontro Emilio Gallina, che scrive sia in italiano sia in dialetto trevigiano. A colpirmi son state proprio le poesie in dialetto che descrivono immagini del passato neppure troppo antico che però stiamo perdendo. L’accendere una candela per bruciare dell’ulivo benedetto quando arriva un temporale o il condividere un bicchiere di vino all’osteria, bianco o rosso fa lo stesso, basta ci siano degli amici perché il vino in compagnia ha più gusto, meglio se accompagnato da mezzo uovo con l’acciuga, o l’assaggino di frittura di pesce o la fettina di musetto sul riquadro di polenta.
Gallina propone sia il lessico sia le abitudini di una trevigianità che il processo di globalizzazione sta cancellando. Sa il giovane che mangia l’hamburger nel fast food che cos’è un cicchetto? E che cos’è e che sapore ha un “folpetto moscardin”? Paiono cose banali, ma piano piano sono vocaboli e sapori che si stanno perdendo. La mia percezione è che l’incontro di ieri sera sia stato un artificio per ancorarsi alla tradizione dove non solo una forma letteraria (la Poesia) e un mezzo tecnico per promulgarla (il libro) sono stati chiamati in campo, ma anche un modo di far comunità.
Ritrovarsi fisicamente ad ascoltare un oratore è cosa che nel mondo del web pare anacronistica. Perché non indire una video conferenza? Nella poesia di Gallina si trova la risposta, perché un bicchiere di vino bevuto in compagnia ha un sapore diverso (anche se proviene dalla stessa bottiglia) di quello bevuto da soli.
Mirco Venzo, Roncade, 18/10/2017 #qzone
Foto Giorgio Grassato col cellulare