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20171127 VM marcel detienne"La verità è un’avventura, ma soprattutto la verità è una storia..." inizia così il video (rif. 1) dove il filosofo Carlo Sini presenta il percorso che ci porta al concetto occidentale di verità, ovvero alla nostra idea di verità. Ma ritorniamo a lui la luce del riflettore "... se la verità è una storia, è un qualche cosa che si muove nel tempo, quindi che si trasforma. È un qualche cosa che non sta e, in fondo, che non è...!" Una così sorprendente introduzione non poteva lasciarmi indifferente e mi son visto l'intero video. L’ho trovato interessante al punto tale da riassumerlo in più articoli. Chi volesse bere direttamente alla fonte, in calce vi è il riferimento. Marcel Detienne nel suo I maestri di verità nella Grecia arcaica (rif. 2) scrive: "In una civiltà scientifica (e quindi la nostra, civiltà occidentale) l'idea di verità richiama subito alla mente i principi di oggettività, di comunicabilità...". Continua Sini spiegando come la verità per noi occidentali sia qualcosa che segue dei principi logici, che non è in contraddizione con se stessa. Esempio, se ti dico che fa bel tempo tu sai già che non sta piovendo, e viceversa, se piove non fa bel tempo. Non può essere vero in contemporanea che piove e fa bello, partendo dal postulato (riecco la logica) della definizione che "bello è il tempo quando non piove".

Questo modo di pensare non è sempre stato così, come di seguito vedremo ma, fa notare il filosofo, anche oggi in alcuni settori della quotidianità tutt’altro che banali non è così, si pensi a ciò che studia la psicanalisi, dove inseriamo anche il tema che tanto interferisce sulle cose umane: l’amore! L’amore, faccio notare, non è razionale e non segue l’idea di verità di cui si vuol parlare. Vorrà una conferma il lettore ed allora ecco la frase che si può trovare su molti quotidiani con eccessiva regolarità: "L'ho ammazzata (o ammazzato, per par condicio) perché l'amavo troppo!" Dov’è la razionalità in questa frase? Eppure tutti noi siamo stati innamorati e ci siamo trovati di fronte alle contraddizioni dell’amore: odiare la persona che ci toglie il sonno e sperare a volte che sparisca dalla nostra vita trovandoci a riconoscere a noi stessi che proprio perché l’amiamo ci sta facendo soffrire. Ma già l’essenza stessa dell'amore è una contraddizione. Perché volere l’amore, cercare l’amore, quando già si sa che questo sentimento spesso genera dolore e sofferenza? Dicevamo che l’idea di verità occidentale esclude che se è vera una cosa lo sia anche il suo contrario. La verità segue un principio logico. Se ti amo non posso volerti morta, se sei il bene ti voglio al mio fianco e non lontano da me; ragionamenti lineari, razionali, che in campo amoroso, campo che pesa tantissimo nella vita di ogni uomo, valgono poco o nulla.

Riprendiamo con Sini e con Marcel Detienne... "...la verità è inseparabile dai concetti di dimostrazione, verifica, esperimento" è la nostra idea di scienza, la scienza dice la verità perché dimostra le sue affermazioni. Ogni corpo immerso in un fluido sposterà una quantità del fluido pari a... e via discorrendo (rif. 3), verità che gli abitanti di Longarone conoscono bene. Per noi occidentali quest'idea di verità, che dev'essere logica e deve corrispondere alle cose come sono in se stesse (oggettività) è così radicata che non pensiamo in passato potesse essere diversa (figuriamoci in futuro, sottolinea polemicamente Sini). Invece è proprio così, ribadisce Sini, in passato, e stiamo parlando di migliaia di anni rispetto ai pochi secoli in cui il pensiero occidentale si è affermato, per la razza umana non era proprio così. Anzi, in alcune popolazioni del mondo non è così neppure ora. Nella preistoria (e quindi prima della scrittura, scoperta recente e manco diffusa in tutto il mondo a tuttora) la verità apparteneva agli indovini (o agli sciamani), ai re di giustizia (religiosi, capo villaggio), ai poeti...

In un qualche villaggio del Borneo, o nel cuore dell’Amazzonia ancor oggi chi sta male si rivolge allo stregone, e non si aspetta la risposta che ci aspettiamo noi quando andiamo dal nostro medico per lo stesso sintomo. Non solo non si aspetta la stessa risposta, ma forse la mette meno in discussione; la replica dello sciamano è ritenuta "più vera" di quanto noi occidentali non si ritenga vero quanto afferma oggi il medico, ed in tempo di “battaglia sui vaccini” queste osservazioni riportano attualità a quanto si sta analizzando.

Ecco ora la domanda chiave: cos'è successo in Grecia nel sesto secolo avanti Cristo che ha modificato questa concezione di verità che aveva funzionato benone per migliaia di anni? Sini inizia a spiegare questo percorso partendo proprio dalla parola che in greco può essere tradotta con verità: alètheia (rif. 4) è una parola composta dove la “A” significa privo di oscurità, termine con cui Sini traduce leth che può anche essere tradotto con "dimenticare". Nel prosieguo dell'articolo si vedrà perché la verità è legata al concetto del ricordare e del dimenticare. Leth è il buio, è la notte, è l'oscurità, la mancanza di memoria, l'oblio, il caos... Che cosa ricordiamo noi dei nostri primi anni di vita? Dei primi mesi? Dicono gli psicologi che qui noi segniamo in modo estremo il nostro carattere, quelle nostre prime esperienze sono determinanti, eppure sono avvolte nell'oscurità, nell'oblio... Sono esperienze reali, ci sono state, eppure sono per noi oscure, non le ricordiamo e pertanto è come se non fossero mai avvenute. Ad un certo punto iniziamo a ricordare qualcosa della nostra infanzia.

Dall’oscurità emerge qualcosa, ricordi sbiaditi, poi sempre meno sino a diventare sufficientemente lucidi per stabilire che erano esperienze, fatti “veri”. Noi abbiamo estrapolato dall’oscurità, dall’oblio qualcosa di “più chiaro”. Il lettore ha compreso ora perché i filosofi greci parlando di verità parlano di “meno oscuro”, perché al pari dei nostri ricordi che emergono dal buio, dalla notte della nostra infanzia, è tutto da dimostrare che queste immagini siano portatrici indiscusse di verità, e però a queste ci dobbiamo aggrappare se vogliamo ricostruire un qualche cosa che ci possa dare delle spiegazioni su chi siamo. La verità per i primi greci dunque è “far uscire dal buio, illuminare, alètheia, far luce.
Il seguito di questa “storia” devo proporlo in un altro articolo.

Mirco Venzo, Treviso 27/22/2017 #qzone
Nella foto Marcel Detienne.

Rif. 1 https://www.youtube.com/watch?v=DeaTbVcdjJQ
Rif. 2 https://www.ibs.it/maestri-di-verita-nella-grecia-libro-generic-contributors/e/9788842088172
rif. 3 https://it.wikipedia.org/wiki/Principio_di_Archimede
rif. 4 https://it.wikipedia.org/wiki/Aletheia

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