Il presente articolo potrebbe irretire la sensibilità del lettore. Proseguire solo se interessati. Per arricchirsi il sovrano Leopoldo II Re del Belgio e padrone del Libero Stato del Congo (Nell' articolo precedente, rif. 1, vi sono gli antefatti), deve solo raccogliere la maggior quantità possibile di caucciù, al costo più basso, e venderla ai mercati europei e americani. I primi testimoni delle tecniche utilizzate dal sovrano per massimizzare il profitto personale furono i missionari che prima sommessamente e privatamente si scrivevano tra di loro, per poi successivamente comunicare ai loro superiori quanto vedevano, e in seguito informando la stampa inglese.Gli indigeni dovevano consegnare delle quantità prestabilite di caucciù, quantità che nel tempo andarono ad aumentare. Manco a dirlo, la raccolta doveva essere effettuata senza retribuzione. Tutto il Libero Stato del Congo era di fatto diventato un campo di lavori forzati.
Chiaro che bisognava convincere in qualche modo gli abitanti dei villaggi ad espletare questo compito, e la strategia utilizzata fu la violenza. A seconda delle aree diversamente controllate dai vari funzionari della Force Publique si bruciavano i raccolti, s’incendiavano i villaggi di chi si ribellava, e si faceva ampio uso della chicotte, una frusta ottenuta dalla pelle essiccata di ippopotamo brandita sulle carni del malcapitato sino a ridurgli la pelle a brandelli, in taluni casi.
Era il terrore: un missionario, riferisce il documentario di History Channel (rif. 2, è la mia fonte principale), descrive il piacere che provocava agli aguzzini versare della resina bollente sulla testa del "reo". Ma reo è una parola impropria: quale torto aveva commesso l’indigeno che voleva rifiutarsi di effettuare una mansione peraltro manco retribuita?
La Force Publique era per circa duemila unità formata da bianchi, spesso dei reietti che in patria venivano considerati dei malfattori, dislocati strategicamente nel territorio da controllare, ed alle loro dipendenze v’erano dei mercenari locali, prelevati da tribù differenti da quelle in cui dovevano espletare il loro servizio. La vecchia strategia del “divide et impera”. Non mancavano tra gli arruolati individui provenienti da tribù che praticavano il cannibalismo (rif. 3).
Il rif. 4 raccolto in rete parla di 250 etnie presenti nel Libero Stato del Congo, molte si estingueranno a causa del governo europeo e, sostiene un’ulteriore fonte (rif. 5), spesso si prelevavano dei ragazzi giovani dai villaggi che venivano addestrati in regime militare. Una volta pronti questi ragazzi venivano inviati nei villaggi a far rispettare le quote di produzione ai loro connazionali, termine improprio giacché questi adolescenti non avevano né il concetto di nazione, né una morale trasmessa dalla famiglia essendo, se fosse vera l’informazione, strappati dagli affetti famigliari quand’erano bimbi.
Ecco com’è descritta tutta la faccenda alla commissione d’inchiesta che andò a realizzarsi nel 1906 (rif. 3): «Nella maggioranza dei casi, l’indigeno deve compiere ogni due settimane un viaggio di un giorno o anche più per raggiungere nella foresta un luogo con una quantità sufficiente di alberi della gomma. Qui conduce una misera esistenza. Deve costruirsi un riparo temporaneo che non può sostituire la sua capanna; non ha il suo cibo abituale, è esposto alle intemperie del clima tropicale e agli attacchi di bestie feroci. Deve poi portare il prodotto raccolto all’agenzia dell’amministrazione (o della compagnia); solo allora può tornare al suo villaggio, dove rimane appena due o tre giorni, prima che gli venga assegnato un nuovo compito. Di conseguenza la maggior parte del suo tempo è occupata nella raccolta del caucciù».
Gli indigeni che non rispettavano le quantità di caucciù assegnata potevano pagare con la vita la presunta mancanza, e veniva punito anche il “capitano”, l’indigeno prezzolato che doveva far rispettare le quote assegnate dai bianchi a chi doveva sottomettere. Per dare autorità a questi mercenari congolesi assieme alle armi si fornivano le munizioni. E però i malpagati controllori dei raccoglitori potevano far uso delle preziose pallottole per andare a caccia o per altro uso personale e così nacque l’idea che ad ogni pallottola consegnata, se utilizzata, doveva corrispondere la mano destra della persona ammazzata.
In Congo, ben presto, si va a creare un mercato di mani anche perché in taluni casi, una volta amputato l’arto, il poveruomo viene lasciato vivo, tanto la sua vita vale nulla e la pallottola vale di più. Riassumendo si crea un clima di terrore dove le amputazioni della mano diventano la norma, tanto che in ogni unità dell’esercito è prevista un’apposita unità specializzata nell’affumicamento delle mani per favorirne la conservazione sino a che questa non espleti la sua funzione probatoria di fronte all’ufficiale bianco. Si deve dimostrare che le munizioni sono state correttamente utilizzate. Ricordo al lettore che la mano mozzata testimoniava che la pallottola era stata utilizzata per eliminare il raccoglitore inefficiente, inutile. Ben presto l’uso della violenza e delle amputazioni dilaga, e il riferimento 6 sostiene che in alcune aree per dimostrare che l’uccisione riguardava un maschio in luogo della mano destra si consegnava il pene.
Raccogliere la gomma diventa sempre più difficile con il passar del tempo, anche perché le piante più prossime al villaggio erano state già prosciugate, bisogna quindi allontanarsi da esso, e nella giungla ogni metro costa fatica e tempo. Leon Fievré, uno degli ufficiali di fiducia di Leopoldo II si contraddistingue per efferatezza. Più di mille arti furono amputati nell’area equatoriale da lui governata, cifra che risulta poca cosa se comparata a quanto afferma il rif. 4 che parla di 40.000 pallottole (e altrettante mani) consegnate in un anno in uno solo dei distretti congolesi.
Se i malpagati caporali venivano percossi e rimproverati quando le quantità non venivano rispettate, gli ufficiali bianchi per contro ottenevano dei bonus sulle quantità di caucciù estratto e alla fine per Fievré, come per tutto il vertice di questa macchina produttiva, l’unica cosa che contava era la quantità di caucciù raccolto; i metodi utilizzati per raccoglierlo, e le vite umane sacrificate per quest’obiettivo erano irrilevanti. Inutile dire che le vite di questi uomini non erano ritenute degne di esser vissute, erano considerate al pari degli animali. In Europa in quegli anni le teorie che parlano delle razze e della superiorità dell’uomo bianco sono normale argomento di discussione.
Per aumentare il grado di persuasione le compagnie concessionarie s’ingegnano a prendere in ostaggio le donne degli uomini da inviare nella foresta a raccogliere il caucciù. Quando costoro rientrano è il momento della verità, se la quantità è quella assegnata, costoro potranno rivedere le loro amate, ma se la sostanza vegetale è insufficiente saranno queste ultime a pagar il prezzo per la poca produttività dei loro uomini.
“Un giorno hanno preso mia sorella, le hanno tagliato le mani e poi la testa, quindi i piedi” testimonianza presentata a Roger Casement (minuto 16’30 del rif. 2). Hanno preso i ribelli che avevano cercato di fuggire e li hanno messi in fila indiana, uno a ridosso dell’altro e poi con un unico colpo li han fatti fuori tutti. “È un peccato sprecare i proiettili per queste nullità!” è stata la frase con cui l’ufficiale ha spiegato la sua ingegnosa strategia. Jules Jaques, uomo di fiducia di Leopoldo II, relaziona: “Egregio Responsabile del Comando, gli abitanti di Inongo costituiscono decisamente un’orribile genia, sono venuti a tagliare le liane di caucciù a Ibali. Dovremo picchiarli finché non saranno totalmente sottomessi o estinti. Dica loro che se danneggeranno di nuovo le piante, verranno sterminati ad uno ad uno" (minuto 19 del video). La presente testimonianza rende bene che tipo di problemi dovevano gestire i gentiluomini belgi, quasi mai i congolesi erano accondiscendenti e bisognava con la forza e con il terrore piegarli al loro volere.
John Harris, missionario a Baringa, “… Imenega era legata ad un albero a forcella, la donna è stata tagliata in due con un macete, cominciando dalla spalla sinistra sino al petto, all’addome e al fianco. Questo era il modo in cui le guardie hanno punito il marito della donna… Ad un'altra ragazza, che voleva rimanere fedele al marito, è stato conficcato un palo in grembo, visto che questo non l’ha uccisa le hanno sparato” (minuto 21’ del video). “Ho scoperto che in alcuni villaggi le persone erano costrette a commettere incesto in pubblico per il puro divertimento dei soldati…”.
A Baringa, nel 1906 si stabilisce la commissione internazionale voluta da Leopoldo II per dimostrare la falsità delle accuse a lui rivolte ma, purtroppo per lui, il missionario John Harris ha raccolto un buon numero di testimoni pronti a parlare. Bonkoko testimonia "Il capo Iseakifasu si trovava nella sua capanna, era stato ucciso dalla guardia Isekitoki, avevano ucciso anche due delle sue mogli ed un bebè, che era stato tagliato in due. Una delle donne era stata sventrata e le avevano rimosso l’intestino. Avevano appeso l’intestino di un bambino attorno alle capanne e conficcato parti del suo corpo a dei bastoni. Al comando di Baringa le guardie sono state rimproverate per non aver ucciso abbastanza persone e per non aver fatto abbastanza prigionieri”.
Per tre mesi la Commissione raccoglie prove e una testimonianza risalta tra tutte, un capo villaggio si presenta senza preavviso e inizia a deporre centodieci ramoscelli nel banco dei giudici. Ad ogni ramo pronuncia un nome, sono i suoi amici e conoscenti, gli appartenenti al suo villaggio che non ci sono più. Poche settimane dopo quest’uomo verrà torturato a morte per aver fornito quella testimonianza. Questo è il concetto di giustizia di quei rappresentanti dell’uomo bianco, la razza che si autodefinisce “superiore”.
In Europa la stella di Leopoldo II è in chiaro declino e si parla di annettere il Congo al Belgio sottraendolo al suo privato controllo. Già ai tempi della commissione d’inchiesta il sovrano comprende che la sua aura è decisamente sbiadita e lui fiutando la mal parata dà ordine che tutte le prove vengano eliminate. Senza prove per gli storici sarà un problema dimostrare la colpevolezza del re, per contro i suoi difensori potevano sempre presentare come chiacchiere vane le parole d’accusa. Nel 1908 il Congo diventa una colonia del Belgio e viene donata al re (e alla sua famiglia) come segno di gratitudine la somma di 50 milioni di franchi.
Leopoldo II, morto l’anno seguente, voleva un funerale privato. Non verrà ascoltato e la folla accoglierà a fischi il suo feretro. Dopo la sua dipartita verranno innalzate statue in suo onore, presentandolo come un grande civilizzatore. Ecco come riassume la cosa lo storico di origine africane che ha collaborato per la realizzazione del documentario di History Channel: “Il Congo coloniale economicamente prospero e i congolesi felici e grati ai belgi, fanno parte di una leggenda inventata di sana pianta”.
Mirco Venzo, Treviso, 06/11/2017 #qzone
Foto recuperata nella rete
RIf. 1 http://qzone.it/index.php/q-economy/368-leopold...
Rif. 2 https://www.youtube.com/watch?v=VgRxPQ11xec
Rif. 3 http://www.didadada.it/file/congo.pdf
Rif. 4 http://www.italian-samizdat.com/2014/02/il-belgio...
RIf. 5 https://treca.files.wordpress.com/2015/01/nel-cuo...
Rif. 6 http://www.italian-samizdat.com/2014/02/il-belgio...