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20170606 VM BerlinoTrasferimenti Ovest/Est.

Per dare un sostegno ai depressi territori depauperati dall’annessione ci sono, è vero i trasferimenti, questi servono per acquistare prodotti generati all’ovest o per realizzare infrastrutture, molto buone anch’esse, prodotte quasi sempre da ditte dell’ovest. Il tema dei trasferimenti verrà ripreso verso la fine della trattazione, quando si parlerà di Europa, prego quindi il lettore di memorizzare questi dati. Tornando agli inizi degli anni 90 in Germania, questi trasferimenti aiutano a spiegare la crescita stimata in 300 miliardi di marchi nei primi due anni della riunificazione tedesca, riscontrata dalle aziende tedesche/occidentali.

Inutile rilevare che l’acquisizione dall’oggi al domani di un mercato di sedici milioni di persone aventi gusti affini, stessa lingua e stessa normativa (questo della normativa non è un argomento secondario se si vuole conquistare un mercato, come insegnano i trattati quali il CETA e il TTIP Rif 1 e 2), ha favorito gli imprenditori tedeschi. Tra i beneficiari del fatto ci furono sicuramente le Banche tedesche (quelle non privatizzate, la Germania le banche le ha tenute pubbliche, a quanto dice Giacchè) che si videro inondate di liquidità: quando le cose vanno bene si creano gli utili e gli utili finiscono o reinvestiti o in banca..

Giacchè non lo dice, ma intuisco che la liquidità acquisita dalle banche tedesche in tal modo è una delle ragioni per cui soprattutto queste investirono e in sub prime (quelli generati dagli USA che poi han affossato l’economia europea) e nel sud Europa, Grecia in primis. Sono questi i famosi investimenti rischiosi che oggi costringono la Grecia al collasso per ripagare il debito agli istituti teutonici. I risvolti dell’annessione non finiscono qui. Le aziende dell’ovest han potuto attraverso l’annessione della DDR sostituirsi alla stessa nelle relazioni con le altre realtà ex comuniste, strategiche per creare rapporti di sub fornitura a costi contenuti (posto che già i disoccupati dell’est non han certo incentivato la crescita dei salari come confermato dalla riforma Hartz). (rif 3)

Anche in questa chiave si deve leggere la perdita di competitività delle aziende italiane all’interno del mercato unico, mercato unico che nasce proprio a conseguenza diretta di quest’annessione, come spiega Jaques Attali, consigliere di Mitterrand: il giorno successivo a quest’annessione sorge in Francia la spinta decisiva per limitare la Germania. L’idea è togliere il marco ai tedeschi, attraverso una moneta gestita collettivamente, l’Euro. Quanto abbia funzionato quest’idea lo lascio stabilire al lettore. (rif 4)

Inizia così il percorso finale per realizzare la moneta unica che si farà anche se il Governatore della banca tedesca, protagonista di quanto sopra descritto Otto Pohl, presentandosi al Parlamento Europeo dirà più o meno: “Non dotate le differenti aree con una stessa moneta. Noi tedeschi l’abbiamo fatto ed è stato un disastro”. Pochi giorni dopo quest’affermazione si dimetterà da capo della Bundesbank (ironicamente sottolinea Giacchè a riprova dell’indipendenza della Banca centrale tedesca dal suo Governo). Le conclusioni finali di Vladimiro Giacchè sono indirizzate all’Europa attuale. Inutile dire che si è ripercorso lo stesso sentiero della DDR, con alcune differenze. La prima, il valore delle valute che si sono ancorate l'un l'altra non aveva in origine un divario ampio come i due marchi.

La seconda grande differenza è che, per fortuna a parere del relatore, l’annessione politica compiutasi in Germania, in Europa ancora non s’è realizzata. Questo lascia aperta una via d’uscita a questa trappola. Come la guida politica tedesca abbia gestito i propri connazionali lascia intendere come gestirebbe (e come ha già gestito, perchè sono tre lustri che siamo nel mondo "Euro") chi ha altri usi e altre lingue. In bella sostanza nelle righe sopra riportate vi è la replica motivata a chi perora il “più Europa”! Dall’annessione al momento della realizzazione del video, (si sta parlando di più di vent’anni) il flusso di popolazione è stato solo unidirezionale, dall’est verso l’ovest, il che significa che chi sta male non c’è verso riesca a sta meglio, quando si ritrova con una moneta sbagliata.

Attenzione che questa cosa è confermata anche dal nostro Paese, il Meridione d’Italia non s’è mai risollevato, pur con tutti gli aiuti tanto criticati a nord, elargiti dalla Cassa del mezzogiorno e affini. Il caso italiano, che conosciamo, parla di una parificazione economiche che non s’è concretizzata neppure dopo 150 anni, pur con molti politici di prestigio del Sud inseriti in posizione di potere. Basti pensare agli ultimi presidenti della Repubblica. La chiosa finale di Giacchè è la seguente, non è vero che la moneta “E’ solo la moneta…”, come si sente dire in giro. La moneta cambia irreversibilmente la situazione economica e sociale di un paese, come l’annessione della DDR sta a dimostrare. E’ quindi uno strumento dalla forza straordinaria in mano a chi la gestisce. Non è solo uno strumento economico ma anche un efficacissima arma politica.

Mirco Venzo, Treviso 05/05/2017 #qzone

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