Hanno preso il via nel 2014 le celebrazioni per il Centenario della prima guerra mondiale (1914-1918). Quattro anni di celebrazioni, iniziative e rimembranze che includeranno, tra l’altro, la valorizzazione ed il recupero di siti - spesso dimenticati o trascurati - che videro la resistenza italiana alle forze nemiche E’ previsto altresì il restauro e la valorizzazione di Sacrari da alcun tempo poco manutentati, di cui il Veneto è zeppo, considerando che gran parte delle battaglie si svolsero sulla linea del Piave, includendoli nei circuiti museali o turistici ed incrementandone la conoscenza.
Il tutto si inserisce in un progetto più ampio a livello europeo. Un progetto al quale l’Italia vuole concretamente partecipare (entrò in guerra nel 1915 contro l’Impero Austro Ungarico e nel 1916 contro la Germania) anche per l’alto contributo pagato in termini di vite umane: nel conflitto fu spazzata via un’intera generazione e si dovette ricorrere in estrema ratio ai tristemente famosi “ragazzi del 1899”, chiamati alle armi neppure diciottenni, senza alcun addestramento, che permisero all’Italia la riscossa ad un anno dalla disfatta di Caporetto.
Per chi è interessato rimando al sito internet della Presidenza del Consiglio dei Ministri, istituito appositamente per le Celebrazioni : http://www.centenario1914-1918.it
Per quanto mi riguarda, sono orgogliosa di appartenere ad una famiglia che ha dato tanto all’Italia nelle due guerre mondiali: un nonno granatiere e Cavaliere di Vittorio Veneto, l’altro nonno “ragazzo del ‘99”, uno zio partigiano, un disperso in Russia sul Don, un deportato in Germania in campo di concentramento, uno zio alpino scampato al naufragio del Galilea nel ‘42, una nonna che ebbe i tedeschi in casa per un anno e un papà alpino della Julia.
Ho respirato Guerre Mondiali fin da quand’ero in fasce e sono cresciuta a pane e racconti sulla guerra. I miei cari, oggi che non ci sono più, mi mancano tremendamente ma ancora più mi mancano le loro storie di vita e di guerra. Per questo le voglio tramandare, insieme al giusto senso della Patria che loro stessi mi hanno insegnato e che dobbiamo trasmettere, a nostra volta, alle nuove generazioni.
La libertà di cui oggi possiamo beneficiare, anche se può sembrare gratuita e scontata, non lo è affatto ed è costata immensamente cara alle generazioni passate, cui dobbiamo essere tutti grati: senza di loro, oggi, chissà dove saremmo. Quando passate davanti ad un Monumento ai Caduti (ogni paese ne ha uno) fermatevi un attimo, leggete i nomi e mandate loro un grazie con il pensiero. Se passate davanti ad un Sacrario fermatevi, entrate: l’immensa distesa di nomi incisi sugli ossari vi muoverà qualcosa nel cuore, i cimeli della guerra non vi lasceranno indifferenti e vi parleranno della dura vita sul fronte, dell’immensa paura nel cuore, della precarietà della vita dell’uomo in guerra.
Vi lascio con lo slogan del Centenario : si vive solo due volte, la seconda nella memoria.
Monica Zuccato