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20170923 VM Malthus2La rivoluzione industriale - Alle lezioni di Storia Economica di Venezia si individua la Rivoluzione industriale come quel processo che rompe la trappola malthusiana. Invito il lettore a leggere il primo articolo che ho scritto a riguardo (rif.1).  Il paradosso è che proprio mentre Thomas Robert veniva al mondo (1766) nelle terre che avrebbe calpestato, ovvero le terre inglesi, si stava verificando una contemporanea crescita di popolazione accompagnata da un aumento pro capite del reddito. Reddito che non sempre era correttamente distribuito tra gli abitanti di quel territorio, ma questo è un tema che verrà trattato da altri pensatori, uno tra tutti Karl Marx.

Cosa non aveva considerato il nostro Thomas Robert? Che il progresso tecnologico avrebbe permesso di sganciare forza lavoro dalla terra, mantenendo immutate le quantità di grano prodotte o addirittura implementandole, permettendo ai lavoratori rimasti senza lavoro di esser utilizzati nelle produzioni manifatturiere, anch’esse migliorate dalle prime macchine. Per spiegare il processo che stava verificandosi in Inghilterra in quegli anni mi rifaccio ai dati attuali. Oggi in agricoltura nei paesi progrediti viene occupato dall'1% al 3% della popolazione, e questa esigua percentuale è sufficiente per produrre le derrate che permettono a tutta la comunità di una nazione di sopravvivere. E che cosa fanno gli altri lavoratori? Producono case, scarpe, camicie, strade, ospedali e diventano infermieri e dottori… Questo, negli anni antecedenti Malthus, non era vero.

Quando circa una metà della popolazione era impiegata in agricoltura, quando la restante forza lavoro era impiegata in processi artigianali, (non v’era né un approccio industriale alla produzione dei beni, né una tecnologia, vedi macchine, a supporto dei processi produttivi che erano, appunto numericamente modesti) è chiaro che la crescita umana avrebbe matematicamente portato ad un maggiore numero di poveri.

In tutto il Medioevo, quando gli umani crescevano troppo, venivano poi favorite o le guerre, o le epidemie, ma in Inghilterra, proprio verso la fine del XIX secolo questo gioco si rompe, è la rivoluzione industriale, è il progresso. Dobbiamo noi oggi considerare le idee di Malthus sbagliate, alla luce delle evidenze storiche, o dobbiamo rivalutarle? Il comprensibile ottimismo che avevano Godwin e Condorcet circa la possibilità illimitata di espandersi degli umani, derivava dalla disponibilità di sterminate praterie americane da colonizzare, per non parlare di tutto il continente australiano. Ottimismo che aveva senso in quel tempo, ma non al giorno d'oggi. Aveva ragione, a mio avviso, il pastore anglicano nell'individuare un limite.

Se stiamo distruggendo migliaia di ettari di foresta vergine ogni giorno, questo avviene, a ben guardare, dal bisogno di soddisfare le necessità di una massa di popolazione umana in costante aumento. Non solo, oltre ad un consumo di territorio oggi abbiamo un consumo di risorse fossili (carbone e petrolio) che si stanno esaurendo e stanno creando pressioni politiche e sociali. Molti conflitti, come aveva predetto Malthus, sono motivati dalla necessità di acquisire queste risorse, anche se lui pensava alla terra e non agli idrocarburi. Io mi schiero quindi tra coloro che difendono il pensatore aristocratico, anche se devo rilevare che la crescita umana è progredita imperterrita, come pure la creazione esponenziale di ricchezza.

È questa la critica che viene mossa lui dai suoi denigratori: la sua trappola s’è inceppata, denotano le evidenze storiche. Mi fermerei qui per proseguire con le considerazioni in un terzo conclusivo articolo ispirato a questo pensatore. Mirco Venzo, Treviso 15/09/2017 #qzone . Le informazioni sopra riportate fanno riferimento agli appunti di Storia del pensiero economico presi durante le lezioni di Umberto Meoli, autore del libro “Lineamenti di Storia delle idee economiche” (UTET) e dal primo volume di Heris Denis "Storia del pensiero economico" versione italiana de Il Saggiatore 1968.

Venzo Mirco

(seconda parte)
rif. 1 http://www.qzone.it/index.php/q-economy/345-t....

 

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