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20230825 VM BulajLa fotografa polacca naturalizzata italiana Monika Bulaj (rif. 1) espone a Trieste sino al 8 di ottobre 2023 - il costo massimo per visitare la mostra sono 8 euro, possibili riduzioni - il sito è a ridosso del porto. - rif 2 (orario e altri dettagli). La mostra di Trieste è risultata molto interessante e non solo per la qualità delle foto, tutte molto ben costruite, (dettagli e soggetti sempre ben collocati nell’immagine: Monika sa fotografare e si vede!) ma devo evidenziare il lavoro di ricerca che le accompagna! 

In effetti la visione della mostra triestina richiede tempo, perché limitarsi a guardare velocemente le foto sarebbe perdere il grosso del lavoro della studiosa che ha accompagnato ogni immagine con didascalie che spiegano il contesto ripreso dalla fotocamera. La sua è una ricerca sociologica diversificata in differenti territori sparsi in più continenti, dove spesso è l’aspetto religioso che unisce (o divide) le differenti genti che lo popolano, ad aver attirato la sua attenzione. Non manca chi è perseguitato.

L’unico aspetto negativo, a mio modo di vedere, è il divieto di scattare dentro la mostra, imposizione che mi ha impedito di portare a casa alcune didascalie utili anche per redigere quest’articolo che sto scrivendo. Così posso solo raccontarvi di uno scatto che tra i molti ho conservato nella memoria: una scarpa con ben distinguibile il logo NIKE schiacciava un corpo, mentre altre persone, anche minori, erano stesi a terra. Non mancavano gli sguardi profondi. La scarpa che schiacciava non aveva volto, ma aveva una bandiera stelle e strisce. In un altro scatto una donna ricoperta dalla testa ai piedi di un tessuto nero sta uscendo da un cimitero, visibili sono le lapidi, e pare dietro a lei il cielo stia per scaricare sulla terra un temporale. Commentando con chi era al mio fianco la sensazione è che la sventurata cercasse di sfuggire alla tempesta della vita. A memoria lo scatto dev’essere stato fatto in Afghanistan.

Spesso ad essere fotografati sono i piedi, ed una didascalia ne spiega la ragione: i piedi sono la parte che connette la persona alla madre terra, sono la parte più umile dell'uomo, ma sono anche il mezzo con cui l’uomo si sposta su di essa per cercare di realizzare i propri obiettivi, che possono essere religiosi: attraverso il cammino si raggiungono luoghi di culto, ma è il cammino stesso che aiuta l’uomo ad avvicinarsi a ciò che è superiore, anche nel cristianesimo la figura del pellegrino, di chi effettua un certo cammino (famoso è quello di Santiago di Compostela) usa il piedi per avvicinarsi a ciò che è ultraterreno. 

Questa spiegazione aiuta a comprendere perché oltre ai piedi, spesso nella foto c’è anche il fango, quel fango che fu modellato in origine dal divino per creare l’uomo e che accoglierà l’uomo quando questo avrà terminato il suo percorso terreno (...cenere eri e cenere ritornerai...). I piedi sono protagonisti anche per danzare, altro mezzo con cui le comunità si riunisce, con cui fa aggregazione, e per finire sono il mezzo con cui si fugge da un pericolo. Il lettore noterà che l’articolo parla poco di dettagli tecnico fotografici, per sfiorare più ambiti legati al trascendente, al misticismo o ad aspetti sociali. Questo è ciò che mi ha suggerito la mostra di Monika Bulaj di cui ne consiglio la visione.

Mirco Venzo, Treviso 19/08/2023 #qzone.it

Nella didascalia un  dettaglio della foto descritta nel articolo. L'originale esposto in mostra vede l'intera figura della donna ed ha più campo attorno ad essa; questa immagine l'abbiamo recuperata in rete.

rif. 1 https://it.wikipedia.org/wiki/Monika_Bulaj
rif. 2 http://www.arte.it/calendario-arte/trieste/mostra-monika-bulaj-geografie-sommerse-92725

 

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