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20180222 VM A casa tutti beneDomenica sorseggiando una birra rossa con la mia amica Laura, dopo aver visto il film di Gabriele Muccino A casa tutti bene, mi ritrovavo orgoglioso di essere italiano. Sempre nei film americani, dopo poche battute, comprendi chi sono i protagonisti e sai che tutte le avversità che si presenteranno, spesso improponibili nella realtà, saranno superate, e i due vivranno felici e contenti. In tutti i film americani forse no, ma nella stragrande maggioranza delle pellicole direi di sì. Nella pellicola di Muccino (come in quelle di molti altri nostri registi) la felicità non è mai scontata, pur se la si ricerca con fatica. Gli imprevisti della vita, mai sovrannaturali, ma legati alla quotidianità: problemi con il lavoro, una malattia, un incidente, un’amante che ci ha coinvolto, lo scorrere del tempo che ci muta fisicamente, lo scoprire come l’avvenenza e l’energia dei vent’anni se ne vadano di lustro in lustro, con ritmi diversi da persona a persona... Ecco! Tutte queste cose sono di ostacolo a quel “vissero tutti felici e contenti” che tanto spesso appare nelle pellicole d’oltre oceano.

Protagoniste del film sono le relazioni sentimentali (in questo la pellicola ricorda molto L’ultimo bacio, sempre dello stesso autore). La trama vede varie persone e molte coppie che, riunitesi in occasione di una celebrazione famigliare,  devono ritrovare ognuna il proprio equilibrio tra differenti tipi di avversità. Non è una pellicola leggera, ma io l’ho trovata proprio piacevole. Il regista infatti, come già fece nel film del 2001,  sa ottenere da ogni attore (sono tutti egualmente protagonisti) delle magnifiche interpretazioni. Una mi ha colpito più di altre, quella di Claudia Gerini, Beatrice nella pellicola.

Beatrice è una donna avvenente che vive l’inizio del suo autunno costretta a gestire la relazione con il marito che si trova nel pieno del morbo di Alzheimer. Di quel marito Beatrice è stata innamorata. Il gesto d’amore nel suo caso è non abbandonare quella persona, che le complica ogni singolo evento della giornata, anche il più banale. Parla poco Beatrice, ma l’immenso disagio della donna traspare pienamente grazie alle espressioni facciali della Gerini, che fotogramma dopo fotogramma informa lo spettatore della sua atroce sofferenza. Una pellicola negativa, potrebbe pensare chi legge quest’articolo. Ed invece no, dico io, e a sostegno di ciò indico la presenza di una coppia di giovani che vede sbocciare il loro amore quando tutt’attorno ogni altra coppia di “adulti” palesa la difficoltà delle relazioni.

Nemmeno dalla meteo una nota di positività: il mare è in burrasca (siamo lontani dal sole della Florida e dalle palme che suggeriscono un senso di riposo preconfezionato). Malgrado questo scenario i due s’incontrano e indifferenti a tutto ciò che li circonda, vedono germogliare il loro sentimento. L’amore, al pari di certi fiori, trova l’occasione per sbocciare anche nei luoghi più impensati, disinteressandosi di tutto ciò che lo circonda. E' la vita.

Alla fine del film l’utente ha conosciuto diversi personaggi, ognuno alle prese con i suoi problemi. Sono situazioni quotidiane, ed è facile identificarsi nell’uno piuttosto che nell’altro protagonista. Pur avvolto da questa familiarità lo spettatore non può però prevedere l’evoluzione di nessuna delle storie di cui ora è a conoscenza: come nella vita di tutti i giorni il futuro va vissuto, senza possibilità che si conosca che cosa esso ci riserva. Una sola certezza: la felicità non è mai scontata…

Mirco Venzo, Treviso 21/02/2018 #qzone

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