A Natale mi son imbattuto in una serie di film, tra questi mi ha colpito negativamente Il peggior Natale della mia vita, di Alessandro Genovesi (2012). Soggetto e sceneggiatura sono dello stesso regista che ha lavorato in ambedue i casi collaborando con Fabio De Luigi, uno dei protagonisti del film. A mio giudizio è uno dei peggiori film a tema natalizio che abbia mai visto, posto che i cinepanettoni sono contrari ai miei appetiti, questo però riesce anche ad essere peggio di altri anche in virtù di un cast che ritengo interessante: cito Diego Abatantuono, Cristiana Capotondi, Fabio De Luigi, Laura Chiatti, Alex e Franz (noti per lo sketch della panchina, al secolo Alessandro Besentini e Francesco Villa)...
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Tre sono le ragioni per cui sono rimasto sveglio ad osservare questa pellicola, classificata come commedia erotica, anzitutto il film è stato girato in Veneto, mia terra d’origine, ed ero curioso di riconoscere qualche località. Vedo che c’è la presenza di una giovane Ilona Staller, ventiquattrenne all’epoca del film, che non si proponeva qui nelle vesti di porno diva, ma avrebbe anche dovuto, tanto o poco, recitare: ero curioso di valutare il suo disimpegno. La terza ragione è la presenza di
Ieri sera sul canale Mediaset 34, per la serie Bellissime, ho potuto osservare sin dai primi fotogrammi tutti i 101’ del film La gabbia, permettendomi così di recensire questo lavoro tutt’altro che banale, uscito nel 1985 a regia Giuseppe Patroni Griffi su un soggetto di Francesco Barilli. Le attrici “bellissime” erano più di una: Laura Antonelli, quarantaquatrenne all’epoca in cui uscì il film, le sorelle spagnole Blanca e Cristina Marsillach, Florinda Bolkan e Laura Troschel: di queste solo le prime tre han avuto inquadrature ammiccanti, pur se anche le ultime due possono essere a buon titolo considerati dive sexy della commedia erotiche italiana. Inizierei commentando subito la catalogazione di questa pellicola che
Stamane su facebook mi son imbattuto in un ragionamento che merita di essere rilanciato anche nel nostro blog. Noi, in qualità di italiani, dovremmo avere più chiaro di altri il concetto di mafia, e questa conoscenza dovrebbe favorire il sospetto, l'idea, che il mondo si muove su complotti che chi li pone in essere non pensa di rendere pubblici. Dirò di più: gli italiani interessati alla storia contemporanea dovrebbero aver dimestichezza con fatti quali, l'assasinio di Enrico Mattei, le stragi quale quella di Piazza Fontana, alcune perplessità sul omicidio di Aldo Moro e per ultimo cito l'abattimento dell'aereo nel mare di Ustica. Ma torniamo al origine del ragionamento: la mafia... su cosa si basa la mafia? Sul concetto di omertà, e qui cedo la parola al post di stamane ideato e scritto da Elia Mercanzin:
The Big Lebowski che in italia è presentato come Il grande Lebowski è un film del 1998 scritto e diretto da Joel ed Ethan Coen. (rif. 1). Si è scritto molto su questa pellicola che è poi diventata un “cult” (rif. 2); posso quindi recensirla scegliendo due strade contrapposte, o inizio a dettagliare, e sarebbe un operazione lunghissima, o sintetizzo, e proprio verso questa seconda direzione mi vado ad incamminare. Si tratta di un film grottesco, e lo spettatore dopo la seconda scena, (già se arriva alla terza credo sia ormai impigliato nella rete del film e sarà costretto arrivare alla fine), deciderà se seguire dove si sta andando a parare, o se si tratta di una “boiata pazzesca”!
La mostra fotografica dell’associazione Inquadra, fruibile gratuitamente sino al 24 settembre (vedi nota) in Palazzo Sarcinelli Conegliano, quest’anno ha titolo Io abito qui. La prima frase che si legge entrando alla mostra è: Un abbraccio è un posto perfetto in cui abitare. Questa frase aiuta a comprendere che taglio hanno dato il tutor fotografico Silvia Pasquetto e il curatore della mostra, Andrea Armellin, agli artisti; uno spezzone della presentazione conferma l’intuizione: “[...] Abitare è trattenersi, indugiare, restare… Riposare. Qual è il nostro rapporto con la nostra dimora? E prima ancora qual è la nostra dimora? La nostra camera? La nostra casa? Il nostro quartiere? Oppure è il nostro corpo stesso? E se fosse che abitiamo le nostre abitudini? In fin dei conti siamo noi che rendiamo “casa” un luogo. [...]”
Il viaggio della sposa è una pellicola uscita nelle sale nel settembre del 1997 ed è il quarto film dell’attore pugliese Sergio Rubini in veste di regista; per l'occasione si è anche occupato della sceneggiatura coadiuvato da Filippo Ascione, Umberto Marino e Raffaele Nigro. La trama è semplice, la nobile Porzia Colonna (interpretata dall'esordiente Giovanna Mezzogiorno) deve essere scortata dal convento di Atri, in Abruzzo, per raggiungere un abitato pugliese, dove si dovrà sposare con un nobile. Bortolo (interpretato dallo stesso Sergio Rubini) è l’unico della scorta a salvarsi con la ragazza da un attacco dei briganti, ciò nonostante i due proseguono il viaggio tra svariate avventure sino a raggiungere il
Leggo dal sito Prima Pagina News (rif. 1) un articolo del 14 Agosto 2023 dove il regista Enrico Vanzina esterna delle dichiarazioni importanti; non sono riuscito a recuperare la fonte originale con il nome di chi quelle frasi ha riportato, anche se più testate riprendono quell'intervista che devo quindi ritenere fondata (vedi nota). Procedo pertanto con le mie riflessioni che traggono spunto dalle pesanti affermazioni di questo uomo di spettacolo che crea cultura nelle quali egli ha affermato: “Se fossi ministro metterei qualche lezione in meno sui Promessi Sposi e una volta alla settimana la proiezione di un film di commedia all'italiana per capire
Elisabetta (Betty) Perrone, una fotografa trevigiana, espone sino al 30 settembre 2023 il suo lavoro Fine stagione nella sala superiore della pizzeria Da Spillo nel cuore di piazza del grano a Treviso. Le foto sono balneari, tutte catturate nella riviera adriatica, ma non nella costa veneta o romagnola, come ci si potrebbe aspettare, bensì da Trieste puntando verso Zara, spostandosi nella costa istriana. Questo rende i paesaggi particolari per chi come me ha più familiarità con le già citate coste italiane; oltre a ciò la caratteristica di tutti gli scatti è che risalgono ad ottobre dello scorso anno, sono pertanto foto di fine stagione.
Salvatore Samperi mi era piaciuto in due precedenti film: Malizia (rif. 2) e Peccato veniale, (rif. 3) la Antonelli era presente, e così mi son detto perchè non visionare questa pellicola del 1981? (rif. 1). Detto, fatto …e ora anche recensito! Già la prima scena osservata (ho individuato il canale con ritardo rispetto ai titoli di testa) il film mi aveva sorpreso con sentore di sospetto: durante la celebrazione del matrimonio due sposi dopo il “sì” anziche il consueto bacio di rito avevano iniziato a pomiciare a piena bocca (con tanto di trullo di lingua), costringendo il celebrante a
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