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20170526 VM AnschlussIntroduzione
E’ il riassunto di un video (Rif 1) dove il protagonista è uno studioso, un economista, ottimo conoscitore di Karl Marx, il suo nome è Vladimiro Giacchè. La conferenza da cui il video si è tenuta a Pescara nel 2015 organizzata da A/simmetrie dove è il Prof. Alberto Bagnai a farla da padrone. Alcuni inviati di Qzone erano presenti, anche se non c’era chi vi scrive. Nel video si presenta e riassume il libro scritto dallo stesso Giacchè il cui titolo è Anschluss. L’annessione. L’unificazione della Germania e il futuro dell’Europa (Imprimatur, 2013; ed. ted. 2014, ed. franc. 2015).

Vedrò di spezzettare l’articolo più parti per agevolare il lettore abbattendo il muro di 6000 caratteri che impaurirebbero soprattutto la Maria di Voghera cui sempre io mi rivolgo. L’esposizione del Prof. Vladimiro è molto asettica, priva quasi di emozioni, di commenti personali. Il mio riassunto, al contrario, avrà molti incisi personali, sempre indirizzati alla signora Maria. Come sempre l’invito per chi si interessa di economia è andare alla fonte che troverete al rif 1. evitando la possibile distorsione dei concetti fatta dal sottoscritto.

Questa storia che vi vado a raccontare inizierà domani, ma è un domani di venticinque anni fa, ed esattamente quando andrà a cadere il muro di Berlino...” Il muro è abbattuto, precisa l’oratore, senza alcun spargimento di sangue e sparisce con il muro uno dei simboli più grotteschi della guerra fredda. Due sono le immagini che la Storia ricorda, la prima vede la folla che attraversa i confini, festosa, felice; l’altra immagine è quella dei tedeschi dell’est che fanno la coda alla Deutsche Bundesbank  per scambiare i marchi dell’est in marchi della Germania ovest.

Il cambio di conversione fu di uno a uno e parve a tutti (e pare ancora) un cambio generoso che gli europei concessero ai comunisti. Questo cambio “generoso” era la contropartita ad una concessione che fu negoziata, l’adozione da parte dell’ex DDR dell’economia di mercato. Fu gioia per i consumatori DDR (li chiamo così per semplicità) che si ritrovarono pieni di marchi tedeschi, avevano la più forte moneta al mondo in tasca, e potevano quindi accedere a qualsiasi bene presente nel mercato. Non solo, ora non c’era più il muro ad impedire loro di accedere a quel mercato tanto agognato; grazie a quest’annessione anche gli ex comunisti possono essere attori e non più semplici spettatori di quel teatro, chiamato mercato, di cui potevano solo assistere le meraviglie sbirciando dalle fessure del muro o attraverso il filo spinato.

Tuttavia se molti si soffermano su quest’aspetto della medaglia, ve n’è un altro da rilevare, quei “nuovi” consumatori del mercato tedesco erano nel loro vecchio Stato anche dei produttori. Certo, distinguere il settore produttivo dai servizi non è agevole essendo tutto in mano allo Stato in quella concezione economica, tuttavia anche la ex DDR aveva delle produzioni, aveva delle aziende, che producevano di tutto, dalle zollette di zucchero, quelle poste nella foto del articolo alle auto, quali le Trabant.E che cosa accadde durante la notte che va dal 30 Giugno al 1 Luglio del 1990? Accade che tutte queste aziende si troveranno ad essere inserite nel mercato tedesco, unificato, dove la moneta corrente è il Marco ed il prezzo delle loro produzioni è rivalutato del 350%.

Detto in altre parole, i prezzi di ogni singolo manufatto realizzato nella ex Repubblica Democratica era più che triplicato, ponendo ogni produzione fuori mercato a vantaggio dei prodotti realizzati dai fratelli dell’ovest. Se era stato dato al consumatore DDR la più forte moneta al mondo, fantastica per acquistare qualsiasi cosa, la stessa moneta era stata imposta a tutta un’economia che aveva poco tempo prima un rapporto di cambio con la sorella dell’Ovest di 1 marco contro 4,44 monete democratiche.

Capisce il lettore che già senza questo cambio sarebbe stato estremamente complicata la competizione tra la Trabant e la Volkswagen che si trovavano punto in bianco a competere sullo stesso tavolo da gioco,  ma con questa manovra monetaria la partita divenne impossibile, come spiegato anni dopo da Otto Pohl, presidente della Bundesbank di fronte ad una commissione d’inchiesta: “In questo modo l’economia della RDT fu sottoposta ad una cura da cavallo che nessuna economia sarebbe stata in grado di sostenere”. In quella notte, grazie alla sola manovra monetaria, le aziende della  DDR perdono tre mercati, i tre tavoli dove andavano a vendere le loro merci.

  1. il mercato della “sorella” tedesca (un 30% del loro export era indirizzato alla Germania ovest)
  2. persero il mercato dei paesi comunisti che si videro anch’essi penalizzati nei propri acquisti da questa rivalutazione subita dai prezzi dei loro fornitori
  3. persero tutto, o quasi, il mercato interno perché non essendoci più un cambio, i tedeschi est potevano acquistare i prodotti dell’ovest senza venir penalizzati dalla valuta.

La copertina del libro Anschluss vede una scatola di zollette di zucchero prodotti dalla DDR quotati 0,85 centesimi di moneta locale, rinominati in marchi ovest allo stesso prezzo, lucrando quindi ulteriormente. Conseguenza: si verifica una immediata pandemia di fallimenti. La versione che girò anche a casa nostra è “Vedi? L’economia comunista è decotta e sostenuta da gente che non sa lavorare, incapace, svogliata e fannullona”! e via con racconti di questo tipo. Per inciso queste non sono le parole di Giacchè, ma di mio zio che lavorava vicino Colonia e così mi narrò il fenomeno, ignorando al pari di molti (me compreso prima che m’interessassi di questi temi) i fenomeni della rivalutazione monetaria che dovettero sopportare tutti gli imprenditori orientali.

Fateci caso che sono le stesse descrizioni che vengono riservate ai greci, (fannulloni, corrotti, incapaci) e a noi italiani, dai tedeschi e da chi sposa la loro visione del mondo. L’adozione dell’Euro che ha devastato ad oggi circa un quarto dell’industria italiana, è avvenuta da noi con una rivalutazione stimata attorno al 20% (circa, questo è il differenziale che gli esperti più o meno attribuivano con lievi disaccordi alle due economie al momento della parificazione della moneta). Va in oltre ricordato che il “Made in Italy” aveva molta più forza, era molto più attraente del “Made in DDR” (o come si chiamava), e se noi oggi piangiamo calde lacrime per l’adozione della moneta unica è interessante proseguire il racconto di Giacchè per sapere che cosa accadde, allora, dentro le due Germanie unificate, per capire che cosa significa dotare aree diverse di una stessa moneta.

Mirco Venzo, Treviso 05/05/2017 #qzone

Rif 1 https://www.youtube.com/watch?v=...

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