Potessi andarmene... ora
che il cuore tace, addormentato
e lo spirito, forse ubriaco
oscilla tra vita
e LA VITA.
Com'è perfetto
quest'attimo di nulla
ove il tempo pare fermo
ed io non soffro
umani sentimenti.
Quasi non respiro
per non turbare il gran Silenzio.
Non è terrena quest'immensa pace
non è neppue arcana.
E' solo il corpo che s'arresta
la mente che non ode.

Eppure non so stare
dove non si cammina
sul filo labile
sul ramo esposto
in orlo al baratro
guardinga, incerta.

Debbo tornare
e so che farà male.
Così mi volto
a mezzo, prima
e poi m'avvio.
Io non l'ho scelta questa vita
però ne sono conscia.

E voi?

Monica Zuccato, 1997

"Questa poesia del 1997 fa riferimento alla mia esperienza di "premorte" vissuta durante un periodo in cui stavo molto male ed ebbi un arresto cardiaco in ospedale. Ne ho anche parlato nel libro di cui si è occupato il nostro blog. In quella circostanza sono "andata" in un luogo incredibile in cui c'era un grande silenzio ed una pace perfetta. Ho cercato, quindi, di descrivere ciò che ho vissuto in questa poesia, parlando anche del momento in cui ho chiaramente "sentito" che dovevo tornare da quel luogo in cui mi ero sentita tanto bene allora e dove vissi un'esperienza di pace che non ho mai più riprovato. L'ultima strofa è una domanda ad un immaginario pubblico: nel momento del ritorno fui ben conscia della mia vita e della sua fragilità terrena. Chi può dire se molti di noi si rendono ben conto di ciò che essa significa, del dono prezioso che rappresenta, ma anche della sofferenza terribile che può celare nelle sue pieghe, una sofferenza cui siamo tutti destinati. Sta a noi viverla come un'esperienza da cui trarre insegnamento e forza per il futuro". Treviso, 23/11/2017