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20180428 VM sexFotografia Europea 2018, il festival della fotografia di Reggio Emilia quest’anno ha come tema le rivoluzioni intese anche come ribellioni, cambiamenti e utopie. Varie sono le mostre che affrontano il tema, dislocate in differenti location, ma direi di partire dalla più singolare, e forse la meno fotografica di tutte, quella di Palazzo Magnani (corso Garibaldi 29) che ha come titolo Sex & revolution! Immaginario, utopia e liberazione (1960-1977). Fotografia Europea, è il titolo che da anni accompagna le varie mostre dislocate nella città di Reggio nell’Emilia, ma chi frequenta questo evento sa che la fotografia sta allargando i suoi confini e il fotografo contemporaneo sempre più spazia fuori dai canoni della fotografia tradizionale. Solo partendo da una tale premessa si riesce a comprendere come mai la sezione di Palazzo Magnani dia così poco spazio alle immagini fotografiche per darne molto di più a spezzoni di film, interviste video, riviste cartacee, copertine di dischi e libri.

Cosa generò la rivoluzione sessuale degli anni 60/70? Un nuovo modo di vedere il mondo, la nascita di nuove filosofie, di nuove ricerche mediche, una mutata situazione economica, giusto per citare solo alcuni dei virus di un simile fenomeno. Non si può parlare di sesso se non si citano i nomi di Sigmund Freud, che lo inserì dentro un contesto medico, ritenendolo una forza vitale il cui sviluppo genera equilibrio o disequilibrio nella salute dell’individuo. La figura di Herbert Marcuse, filosofo, sociologo, politologo, più di altri contribuì ad inserire la faccenda della sessualità dentro dinamiche politco/sociali e non meno importanti furono gli studi Alfred Kinsey (che pubblico il suo rapporto nel 1953) o di Masters e Johnson che informarono il mondo di quanto l’idea “tradizionale” di sessualità fosse solo una delle varie situazioni esistenti nella realtà.

Dei medici, degli specialisti fecero comprendere alla gente comune che si tradisce dentro il matrimonio, che esistono diversi gusti sessuali ed una percentuale della popolazione è omosessuale, che l’amare il proprio stesso pratica riguarda sia gli uomini che le donne, che si può essere omosessuali e far anche amore in modo tradizionale, che ci sono fantasie aventi un peso determinante nella riuscita dell’orgasmo e si iniziò anche a parlare senza timore di questa cosa, dell’orgasmo. Abbigliamento, i giochi di ruolo, l’oggettistica, la masturbazione… Il lettore comprende che temi, argomenti, autori, si intrecciano l’un con l’altro, e tutto ciò trova un riferimento all’interno della mostra.

La rivoluzione sessuale, che fu poi alla base di diritti civili acquisiti anche in Italia (e non solo) quale la possibilità di divorziare e la possibilità di abortire, ha radice profonde e ramificate che passano per libri e pensatori quali quelli citati, ma che trovarono poi sviluppo, diventando a loro volta possibili fenomeni di mercato (con prodotti specifici e richiesti, quale quello pornografico), che coinvolsero pure il mondo della fotografia. E siamo arrivati al dunque, al punto d’arrivo, ci dice la mostra, che senza tutto questo percorso non si potrebbe comprendere in modo sufficiente.

L’esposizione propone quindi libri di dottori e sessuologi, ma anche romanzi quali Lolita di Vladimir Nabokov che divenne poi film grazie a Stanley Kubrick, (il tema trattato è la sessualità e la provocazione degli adolescenti verso un adulto), si ristamparono i libri del marchese De Sade e sorsero nuovi romanzi che fecero scalpore quale Historie d’O (1954) scritto da una donna che parla del piacere del masochismo, divenuto poi un altrettanto famoso film nel 1975… Non a caso molti sono gli spezzoni di film proposti e pure molte sono le immagini pornografiche che appaiono all’interno della mostra che è, naturalmente, vietata ai minori di anni 18.

Sono questi tutti elementi che trovarono la genesi anche spinte dalle migliaia di persone che manifestavano in piazza. Le idee sorsero da libri, ma che trovarono diffusione anche grazie alle trame dei romanzieri e degli scrittori, trovarono supporto dalle riviste, che a loro volta individuarono importanti interpreti divenuti poi stelle di vasta notorietà. Esposte vi sono splendide foto di Sylva Koscina o delle gemelle Kessler, sex simbol nostrani che appaiono in tutta la loro avvenenza, senza troppi veli a disturbare l’occhio, ma pure vi sono foto di Jane Birkin o uno spezzone di film dove brilla una giovane Brigitte Bardot.

A Palazzo Magnani non troverà il visitatore molte foto, quanto stimoli di riflessione. La rivoluzione sessuale, evoluzione ancora in atto, si pensi ai recenti diritti acquisiti dagli omosessuali, è un fenomeno complesso che ha coinvolto più settori della società, che ha dato vita a più mercati, che ha avuto più eroi, molti decaduti, altri ancora attuali. Vale la pena di spendere 15 euro (il prezzo del biglietto che, attenzione da diritto all’accesso non solo a questa mostra, ma anche alle altre sparse nella città, e di cui racconterò di alcune in successivi articoli) e di andare a Reggio? Ad opinione dello scrivente sì, anche perché la mia generazione è figlia di tutto ciò! Il coacervo di stimoli percepiti a palazzo Magnani sicuramente risulterà dispersivo per taluni e tra essi non escludo vi sarà chi uscirà dalla mostra con l’amaro in bocca perché un aspetto specifico che lo interessava non lo vedrà trattato nel modo auspicato, ma in molti sapranno trovare importanti chiavi interpretative dell’attualità che li riguarda.

Mirco Venzo, Reggio Emilia 25/04/2018 #qzone
Nella foto Jane Mallory Birkin scatto fotografato dal PC ma che alla mostra è in versione originale.

 

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