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20180428 VM benettonY = f (K, L) – Ovvero il reddito (la ricchezza) è prodotta dal Capitale e dal Lavoro.

L’amico Giorgio mi ha detto “Dai che andiamo a vedere le carceri ristrutturate, oggi sono aperte al pubblico. Entrata libera”! A Treviso, in pieno centro, di fronte al Duomo, c’è il vecchio Palazzo di Giustizia, che è stato venduto. Ad acquistarlo è stato uno della famiglia Benetton (giustamente, chi poteva avere la ricchezza per prendere un simile prestigiosissimo immobile)? Conglobate all'immobile, nello stabile, c’erano le prigioni, ed ora restaurate, sono accessibile al pubblico. Siamo entrati. Il lavoro di recupero è semplicemente fantastico, ma non scriverò di architettura, quanto di arte. Con nostra sorpresa in molte sale delle ex prigioni, v’erano esibizioni e installazioni di stampo artistico. Velocemente ho gettato l'occhio, senza approfondire più di tanto, ma ho avuto la sensazione che il tema gravasse attorno al mondo arabo e alla globalizzazione.

Una stanza raccontava i percorsi che fanno i migranti per giungere sino a noi, passando per la Libia, dove vengono sfruttati e addirittura presi prigionieri per poi esser venduti. Un altro padiglione parla di come i caschi blu abbiano garantito una certa tranquillità a Timbuctù, città del Mali, dove han potuto tornare a proporre un festival di musica dopo anni di silenzio. (rif. 1). Il video, la sala in cui è proposto è adiacente alla stanza dove, quando le prigioni erano operative, c’era il medico, parla di come le organizzazioni internazionali siano veicoli di pace e permettano ai giovani di godere della bellezza della musica. Nel documento si vede un militare che con un "tipico" oggetto arabo, (una mazza da baseball) gira, garantendo la pace e l’ascolto della musica proposta dai suonatori. Timbuctù è anche un luogo dove testi scritti in lingua araba, secolari, sono conservati.

Mentre il video parla di come sia importante la lingua araba, quella, sappia il lettore, che ha permesso a noi di preservare le opere dei filosofi greci, le quali altrimenti sarebbero andate perse, e da quelle riflessioni nasce, nel bene o nel male l’occidente, tutta la sua cultura, l'illuminismo, il romanticismo sino a giungere alla situazione odierna, dicevo mentre si celebra la lingua e la scrittura araba (in un'altra stanza un altro artista vede la scrittura araba come un'opera d'arte), ogni didascalia era scritta in inglese, lingua che è quella della globalizzazione. E certo, siamo tutti fratelli e per comunicare dobbiamo capirci! Con che lingua? Con l’italiano? Certo che no? Con l’arabo che ci ha consegnato Platone, Aristotele e i sofisti? Certo che no… con l’inglese; la lingua delle multinazionali, qual è il gruppo Benetton che ha realizzato questo splendido restauro, o se preferite la lingua con cui dialogano i vertici dell'ONU e dei caschi blu.. E sono arrivato al punto.

La sensazione che ho avuto, fugace, non ho approfondito, (mea culpa) i lavori degli artisti africani, è che delle vere cause della povertà africana, e quindi delle migrazioni e quindi anche del sorgere di fenomeni di feroce protesta, quelli fondamentalisti, non si sia parlato. Chi ha armato i fondamentalisti islamici? Non è un tema che gli artisti di Fabrica han trattato. Chi ha ucciso Thomas Sankara? Anche questo non è argomento degno di essere trattato dall’arte.  Il fatto che quattordici paesi africani abbiano una moneta non nazionale il CFA  (rif. 2) riconducibile al nostro euro, causa della nostra povertà, pare di poco interesse per questi amanti dell’estetica. Quanto questo influisca sulla loro miseria e sui  loro dolorosi viaggi, sul fatto che debbano pagare un debito agli stranieri (noi europei su tutti, dove il “noi” non si riferisce a me o a te che leggi, ma a qualcun altro) neppure è argomento che interessa l’arte. L’economia è un argomento triste, fatto di numeri, formule quale quella proposta ad inizio articolo. L’arte al contrario parla dell’essenza dell’uomo, della bellezza, di ciò che da senso alla vita: l’amore, i valori, il trascendente!

Sono entrato per vedere il restauro delle carceri, strutture che erano pubbliche (e quindi anche mie) e che ora sono di proprietà di un unico individuo, un privato che fa di cognome Benetton (presumo; scusatemi se sbaglio, anche qui, mica ho approfondito andando al catasto). Nel retro della struttura vi è un altro bellissimo palazzo, diroccato. Necessiterebbe di un restauro anch’esso, ma chi ha i soldi per realizzare quell’onerosa operazione? I soldi che basterebbe stampare se avessimo sovranità monetaria potrebbe averli lo Stato, ma si sa, con la dittatura della BCE la cosa non è più possibile. Così non sarà qualcuno che io eleggo (certo, non con una simile legge elettorale) a gestire il restauro e soprattutto che artisti e che visioni del mondo ci devono essere esposte nel uo interno. il FMI, amico dei caschi blu (coloro che garantiscono la pace con i risultati che conosciamo), amico della FAO, che si occupa della fame nel mondo (con i risultati che conosciamo), della Banca Mondiale che sa a chi dare i prestiti e soprattutto a quali condizioni per debellare la miseria anche in Africa (e ancora possiamo apprezzarne i risultati) vede di buon occhio le privatizzazioni anche in Italia.

Chi si accaparrerà il monopolio dell’acqua? O dell’energia elettrica? Forse proprio la famiglia Benetton, ed allora ecco che anche il Palazzo retrostante le Regie Prigioni potrà essere restaurato e, forse, bontà dell’acquirente, essere poi accessibile al pubblico. Se ci va bene, senza pagare. Che c’entra la formula con cui ho iniziato l’articolo? La ricchezza prodotta, frutto o del lavoro o del capitale viene ripartita tra capitalisti e lavoratori. Più stranieri entrano in Italia, e più si abbassa il costo del lavoro, favorendo l’accumulo di capitale, quel capitale utile anche per acquistare immobili, quali l’ex Palazzo di Giustizia di Treviso, con tanto di prigioni annesse e connesse, o il Palazzo dietro ad esso. Cosa centra tutto ciò con l’arte? Lo decida il lettore, sicuramente c’entra molto con l’architettura: i restauri li realizza chi è proprietario dell’immobile e non chi li visita scrivendo articoli nel blog. Sono affermazioni certe quelle sopra esposte? No, cari lettori, sono solo sospetti. Ecco, dopo aver visto le prigioni del Palazzo di Giustizia di Treviso, che erano anche mie, e ora non lo sono più, mi sento più povero ed incavolato. Ma soprattutto mi sento imprigionato in un sistema che ho tentato di spiegare, dove il sospetto di aver capito sostituisce le certezze.

Mirco Venzo, Treviso, 29/04/2018 #qzone
Foto Giorgio Grassato dal cellualre
rif. 1 http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Mali...
rif. 2 https://it.wikipedia.org/wiki/Franco_CFA

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