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20170526 MF J L MélenchonQuest’articolo non è per i deboli di cuore, siano di destra, di sinistra, oppure come è di moda oggi né di destra, né di sinistra. E’ per coloro che hanno il coraggio di essere sia di destra che di sinistra. E’ la categoria dei pluriconcettuali come la galassia cattolica italiana, che è «di sinistra» su molte questioni sociali ed economiche, «di destra» in materia di questioni di genere, sessualità, diritti civili, o viceversa.

La Lega e Fratelli d’Italia sono di sinistra nella loro lotta contro la tirannia europeista, ma di destra sulle questioni dei diritti civili, al contrario l’arcipelago che va da Sinistra Italiana al PD è di destra sulle questioni economiche (€uropeisti) e di sinistra in materia di sessualità, diritti civili, a corrente ipocrita nella tutela dei diritti dei lavoratori. Categoria a parte sono i sostenitori “dell’utero in affitto”, la più ipocrita e volgare mercificazione dell’essere umano appannaggio dei nazisinistri.

Ma torniamo al harakiri di Jean-Luc Mélenchon. Avrebbe potuto compiere un atto rivoluzionario per il suo paese e per la sinistra europea, invece, non ha dato nessuna indicazione di voto, sprofondando nella palude del vecchio.

Peggio di lui ha fatto «France insoumise», il movimento che lo ha sostenuto, che invita i suoi elettori a non votare al secondo turno per Marine Le Pen. «Non un voto deve andare al Front National, non uno», ha detto Alexis Corbiere, portavoce di Melenchon, in una conferenza stampa ripresa dai media francesi. Eppure Mélenchon e la sinistra francese avrebbero potuto imitare un autorevole precedente storico. “L’appello ai fratelli in camicia nera”, il documento programmatico che Togliatti e il Partito Comunista d’Italia inviarono ai fratelli in camicia nera nel 1936, rivolto principalmente a fascisti legati all’originario programma Sansepolcrista del 1919.

Mi permetto di riportarvi un brevissimo estratto di quell’appello, in internet trovate tutto:

La causa dei nostri mali e delle nostre miserie è nel fatto che l’Italia è dominata da un pugno di grandi capitalisti, parassiti del lavoro della Nazione, i quali non indietreggiano di fronte all’affamamento del popolo, pur di assicurarsi sempre più alti guadagni, e spingono il paese alla guerra, per estendere il campo delle loro speculazioni ed aumentare i loro profitti.

Mélenchon non può sostenere Macron, che è il suo contrario, sostenerlo significherebbe rinnegare la sua campagna elettorale e schierarsi dalla parte dei grandi capitalisti, ma non ha coraggio di sostenere la sansepocrina Le Pen, più vicina alle istanze degli ultimi, anche se lontana nell’ambito dei diritti civili. Sostenere la Le Pen sarebbe stato un atto di lungimiranza, rivoluzionario, una rottura degli schemi. Alle prossime elezioni legislative Mélenchon avrebbe potuto recuperare l’elettorato di sinistra trasmigrato nell’area lepenista, e svuotare definitivamente l’esangue partito socialista, disarmando allo stesso tempo l’armamentario della destra in tema di diritti civili. Purtroppo vecchie demagogie obsolete tengono in ostaggio una sinistra europea che non ha il coraggio di diventare protagonista nella battaglia più socialista che ci sia: la lotta contro la dittatura finanziaria dell’oligarchia europeista, il nuovo fascismo lucidamente denunziato da Pasolini già quarant’anni fa. Condannando così, la sinistra europea all’estinzione.

Mélenchon ha dato l’illusione, solo l’illusione del cambiamento, di una sinistra nazionale ma non nazionalista, europea ma non europeista, e in Italia? In Italia abbiamo il “dalbassismo”, ma questa è un’altra storia.

Marco Fascina #qzone

 

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