q slide 005j

Cerca

20170923 VM tcbfAnche quest’anno ho avuto l’occasione di fare una passeggiata a Treviso Comics Book Festival (TCBF), la manifestazione che ha per protagonista il mondo del fumetto. Da profano del settore mi permetto di esternare le mie impressioni che hanno come prima considerazione la consapevolezza che sempre più autori/case editrici prendono in considerazione la doppia lingua. The Last Bacchae, ad esempio, scrive utilizzando sia l’italiano sia l’inglese. I temi proposti? Rilanciare i miti della classicità, greci in particolare, rivedendoli in chiave moderna. Questi racconti (a fumetti, naturalmente) vedono come territorio preferenziale l’Europa, e rilanciano in chiave fantasy trame o personaggi dalle radici antiche.

Sono tre giovani, a cui chiedo che mezzo di promozione hanno le loro opere. “Facebook” (rif. 1) mi replica la portavoce, di cui non conosco il nome, ma che mi ha promesso un’intervista a breve. E che pubblico avete a livello quantitativo? “ Abbiamo 350 followers" – mi spiega – "anche se la cifra cresce di settimana in settimana. All’estero i racconti tradotti in inglese sono indirizzati principalmente in Irlanda”.

E’ l’unica realtà che si muove in modalità bilingue? No, pur senza dover fare una ricerca attenta, ho scoperto che anche Illustratoreitaliano, una casa editrice, traduce in due lingue ogni sua pubblicazione, per allargare il mercato. La sua portavoce, Maria La Puca me lo conferma. Sicuramente nell’epoca della globalizzazione anche altri autori/editori utilizzano la stessa modalità. E’ una cosa positiva o meno, m’interrogo? L’italiano è sempre più bistrattato, poco conosciuto e sempre meno apprezzato. Come devo interpretare questa voglia di comunicare utilizzando anche un idioma che non è il nostro?

Lascio in sospeso questo interrogativo e mi trasferisco nel padiglione esterno alla sede dell’Umberto I dove ci sono i venditori. Passeggiando ritrovo vecchie conoscenze di quand’ero giovane. Fumetti quali Topolino e il Manuale del grande Mogol (che fa riferimento al Manuale delle Giovani Marmotte), fumetti che mi portano dall’infanzia all’adolescenza con Buon Natale Charlie Brown per finire all’epoca del militare con la collana del Tromba. E mi trovo a riflettere su questi fumetti, dai temi improponibili (per non parlare della trama) che però ho reso protagonista in un mio lavoro agli inizi degli anni ottanta con l’opera fotografica “Pandemia cerebrale”.

Volevo raccontare com’era vista la sessualità (e l’altro sesso) nelle caserme dove, bene o male, il parlare delle donne (anche se erano chiamate in altro modo facendo esplicito riferimento a un solo lembo del loro corpo) occupava l’ottanta per cento dei dialoghi. L’esperienza fu dolorosa, i miei lavori vennero censurati (proprio estromessi dalla mostra a tema “Donna è…”). Poco male, vedo che giornaletti come il Tromba anche a distanza di decenni hanno ancora un mercato e sono ricercati, evidenza che quel mondo e quella "sensibilità", forse non andava considerata come un aspetto sporadico, e con ciò non dico che lo ritenga positivo. Ora però mi chiedo, la doppia lingua, sarebbe utile per tradurre queste “opere”? E ancora… ci fosse stata la globalizzazione, fumetti come quelli del Tromba, (che era solo uno dei tanti, inutile rivangare che altri testi giravano tra le brande all’epoca) sarebbero stati stampati o altri prodotti li avrebbero sostituiti? E se sì… quali? insomma, ciò che voglio dire è che la lingua influenza la costruzione del contenuto, (il modo di pensare), come ragioneremo un domani se abbandoniamo italiano per esprimerci in inglese? Il filosofo Carlo Sini nei suoi video sostiene questo riferendosi proprio alla lingua greca (e al suo alfabeto) ritenendolo pietra miliare del pensiero scientifico.

Ho già scritto lo scorso anno (rif. 2) di come il mondo dei fumetti abbracci differenti tipi di pubblico, e poco dopo il piccolo libercolo destinato ai militari delle caserme mi trovo tavole di Milo Manara, dove il tema della sessualità e della sensualità è trattato in modo da rasentare l’arte, o forse è giusto dire trattasi proprio di opera d’arte, anche a giudicare del costo di ogni singola stampa. Il tempo m’impedisce di approfondire questi temi con una studiosa di letteratura che deve scappare verso la stazione ed allora mi ritrovo a dialogare con un venditore originario di Bologna che vive a Venezia da parecchio.. “I prezzi per esporre sono alti, e quest’anno li hanno implementati ulteriormente. I conti li faremo alla fine. Lucca è tutta un'altra cosa, ci sono molte più presenze, ci sono i cosplyers…” afferma tradendo un certo rammarico "...di buono c'è che il pubblico non paga l'ingresso, come avviene in altre mostre similari...". Poco dopo sento l’opinione di un visitatore “Qui ci son solo fumetti, è l’appuntamento per gli appassionati, non c’è spazio per altro. Io non posso comparare altri festival a questo di Treviso che per me è il massimo”!

Corsi specifici, in effetti, sono predisposti per chi conosce il settore, come quello, a pagamento, di “inchiostrazione” della durata di tre ore. Domani (domenica 24 settembre 2017) ci saranno invece corsi gratuiti, evidentemente meno specialistici. Chiudo con l’opinione di un organizzatore,

Massimo Bragaggia: “Guarda giovedì abbiamo fatto una conferenza in città. Te sai che significa fuori dal week end fare qualcosa qui da noi la sera: orario 22,00! C’erano 350 persone venute da tutta Italia. Siamo soddisfatti”!

Mirco Venzo, Treviso 23/09/2017 #qzone
Foto di Riccardo Roma con il cellulare. Nell’immagine lo staff di The Last Bacchae

Rif 1 https://www.facebook.com/pg/thelast...
Rif 2 http://www.qzone.it/index.php/q-arts/...

CookiesAccept

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo

Il presente sito web utilizza cookies tecnici e cookies di terze parti. Proseguendo nella navigazione acconsentirai all'informativa sull'uso dei cookies.

Leggi di più