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20170923 VM Malthus1Possiamo ritenere certo che la popolazione, se non viene ostacolata in alcun modo nel suo sviluppo, si raddoppia ogni 25 anni, e cresce, di periodo in periodo, secondo una progressione geometrica” […] Siamo in grado di affermare […] che i mezzi di sussistenza, anche nelle circostanze più favorevoli alla loro produzione, non possano mai aumentare più rapidamente che secondo una progressione aritmetica”. Sono le parole con cui lo stesso Thomas Robert Malthus (1766 – 1834) spiega il problema della crescita demografica in relazione alla crescita dei mezzi di sussistenza (grano, ad esempio) tratte dal suo Un saggio sul principio di popolazione e sulla sua influenza sui futuri miglioramenti della società, con alcune osservazioni sulle riflessioni dei signori Godwin, Condorcet e di altri scrittori.

Questo saggio che fu pubblicato anonimo e cui ne seguirono altri (le edizioni totali scritte per mano dell’autore furono sei), ebbe subito una buona presa negli ambienti intellettuali dell’epoca ed è il contributo che questo pensatore volle dare ad una vivace discussione che si sviluppava in quei luoghi e in quei tempi. Torniamo al fulcro del concetto, prima di approfondire la cornice che favorì tali riflessioni. Malthus sosteneva, prendendo come spunto i dati che stavano arrivando dall’America, da poco scoperta e in via di sviluppo, che ogni 25 anni la popolazione raddoppia. Poteva raddoppiare la produzione di grano (o altri prodotti alimentari, nello stesso tempo)? No, è la risposta del pensatore. Certo, si possono mettere a coltivazione terre che al momento non sono sfruttate. Certo, si possono impiegare più lavoratori a coltivare i campi, ma questo non cambierà la sostanza, la crescita demografica è sempre superiore a quella della produzione del grano (o altri alimenti), e quindi, prima o poi, i nodi arriveranno al pettine, ed allora? A differenza di Godwin che riteneva praticamente illimitate le terre che si potevano sfruttare, Malthus immaginava che un limite avrebbe ricondotto il problema nei termini che lui aveva accennato e da qui si sarebbe generato un circuito perverso, chiamato in seguito "trappola malthusiana".

La trappola malthusiana
La popolazione umana cresce con tassi geometrici, mentre le produzioni agricole crescono con tassi aritmetici. Sarà inevitabile, ferme restando queste premesse, che ad un certo punto la massa di popolazione si troverà a contendersi il cibo diventato scarso, favorendo la creazione dei conflitti bellici (ci saranno delle guerre per contendersi i territori fertili divenuti sempre più preziosi o il grano prodotto da quelle terre), in alternativa si creerà la situazione favorevole per epidemie e malattie. Ambedue le eventualità (che possono anche agire in combinata) porteranno ad una riduzione della popolazione umana. A questo punto però, una volta ridimensionata la popolazione obbligata dentro quel certo territorio, l'uomo che non sa frenare i suoi istinti bestiali farà come i topi, tornerà a figliare ritornando a raddoppiare la popolazione ogni 25 anni sino a ricadere nel problema sopra citato. Malthus ritiene questo un circolo vizioso da cui è molto difficile uscire, una trappola, appunto: la trappola che prenderà il suo nome.

Come eludere questo gioco perverso evitando l’aspetto macabro, ovvero le morti causate da guerre ed epidemie? Recuperando i valori della tradizione ovvero quelli religiosi, e non ripudiandoli. Qui si inizia a comprendere perché il pastore anglicano, qual era Thomas Robert, prenda posizione nei dibattiti del tempo. Le idee illuministe e la spinta al liberismo proposta anche da Adam Smith (ma non solo da lui) stavano scalzando sia l’importanza della religione sia la classe sociale di cui Malthus era espressione, l’aristocrazia. Malthus nella sua impostazione si rifaceva a delle leggi naturali (accettando l’impostazione razionale tipica dell’illuminismo) e rivendicava con dei numeri a sostegno, le sue le sue tesi. Sono i dati che arrivano dalle Americhe a suggerirgli questa deduzione, e l’evidenza storica antecedente a lui (guerre e pestilenze).

Vi è un piglio scientifico nel suo approccio, ed è quello che dà struttura alle sue previsioni e che rese interessante il suo saggio anche agli occhi dei contemporanei. Ma vi è dell’altro, il recupero della tradizione che passa attraverso la soluzione al problema da lui evidenziato. Come uscire dal circolo vizioso da lui descritto? Ascoltando i precetti religiosi, quei precetti che molti pensatori stavano mettendo in un angolo. Se è vero che non si deve copulare al di fuori del vincolo matrimoniale, basta che le coppie decidano di posticipare le nozze per avere una diminuzione delle nascite. È questa un’ipotesi percorribile? Certo, almeno in via teorica, l’aristocrazia, la classe che pure veniva messa sul banco degli imputati da molti opinionisti, da sempre mantiene la prole sotto controllo numerico, per impedire che le suddivisioni terriere frammentino i capitali e mandino sul lastrico la casata.

Anche qui emerge in Malthus la voglia di salvaguardare la classe sociale che illuministi e liberisti volevamo mettere nella graticola: l’aristocrazia, "classe di fannulloni che vivevano a sbafo sul lavoro degli altri". In bella sostanza Thomas Robert con il suo saggio andava contro le opinioni che stavano "montando" nell'Inghilterra dell'epoca, opinioni innovative, cui lui replicava ridando peso (attraverso questi ragionamenti) alla classe (nobiltà) e alla tradizione (religiosa) che erano sotto attacco dalle feroci idee "razionali".  Malthus con il suo ragionamento ribalta il problema ponendo l’aristocrazia come esempio per le classi sociali meno abbienti, ma si pone il problema: sono in grado costoro di contenere i propri istinti bestiali per sfuggire alla sua trappola? Il pastore era pessimista a riguardo.

Mirco Venzo, Treviso 15/09/2017 #qzone

Le informazioni sopra riportate fanno riferimento agli appunti di Storia del pensiero economico presi durante le lezioni di Umberto Meoli, autore del libro Lineamenti di Storia delle idee economiche (UTET) e dal primo volume di Heris Denis, Storia del pensiero economico versione italiana de Il Saggiatore 1968.


rif. 1 https://it.wikipedia.org/wiki/Thomas_R...

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