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20181023 MZ zuccatoMi sono trasferita a Treviso dal Friuli nel lontano 2001: oramai una vita fa. Nei primi tempi della mia permanenza, in congedo per maternità, nel tempo libero mi aggiravo in centro storico con mio figlio piccolo in passeggino, cercando di orientarmi tra vie e viuzze. Storici palazzi, piccole edicole dedicate a santi le cui effigi, rovinate dal tempo e dalle intemperie, sono oggi poco visibili, ma soprattutto chiese. Ciò che mi colpì sin dall'inizio fu, per l'appunto, il gran numero di chiese sparse per la città, a testimonianza di un fervore religioso che ha certamente profonde radici nel tempo passato di Treviso e che ha regalato alla sua storia antica e moderna edifici di culto, alcuni imponenti ed altri meno, che costituiscono gli scrigni di meraviglie artistiche e storiche che oggi fortunatamente possiamo ancora ammirare. 

Più tardi trovai lavoro in una ditta che si occupava di restauro di edifici storici ed artistici ed ebbi modo di conoscere meglio, sorretta dall'esperienza e dalla conoscenza del titolare e dei collaboratori, la storia di molte di queste chiese. Ogni quartiere di Treviso (ma non solo, anche le porte urbiche) è dedicato ad un santo e spesso ha la sua rispettiva chiesa; e così abbiamo San Francesco, San Liberale, San Nicolò, San Zeno e via dicendo. Una delle chiese più belle, oltre al Duomo, è certamente la chiesa di San Francesco di cui vorrei qui narrare brevemente la storia, che è anche profondamente legata al culto di Sant'Antonio da Padova. Fra Antonio Sartori, nel 1978, così descriveva la Chiesa: "Il bel San Francesco di Treviso, eretto dai Minoriti intorno al 1216, officiato dai frati conventuali fino alla soppressione del 1806 (da parte di Napoleone, che lo trasformò addirittura in stalla per cavalli ndr.), fu da loro ripreso il 24 ottobre 1928. Nel 1807, suddiviso dagli Austriaci in tre piani, fu adibito a caserma, deposito, uffici. Dopo il radicale restauro del 1924, a opera dell'Associazione per il patrimonio artistico trevigiano e gli ulteriori lavori ed arricchimenti dal 1933 al 1951, è ritornato al primitivo splendore divenendo un vero centro di spiritualità."

In effetti, a distanza di decenni, il tempio ha ancora un forte richiamo non soltanto per i trevigiani, che lo definiscono il loro "Pantheon", ma altresì per i fedeli delle città vicine e da qualche anno anche per i turisti. Le maggiori famiglie trevigiane ebbero una propria cappella in questa chiesa: oltre alla grandiosa arca dei Da Camino, si possono ricordare le scomparse tombe dei Bonaparte, dei Brandolini, dei Coderta, dei Rovèr, dei Rinaldi, dei Sugana, dei Calandri. La Messa vespertina della domenica è spesso accompagnata da gioiosi canti intonati dal coro e dall'organo a canne Mascioni opus 798, costruito nel 1960, che si trova nel braccio di destra del transetto. Ma quando le luci si spengono, l'organo tace ed i fedeli scemano lentamente verso l'uscita, le ampie navate sprofondano nel silenzio e nella penombra ed il visitatore può godere indisturbato della quiete all'intorno, ammirare le opere d'arte ed immergersi nell'atmosfera odorante d'antico che lo condurrà, in un attimo, nel passato mentre da ogni dove emerge la presenza dei Santi Antonio e Francesco.

Questo tempio è ammirato da molti per il raccoglimento e la preghiera che ispira ed offre, pur essendo maestoso, un alto senso di spiritualità grazie anche alla particolare cura dedicata dalla comunità reggente formata da sette religiosi e guidata da frate Andrea Massarin ex cerimoniere della Basilica di Padova. Sono estese le vicende di questo mirabilissimo monumento francescano, cui era adiacente il distrutto convento e che nei secoli rischiò di sparire,. E' situato in una tranquilla zona della meravigliosa Treviso, circondata da antiche mura all'interno delle quali abbondano ridenti corsi d'acqua e splendidi palazzi le cui facciate ancora oggi restituiscono frammenti dei meravigliosi affreschi di un tempo. Ai frati è stato riconsegnato l'uso del chiostro, anche se l'intero patrimonio architettonico appartiene al Comune. La chiesa si estende con la sua lunga architettura, ed è provvista di un alto campanile. L'abside, stupenda, insiste su piazza San Francesco. La facciata dà su Viale Sant'Antonio da Padova, una via alberata che costeggia un lato del convento, circondato da mura. Al termine della cinta possiamo trovare un bel capitello entro il quale vi è un'antica statua dedicata a Sant'Antonio "dottore evangelico". Il tempio è in stile gotico, con piedicroce coperto da un tetto a carena di nave, simbolo della Chiesa, in mattoni faccia vista sui quali spiccano trecenteschi affreschi di Tomaso da Modena e discepoli. In fondo l'abside, con l'altare maggiore in marmo della Verna dal quale vigila sulla Chiesa un mirabile Crocifisso in legno.

Gli Altari minori sono dedicati all'Immacolata, all'Addolorata, a Francesco, ad Antonio Abate e a San Giuseppe. Nella chiesa di San Francesco riposano anche i resti di Pietro Alighieri – figlio del sommo poeta Dante, morto a Treviso nel 1364 durante un soggiorno in città - e di Francesca Petrarca, morta di parto nel 1384, moglie di Francescuolo da Brossano e figlia di Giovanni Petrarca. Oggi la chiesa si presta altresì egregiamente, in ragione della sua eccellente acustica, all'esecuzione di concerti di musica classica e moderna, specialmente nel periodo natalizio. Accanto all’ingresso laterale, tra due piante di ulivo, è stata posta la scultura in bronzo di San Francesco che invola la colomba della pace (opera dello scultore contemporaneo Roberto Cremesini): un richiamo per tutti i passanti a vivere nella pace e a farsi portatori di pace tra gli uomini.

Di questi tempi possiamo soltanto ardentemente sperare che sia così.
Buona visita!

Monica Zuccato, Treviso 23/10/2018 #qzone.it

 

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