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20180501 VM leccaSicurezza? Quale futuro per gli italiani è il titolo del convegno che si è tenuto ieri presso il Circolo unificato dell’Esercito a Treviso. Paride Orfei dà il benvenuto ai presenti e introduce il tema: "sicurezza non solo per le forze dell’ordine, qui rappresentate, ma anche per il Paese, la famiglia e noi stessi". Arcangelo Durante, il segretario regionale del COISP, un sindacato di polizia apre la conferenza. Le forze dell’ordine si trovano in prima linea ad affrontare il tema della sicurezza e rischiano in prima persona. L’oratore snocciola un buon numero di aneddoti, frutto dell’esperienza sul campo, che suscitano in me la domanda: ”I tutori dell’ordine sono difesi nella loro attività”? Essi devono girare armati, ma ogni  volta che impugnano l’arma per difendersi o per contrastare un malfattore, sono poi messi sulla graticola del processo senza particolari tutele, rischiando sempre in prima persona. Dove va realizzato il cambiamento? Tra le file della Magistratura, la quale tende a tutelare più il reo che chi lo ostacola, o tra la classe politica che genera spesso leggi equivoche.

Un racconto del Sig. Arcangelo mi ha colpito più di altri:voleva testimoniare come il rapporto tra guardie e ladri stia evolvendo in modo preoccupante. Le prostitute ci son sempre state e sempre, a “difenderle”,v’era un “pappone” che alla fine era anche, per quanto deprecabile, un bonaccione se si trovava di fronte alle forze dell’ordine. Sono arrivate, poi, organizzazioni dall’estero con una loro struttura e questi personaggi, che potevano ostacolare il loro business, sono finiti sciolti nell’acido. La dialettica “guardia e ladri” che si manteneva su binari umani, è saltata con figure come queste che,a seconda del loro tornaconto, usano violenza estrema o avvocati per difendere in modo cinico i loro squallidi interessi. Questi sono i nuovi protagonisti di quello stesso mercato della carne, ma il lettore ha già capito che le difficoltà da affrontare per i tutori dell’ordine sono ben diverse rispetto al passato.

La parola è poi passata al Prof. Francesco Lamendola, filosofo e storico. L’insicurezza, volendo riassumere in una breve sintesi l’intervento del relatore, deriva dalla perdita di riferimenti che gli italiani, e non solo, si direbbe anche tutti gli europei, stanno subendo; questo processo, iniziato con l’età moderna, ora vive un’accelerazione. Lo Stato, infatti,viene smantellato per favorire una presunta entità europea; la religione cristiana, da sempre cardine del nostro continente, pare aver perso chiarezza di vedute; la famiglia stessa è messa in discussione. Oggi ci si può sposare con persone dello stesso sesso, aumentando la confusione nel cittadino medio, mentre orde di stranieri arrivano e contribuiscono a togliere il lavoro o una giusta remunerazione dello stesso. In questo contesto, mentre gli europei non fanno figli, rinunciando a perpetuare le loro vedute e la loro cultura, gli stranieri, non ultimi gli africani di fede islamica, sfornano figli, andando così, dice la statistica, a breve, a sostituire gli europei. Come può il singolo sentirsi sicuro in un simile contesto? Quali sono i suoi punti di riferimento? Ecco che la sensazione di insicurezza che è crescente, ha radici lontane, spiega il professore e va oltre ai temi pur veri presentati dall’operatore della Polizia. Si potrebbe definire gli stessi la punta dell’iceberg, il quale, però, ha una base solida, molto profonda, nascosta ai più. Lo studioso termina con un velo di inquietudine, sostenendo che questo logorio nelle fondamenta sociali, segue un progetto ben preciso e affatto casuale.

La conclusione spetta al Dott. Stefano Lecca, esperto di comunicazione  per il quale i mezzi di comunicazione, oggi più che mai, sono determinanti, vista la loro diffusione e la loro indubbia efficacia. Da un lato possono fare informazione corretta, se ben usati, ma dall’altra possono smistare notizie che inducono all’emulazione e favoriscono fenomeni quali il bullismo, di cui sono piene le cronache attuali. Le menti più fragili, le persone più deboli vedono in rete come possono ottenere visibilità e cercano di ripetere il gesto o la situazione deprecabile per aver qualche “like” nel loro profilo. Sono soddisfazioni effimere, che, però, complicano la vita agli operatori dell’ordine e che nel loro complesso diventano anch’esse causa di un senso di insicurezza e di corrosione dei valori cui faceva riferimento il filosofo. Un corretto uso della rete e un suo controllo è imprescindibile se si vuole migliorare la “questione sicurezza”.

Questa è la sintesi che offro al lettore di un dialogo durato più di un’ora e mezza, ricco di aneddoti e di considerazioni. Una delle frasi introduttive pronunciata dal moderatore, Dott. Giampiero Sammartini Presidente dell’Istituto Studi delle Venezie (rif. 1) sintetizza lo spirito della serata: “Siamo consci che alcune nostre riflessioni possono risultare voci fuori dal coro, ma rimaniamo aperti al dialogo e non temiamo il confronto su temi che interessano tutti”.

Mirco Venzo, Treviso 27/04/2018 #qzone
Rif. 1 http://www.istitutostudidellevenezie.it/

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