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20170504 VM AlpiniStamane sono andato dal barbiere. E’ cinese, in 20’ me li lava e me li taglia: costo 8 euro. Non è certo un taglio fantastico, ma per quel che mi serve, va più che bene, e poi c’è il prezzo. Mancava poco a mezzogiorno e la signora che si stava facendo sistemare i capelli (il locale è bisex, e spesso vi si trova qualche ucraina o moldava niente male, anche se nella fattispecie si tratta di una pensionata italiana) ha chiesto alla ragazza che l’attendeva, “Ora lei dovrà andare a mangiare”?  “Già fatto signora, quando vi è un po’ di spazio, lo dobbiamo sfruttare”!

Al che ho provato una certa tristezza, mi sono immaginato questa avvenente parrucchiera, ingozzarsi un pasto freddo, tutta trafelata, prima che arrivasse la prossima cliente. La sensazione, spero sbagliata, è per questa etnia le cose funzionino così; gli otto euro che pago scontano anche tutte queste cose.

Tra un discorso e l’altro sbuca fuori il tema degli alpini tra la carnosa parrucchiera e la sua anziana cliente. “… certo che non si può chiudere il centro per l’arrivo di quattro alpini. Mi pare esagerato!” La cinesina evidentemente sa nulla di queste adunate e mi son permesso di infilarmi nel discorso precisando : “Guardi che non si tratterà di quattro alpini, saranno un po’ di più…!”. Tradendo dal tono una forte seccatura, la ragazza mi ha replicato “Sì, ma questi alpini a me mica portano beneficio. Io devo lavorare e se mi bloccano il traffico come faccio?

Non ho voluto aggiungere nessuna precisazione. Che ne sa la cinese di cosa siano gli alpini? Che ne sa lei della storia di questi militari e del loro legame con il nostro territorio? Che ne sa costei della campagna di Russia, dove rimanevano congelati, dove morivano di fame e di freddo prima ancora di incontrare il nemico? Che ne sa dell’apprensione che tutte le famiglie del luogo dove lei ha il negozio, provavano per il marito e per i figli lontani? Ognuna di esse aveva un nonno o uno zio che aveva fatto o la seconda guerra mondiale, o la prima. Forse anche la signora cui stava sistemando i capelli, a giudicare dalla brillantezza del dialogo, poteva essere coetanea di questi nostri eroi.

Che ne sa la cinese di come costoro combattevano per difendere la Patria e la bandiera?  E come potevo io spiegarlo a lei? Mi son trovato a chiedermi, ma com’è che lei si trovava qui, nella mia città, a Treviso, avulsa dalla nostra Storia, dalla nostra cultura, che non può capire perché lei è cinese? E la risposta è emersa immediata, l’aveva confessato lei: per lavorare.

Spesso nel mio blog parlo del tema del lavoro e di questioni economiche, ma la conseguenza di quest’invasione di extra comunitari è anche la perdita dei nostri valori. Queste etnie sanno nulla di cosa significhi la nostra Storia, che, bella o brutta, è la nostra Storia, così come io so nulla della loro. I suoi figli quando il discorso cadrà sugli alpini diranno “Ah, qui signori vestiti da pagliacci che han fatto perder tanti soldi alla mamma…”! Questo saranno gli alpini per loro. E che altro potrebbero essere? Freddo, fame sofferenza, rispetto delle regole a qualsiasi costo, anche a prezzo della vita. Questo significa essere alpini e se c’è un’etnia che forse li ricorda, penso siano proprio i cinesi, per il poco che immagino. Ma loro tutto questo non possono saperlo. E chi glielo potrebbe dire? I loro nonni e i loro zii gli raccontavano altre storie, altri vissuti. Ed allora ho proseguito in silenzio il ragionamento tra me e me, mentre il ragazzo di poche parole, cinese e grassoccio anche lui, seguitava a scotennarmi, e mi son chiesto chi avesse agevolato l'arrivo di un'etnia tanto diversa dalla nostra qui da noi.

Forse qualche politico. Qualche persona che non deve mangiare in fretta e furia. Qualcuno che non ha il problema del lavoro e certo neppure s’interessa troppo della nostra Storia, delle nostre tradizione, del corpo degli alpini che, non a caso, è stato destituito. Qualcuno che ritiene la globalizzazione un bene o, nella migliore delle ipotesi, qualcosa d’ineluttabile, ma che poi fa nulla per fermare l’arrivo di questi stranieri anche nel nostro territorio. Il suo lauto stipendio, da noi pagato, dipende anche da quest’atteggiamento. Non ho detto nulla all’avvenente cinesina di tutto ciò e, arrivato il mio turno, ho pagato, ho sorriso e ho salutato.

Tanto meno le ho detto che anch’io son stato un alpino, che anch'io - ma quant'ero ingenuo? - ero disposto a sacrificare la mia vita per il mio Paese, quel Paese che ha creato la situazione in cui mi trovo, che mi obbliga ad andare proprio da lei a tagliarmi i capelli, per metter via un po’ di Euro. Non le ho detto nulla, primo perché non l’avrebbe compreso e poi per un senso di pudore. “Tasi e tira” è una delle massime di una compagnia alpina, (Artiglieri caserma Piave di Dobbiacco – Brigata Tridentina)  concetto sicuramente in voga tra i cinesi, ma che per l’occasione ho fatto mio, da buon alpino.

Mirco Venzo, Treviso 04/05/2017 #qzone

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