Corpi che si muovono con lentezza estrema mentre un suono di carrucola, di corda in tensione, suggerisce la fatica del gesto, quasi che i tendini si possano spezzare da un momento all’altro. I volti sono inespressivi, quasi l’essere umano sia diventato un robot. D’improvviso dei suoni violenti, mi paiono tuoni, anche perché accompagnati da colpi di luce riconducenti ai fulmini. Ora le vedo chiaramente, le figure femminili, sono due. Si allineano, si muovono in parallelo, all’unisono, quasi fossero una cosa sola o, forse, seguono uno stessa frequenza che ne regola i movimenti. Le due protagoniste dopo un tratto percorso affiancate ritornano a seguire un loro personale spartito, scambiandosi di posizione. Colei che se ne stava nascosta dentro una sorta di sarcofago si colloca verso il cielo, mentre colei che era in evidenza, si corica in una sorta di rifugio.
Ogni movimento delle protagoniste pare segua dettami esterni a loro. La sensazione è che queste figure dalla parvenza umana, siano prive di una loro volontà, ma seguano un programma, un codice comportamentale dettato da chissà chi. Al TRA (Treviso Ricerca Arte) questa performance teatrale realizzata da Silvia Costa e Laura Pante, dal titolo A sangue freddo è stata seguita da un pubblico così numeroso da rendere insufficienti i posti a sedere. Quanto descritto è ciò che ho visto e la mia descrizione non è detto sia in linea con le aspettative di chi questo progetto ha realizzato; d’altra parte nessuna presentazione è stata proposta e abbiamo, io e tutti i presenti, accolto la performance senza nessuna chiave interpretativa che la presentasse. Solo dopo la visione del lavoro siamo stati informati che il progetto è completato da delle foto realizzate da Silvia Boschiero dove si vedono viscere e organi a ricoprire i corpi immortalati.
Per favorire la comprensione di questo lavoro molto utile è stata la visione del film / documentario realizzato da Chiara Andrich - La parola, lo sguardo, il gesto - che ha fatto seguito alla performance teatrale. La regista con il suo filmato ha focalizzato la ricerca artistica di tre donne, artiste, che operano con modalità assai diverse l’una dall’altra, Alice Di Lauro, filosofa a funambola, Anna De Franceschi, attrice comica orientata preferibilmente ad un pubblico di bambini, e Silvia Costa di cui ho cercato di descrivere il lavoro che da il titolo all’articolo. All’uscita mi è stata chiesta un’opinione su quanto visto, laconica è stato il commento che mi è sorto spontaneo e che vi giro: ”Sorprendente!”
Mirco Venzo, Treviso 16/11/2016 #qzone
Foto Giorgio Grassato dal cellulare