Mi ha sempre affascinata l'essere, in tutte le sue forme: l'essere umano, l'animale, la pianta. Forse perchè sono nata e cresciuta in campagna, un ambiente in cui si è più vicini che mai alla natura ed alle sue manifestazioni. I mutamenti delle stagioni, lo scorrere delle acque di un fiume, gli animali che vivono esistenze parallele alla nostra ma tanto più semplici ed istintive ... tutto ciò ha sempre prodotto su di me un fascino irresistibile, la voglia di scoprire, di conoscere, di andare oltre ciò che è evidente per cogliere la magica essenza di ciascuno, sia esso uomo, animale o pianta.
Avete mai provato ad abbracciare un albero? Tanto prima che divenisse di moda questa pratica, definita "silvoterapia", una specie di comunicazione con il regno vegetale che "fa bene alla salute", io lo facevo già tanti anni fa da bambina e senza che nessuno me lo suggerisse. Soprattutto nelle prime giornate di primavera, quando la natura si risveglia, mi piaceva stringere le mie piccole braccia attorno al tronco degli alberi in un immenso abbraccio che mi permetteva di "sentire" l'energia vitale della pianta. Appoggiavo la testolina al tronco e lo abbracciavo con tutte le mie forze ... e così, ferma in ascolto, mi pareva di sentire il fluire della linfa attraverso le fibre del legno, dal basso verso i rami, mi sembrava quasi di udire la voce misteriosa del regno vegetale. Un dialogo muto e profondo che non si è mai interrotto, neppure ora che sono grande e donna.
Allo stesso modo possiamo percepire la quintessenza dell'essere umano se chi ci vive accanto ogni giorno o chi entra nella nostra vita occasionalmente, anche solo per qualche ora, ci interessa veramente. E' un'impresa difficile: nella società attuale siamo tutti così abituati ad indossare una maschera, a recitare dei ruoli a seconda delle circostanze, che non sempre riusciamo a farci percepire dall'altro nel profondo e non è detto, comunque, che all'altro interessi sapere qualcosa di noi che vada oltre la facciata abituale. E' molto più facile con le persone anziane. In età avanzata non c'è più bisogno di recitare delle parti, si è fuori dal mondo del lavoro e da molti altri "mondi" e si sperimenta una fase della vita che si avvicina, ogni giorno di più, alla vera essenza dell'esistenza terrena: il segreto mai svelato che ci accompagna lungo tutta un'esistenza, sul quale spesso ci interroghiamo noi stessi ma prima di noi si sono interrogati filosofi, scrittori, commediografi, poeti. Da dove veniamo e dove andiamo? Non ci è dato saperlo.
Ma credo che la risposta stia nella vera essenza di ognuno di noi, nelle mille sfumature di una personalità, nella vera natura dell'essere spogliato delle convenienze, delle maschere, dei condizionamenti abituali. E poterla cogliere credo sia una fortunata coincidenza che può avvicinarci a una persona ed arricchirci della sua esperienza di vita, dei suoi sentimenti, delle sue convinzioni tanto che possiamo accomiatarci dicendo a noi stessi: "ho conosciuto una persona speciale!"
Mi è capitata, giorni fa, una strana avventura iniziata per caso. Un'amica che non vedo spesso mi telefona e mi informa che sta arrivando a Treviso. Mi chiede di vederci per un caffè, un'aperitivo: il tempo che ha a disposizione però non è molto, dobbiamo concentrare gli sforzi reciproci. Sono molto contenta di rivederla e accetto volentieri, raggiungendola in centro città. Mi chiama e mi dice che si trova a pochi passi da me. La oriento al telefono, la raggiungo in breve e scopro che insieme a lei c'è un vecchio signore che mi presenta subito come père Louis, anziano parroco amico di famiglia.
La mia amica è francese, da molti anni in Italia, e il padre si trova ora a riposo in un istituto per religiosi vicino a Bassano, dopo aver trascorso la sua esistenza in Francia ed avere colà svolto il suo ministero fino all'età della pensione. Mi affascina subito: e' venuto per visitare la città, di sua iniziativa e per pura curiosità, prendendo il treno e pregando la mia amica di accompagnarlo in una breve visita. E' armato di telefonino e macchina fotografica, con la quale scatta foto degli angoli più suggestivi con la curiosità e la meraviglia di un bambino. Parla mezzo francese e mezzo italiano e mi racconta che la sua famiglia è originaria di un paesino in provincia di Piacenza, sull'appennino tosco-emiliano, e alla mia domanda (indiscreta) sulla sua età, mi dice che ha 84 anni, che ne compirà 85 a dicembre e che non ha in programma di andare oltre i 100. Ci fa sorridere.
Vaghiamo per vicoli e calli conversando piacevolmente e scattando foto e mi sorprende come lui, pur lento e claudicante a causa della non più giovane età, cammini spedito tenendoci dietro senza mai lamentarsi o chiedere una sosta per riposare o sedersi. Ascolta interessato le mie informazioni turistiche e mi fa domande, su questo vicolo o quella piazza. Abituata a certi anziani lagnosi e stizzosi, mai umili e sempre pretenziosi, che spesso si permettono sgarberie e maleducazioni giustificandole con l'età avanzata, mi sembra che questo vecchietto provenga da un'altra dimensione. La verità è che l'età non dispensa dalla buona educazione e la sua gentilezza proviene dall'anima. Ci sediamo infine per un aperitivo e, mentre la mia amica conversa amabilmente con mio marito, ho finalmente l'occasione di scambiare due chiacchiere con il mio originale ospite. Ed è come se si aprisse un mondo.
Discorriamo del più e del meno e finiamo a parlare della guerra, un argomento che – come sapete – mi appassiona da sempre. Mentre mi parla osservo il suo volto di uomo anziano e deduco che sia nato attorno al 1933 o 1934. Ha due occhi buoni, un sorriso dolce e i denti molto rovinati e sovrapposti dei bambini che un tempo non venivano mai curati; allora non c'era l'apparecchio per i denti e non si andava dal dentista. Mi parla di suo padre e della guerra, del suo paese sull'Appennino: la sua naturalezza è tale che, improvvisamente, mi ritrovo proiettata indietro nel tempo e mi pare di discorrere con un giovanotto gentile e rispettoso, come certo doveva essere stato sessant'anni prima.
Le sue spalle sono curve, la sua mano rugosa e scheletrica, il suo abito modesto e senza pretese ... eppure io riesco ad andare oltre e a immaginarlo giovane e vigoroso, pieno di vita e di aspettative, di sogni e di illusioni, di voglia di vivere e di fare. E rifletto che non conta l'età, che non è perchè ci troviamo imprigionati in un corpo oramai invecchiato e stanco che smettiamo di sognare, di volere, di amare, che il nostro cuore è sempre lo stesso e, se gli diamo ascolto, non ci tradisce mai.
Il tempo vola e devo andare e mi accomiato da lui con dispiacere perchè so che probabilmente non lo rivedrò più e mi piacerebbe tanto poter restare e respirare ancora un po' della sua essenza, sentire altre storie della sua vita, rubare un po' della sua saggezza. Ma vado avanti e sono contenta. Ho conosciuto una persona speciale che mi ha lasciato un po' di sè che porterò nel cuore e nella vita: è questa la quintessenza dell'essere.
Monica Zuccato, 08 aprile 2017 #qzone