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20170730 AB morisot
 
Lettera all'Ignoto conosciuto
                                                      29 luglio 2017
 
Mi avevano detto che se ti avessi aspettato saresti arrivato
Mi avevano detto che se avessi sussurrato tu mi avresti ascoltata 
Mi avevano detto che se avessi allargato le braccia e chiuso gli occhi tu mi avresti abbracciata
Mi avevano detto che se avessi sperato avrei visto chi volevo vedere
Mi avevano detto che se avessi amato piano avrei potuto poi amare forte
Mi avevano detto che se avessi sopportato il tempo rubato mi sarebbe stato restituito
Mi avevano detto che se avessi sognato di poterti, potervi, voler bene avrei potuto un giorno farlo davvero
Mi avevano detto che se avessi desiderato in silenzio di ricevere amore l'avrei  ricevuto gridandolo festosa al mondo intero
Mi avevano detto che se le mie lacrime fossero cadute a terra tu un giorno le avresti raccolte
Mi avevano detto di immaginare il tuo, il vostro dolore, nella separazione
perché avrei potuto un giorno riconoscerlo
Mi avevano detto di lasciarmi andare alle onde del mare perché tu non mi avresti mai lasciata annegare
Mi avevano detto di non nascondere il cuore perché tu lo stavi cercando
Mi avevano detto di lasciarmi andare serenamente alla speranza perché avrei trovato con il tempo il tempo rubato e tutto l'amore negato
Mi avevano detto tantissime cose
e ora sono qui a dover gridare
a dover asciugare le mie lacrime da sola
ad accogliere tra le mie braccia solo nuovo dolore
a perdere il conto del tempo rubato
a perdere il senso di tanto amore ferito e negato
Mi ritrovo qui a raccogliere i cocci di tutti
e mi guardo le mani ferite sentendo il petto a pezzi
Ho i piedi sanguinanti per tutto il difficile cammino affrontato da sola
e mi vedo persa in tanto bosco oscuro che è la vastità dei non sentimenti, del vuoto dentro: luogo a me assolutamente ignoto, spaventoso, inaffrontabile
A me che è sempre stato insegnato che l'amore non si divide, che chi lo divide in realtà non ama
A me che è sempre stato insegnato, anche dalla vita, che l'amore può solo moltiplicarsi e che solo chi è in grado di capire questo è in grado di amare veramente
A me che il sangue parla da sempre lingue sconosciute e che mi circola dentro impetuoso e prepotente
a volte lasciandomi disorientata e sgomenta
A me che se solo stendo la mano raccolgo frammenti sparsi di esistenza non solo mia 
è stato chiesto di vivere il bosco oscuro
di attraversarlo tutto a piedi nudi e braccia aperte
Sono qua e non vado via: il mio compito è andare avanti
Alzo gli occhi all'infinito perso dell'universo umano
e sorrido comunque: ho la Luce dentro
me l'hai messa tu anche se non "ricordi" ed io l'ho preziosamente custodia
Mi avevano detto che Dio tocca il cuore di tutti prima o poi
il mio lo accarezza ogni istante
mi sostiene in questo viaggio sola verso la gioia per tutti
verso l'attimo in cui sicuramente toccherà anche il tuo, il vostro di cuore
Se le mani ferite fanno male e i miei piedi sanguinano
il mio passo non si arresta perché Qualcuno da sempre mi tiene forte la mano
anche quando cado e mi aiuta a rialzarmi
La Luce dentro me l'hai messa tu
forse non aspettandoti che mi avrebbe guidata un giorno
fino al tempo rubato e all'amore negato
fino al momento di quell'abbraccio che tanto attendo e che arriverà
nei giardini dell'anima
o in quelli della nostra Vita
 
Arianna Bidoli Anselmi
 
L'assenza totale di punti fermi è voluta e non è un testo poetico, ma un dettato che l'anima mi ha fatto questa mattina. Io ho solo scritto e forse non ha neppure senso. Mi è piaciuto abbinare questo dipinto, un po' perché adoro l'Impressionismo, un po' perché la splendida autrice rispetto ai suoi contemporanei uomini è poco conosciuta, un po' perché in quel giardino darei il mio attesissimo abbraccio
 
Immagine: Berthe Morisot, prima donna dell'Impressionismo, Eugène Manet e sua figlia in giardino, 1881, olio su tela

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