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20200319 MZ Cimitero San LazzaroPotrà sembrare strano al lettore ciò che affermo, ma una delle mie grandi passioni sin da piccola sono sempre stati i cimiteri monumentali.
Non già per una sorta di mio inquietante, anomalo interesse per la morte, ma per la miriade di informazioni e "tesori" artistici e storici che è possibile trovare all'interno di essi. Di per sè un cimitero può suscitare di volta in volta al visitatore sentimenti di angoscia, pace, sollievo, inquietudine ... dipende dalla ragione per cui ci si trova all'interno di esso.

Nella mia vita ho visitato molti cimiteri monumentali, in giro per il mondo, ma uno dei più belli che abbia mai visto è il Père Lachaise a Parigi, mentre uno dei più commoventi è sicuramente il Sacrario di Redipuglia a Fogliano Redipuglia, in provincia di Gorizia. Nell'un caso e nell'altro si tratta di cimiteri famosi in tutto il mondo, visitati ogni anno da milioni di turisti, ma ve ne sono molti altri. Il Père Lachaise ad esempio, che ho avuto modo di visitare innumerevoli volte, ospita personaggi famosi dell'arte, della storia e, in tempi più recenti, dello spettacolo; per citarne solo alcuni Marcel Proust, Oscar Wilde, Maria Callas (solo un cenotafio), Jim Morrison, Edith Piaf, Gilbert Becaud.

E' disseminato di tombe monumentali che, all'epoca della loro costruzione, dovevano essere imponenti ma che oggi giacciono abbandonate e senza più manutenzione in rovina, perchè di quelle famiglie patrizie che le vollero per ricordare ai posteri la loro grandezza, anche nella morte, di vivente non vi è più alcuno. Uno dei particolari che più mi ha colpito di questo imponente cimitero è certamente il gran numero di gatti che vi si aggira. Sono bellissimi e forse frequentano il cimitero di Père Lachaise ben sapendo che, colà, pochi umani oserebbero disturbare la loro quiete. Nelle sezioni poco visitate dai turisti si aggirano sinuosi e furtivi tra le tombe, unici e indisturbati visitatori e li si può scorgere da lontano.

Quando, circa vent'anni fa, mi trasferii dal Friuli in Veneto, uno dei primi cimiteri monumentali che volli visitare fu quello di San Lazzaro a Treviso, e fu una piacevole scoperta. Vi andai una domenica pomeriggio accompagnando il gruppo di catechismo di mio figlio, che all'epoca si stava preparando alla Prima Comunione. Lo scopo del catechista era quello di avvicinare i bimbi al mistero della Morte approfittando del periodo pasquale, celebrato nella tradizione Cristiana con il rito della rievocazione della Passione, che ripercorre la sofferenza di Cristo, la sua Morte e Resurrezione. Di qui la visita ai "sepolcri" di San Lazzaro; ma non fu una visita pesante come avrebbe potuto sembrare, tutt'altro. Il catechista guidò i bimbi tra le varie sezioni del cimitero, citando i personaggi ivi sepolti, compresa la sezione ebraica, ed illustrando le differenze tra le varie culture e religioni nella commemorazione dei defunti.

Una sorta di viaggio tra storia, civiltà e religione che interessò moltissimo anche me, appena arrivata a Treviso, che poco conoscevo della storia del cimitero monumentale. Per dare alcune informazioni di carattere generale e storico, il cimitero di San Lazzaro si sviluppa a Sud di Treviso, su una superficie di circa 140.000 metri quadrati ed è, in ordine di estensione, il più grande cimitero cittadino.  Venne aperto nel 1848 ed il viale di accesso all'ingresso principale dà sulla strada statale 13 Pontebbana, in questo tratto denominata "Terraglio", che collega Treviso a Venezia. La località di San Lazzaro deve il suo nome al "Lazzaretto" qui sorto nell'anno 1213 per la cura dei lebbrosi e per un periodo gestito dai Frati Minori "Osservanti".

Con l'ospedale sorse un piccolo nucleo abitato denominato "San Lazzaro della Girada" il cui nome deriva dal veneto "girada" cioè "svolta, girata" poichè, essendo questa in origine una zona paludosa ed impraticabile, veniva evitata dai passanti che arrivando al suo limitare erano costretti a svoltare e tornare indietro. Come noto, alla fine del XVIII secolo si iniziò a dibattere sull'opportunità di continuare a tumulare i defunti all'interno delle mura cittadine. Le personalità illustri del clero, della nobiltà cittadina, venivano usualmente tumulate all'interno di chiese e conventi, mentre la popolazione veniva invece sepolta nei camposanti attorno alle chiese (ne sono un esempio a Treviso i resti del cimitero entro le mura di cinta della chiesa di Santa Bona Vergine, o l'antico cimitero della Chiesa di S. Angelo).

Ma le sommarie chiusure non certo ermetiche, il sovraffollamento delle tombe e le necessità di frequenti ricambi dopo un anno davano luogo ad insopportabili miasmi; perciò si maturò la convinzione che tale pratica costituisse un pericolo, dal punto di vista sanitario, per la popolazione. Fu l'amministrazione napoleonica a inizio 800 ad imporre l'allontanamento delle tombe dalla città, in questo modo togliendone il monopolio al clero e di fatto imponendo regolamenti laici. I decreti napoleonici vennero rapidamente attuati con la rimozione di tutte le salme da chiese e conventi cittadini e le ossa – che in molta parte andarono disperse – furono inumate in fosse comuni parrocchiali suburbane. Nel gennaio 1809 venne aperto il nuovo cimitero comunale, ubicato in un'ansa del Sile a valle dell'agglomerato urbano di Treviso, in un luogo "basso e paludoso" in prossimità dei lazzaretti dove nei secoli precedenti erano stati isolati e sepolti i morti di peste.

Cambiarono anche le modalità di trasporto delle salme: mentre in precedenza venivano trasportate a braccia, ora si utilizzava il carro funebre comunale effettuando il trasporto generalmente al mattino "non meno di un'ora prima del levar del sole" e nel corso della notte per i morti di malattie contagiose. Ma il cimitero "dei Lazzaretti" non piaceva ai trevigiani, che già dal 1810 cominciarono a contestarne l'ubicazione; fu così che dopo una serie di vicissitudini ed il passaggio all'amministrazione austriaca, nel gennaio 1829 l'ing. Gaspare Petrovich presentò il progetto del nuovo cimitero "nella parrocchia di San Lazzaro, al confine con quella di Sant'Antonino", cui si avrebbe avuto accesso dal Terraglio.

I tempi di realizzazione del progetto furono purtroppo lunghi, anche a causa dell'epidemia di colera del 1836; solamente nell'anno 1848 si approdò all'apertura del nuovo cimitero di San Lazzaro ed all'abbandono ufficiale di quello dei Lazzaretti, dove però continuarono a permanere gli ebrei. Il progetto per la radicale ristrutturazione del Cimitero Monumentale di San Lazzaro, a cura degli ingegneri Santalena e Tombola, fu approvato nel 1889. Fulcro centrale del cimitero sarà la bella chiesetta che ancora oggi possiamo ammirare, dalla quale si dipartono le due braccia del portico lungo le quali sono ubicate le cappelle di famiglia.

La struttura in stile romanico è in mattone rosso, con fregi e colonnati in pietra bianca e decorazioni dei colonnati in fasce alternate di pietra bianca e nera. Vengono abbattuti i muri che separano il cimitero vero e proprio dalle aree che ospitano le sezioni dei militari, dei suicidi e dei non battezzati, riuscendo finalmente ad ottenere l'approvazione della popolazione e facendo pertanto del cimitero di San Lazzaro il Cimitero di Treviso.

Il cimitero monumentale di Treviso

La parte più antica del Cimitero Monumentale è divisa in aree, come dicevo, che ospitano alcune categorie di defunti: dai militari, agli ecclesiastici, ai notabili della città e con il trascorrere dei decenni è stato poi ampliato. E' possibile richiedere all'ingresso, negli orari d'ufficio, informazioni sull'ubicazione delle tombe dei personaggi illustri. Tra questi, ad esempio, possiamo annoverare l'Abate Luigi Bailo (1835-1932) : insegnante di liceo di vasta erudizione e animatore dell'Ateneo trevigiano fu anche direttore della Biblioteca Comunale di Treviso dal 1878 fino alla sua morte. Fondatore e primo direttore del Museo Civico di Treviso una sede del quale (il Museo Bailo) è oggi intitolata a suo nome, nonchè dell'Archivio Storico comunale.

E' sepolto nel cimitero di San Lazzaro accanto al pittore Luigi Serena (1855-1913). Lo scrittore trevigiano Giovanni Comisso (1895-1969), che – pochi lo sanno – è anche nipote del dimenticato Generale Tommaso Salsa, pure sepolto a Treviso. Il pilota motociclistico e automobilistico italiano Tomaso Omobono Tenni (1905-1948) cui è pure intitolato lo stadio cittadino di Treviso, che gareggiò con Moto Guzzi e Maserati. Il pittore Gino Rossi (1884-1947) perito nel manicomio di Sant'Artemio e tra i più grandi artisti dell'arte moderna italiana e, sopra di lui, la lapide di certa Anita Garibaldi, che da anni alimenta la curiosità generale per il nome storico (e la mancanza di un solo fiore).

Degno di nota è il mausoleo dei partigiani: due lastre di cemento che formano una piramide aperta verso l'alto ricordano i trevigiani caduti durante la guerra di liberazione.  Su di una sono riportati i nomi e le foto dei 56 partigiani di Treviso uccisi durante la Resistenza, sull'altra i nomi dei 5 partigiani morti all'estero, dei 17 soldati del Regio Esercito Italiano morti dopo l'8 settembre opponendosi all'invasione tedesca, dei 4 soldati del Corpo Italiano di Liberazione (CIL) morti risalendo la penisola con gli alleati e dei 39 militari morti nei lager tedeschi. Il monumento si trova nell'area del Campo del Tricolore e due targhe in bronzo ricordano le associazioni che hanno voluto l'opera: ANPI, AVL, ANEI e i suoi realizzatori.

Vi è poi una zona a terra dedicata alle tombe dei bambini, con piccole croci e pupazzi appartenuti ai piccoli defunti, una delle parti più commoventi. Come in molti cimiteri monumentali cittadini vi è una parte ebraica, commovente anch'essa, sulle cui tombe si possono ritrovare i caratteristici sassolini. Li lasciano familiari e visitatori dei defunti. Nella tradizione ebraica si usa porre un sassolino sulla tomba che si onora anche se non si è mai conosciuto il defunto, usando la mano sinistra. Ciò per dimostrare che qualcuno ha visitato e osservato la "mitzvah", il comandamento (di onorare i defunti). Non si usa, nella tradizione ebraica, lasciare fiori sulle tombe.

Tempo fa venne realizzato un reportage fotografico ed un'inchiesta giornalistica sul Cimitero Monumentale di San Lazzaro. L'obiettivo era concentrare l'attenzione pubblica sulle numerose tombe antiche e gentilizie in stato di abbandono, per le quali il comune è perennemente alla ricerca di eredi delle antiche famiglie, dei custodi delle lapidi di famiglie di cui si è persa traccia, annerite dal tempo e dall'incuria, invase dal muschio di anni trascorsi senza attenzioni e cure, senza un fiore o una carezza su fotografie in bianco e nero oramai sbiadite. Il servizio ha documentato lo stato di abbandono in cui versano alcune cappelle gentilizie nel lato nord della parte più antica del cimitero maggiore ed i sepolcri di alcuni illustri personaggi della storia trevigiana: pittori, artisti, avvocati, industriali di cui oggi non ci sono eredi. Ma sono solo una parte dei tantissimi sepolcri antichi nascosti nell’architettura del vecchio camposanto cittadino.

L’ala nord, a sinistra entrando dal cancello principale, e la prima parte dell’ala ovest a destra dell’ingresso nascondono infatti due tunnel sotterranei. Vennero costruiti quando si posero le prime pietre del San Lazzaro e corrono lungo tutto il muro di cinta passando sotto le cappelle di famiglia. Il primo, a sinistra dell’ingresso, si estende per un centinaio di metri, mentre il secondo è meno esteso. Sono fatti allo stesso modo: scavati per due metri, illuminati da minuscoli varchi di luce a livello terra, stretti tra una parete di muro a mattoni e un’altra di tombe antiche, molte risalenti all’Ottocento, alcune occupate, altre sono rimaste vuote. Sono le tombe dei vecchi trevigiani, persone semplici e nobili, anziani morti di vecchiaia, gente perita per malattia, bimbi uccisi da mali in culla o dagli stenti di un periodo di guerra.

Sono tutti loculi oggi irraggiungibili, a parte quelli al di sotto delle cappelle gentilizie; i tunnel infatti sono divisi in stanze chiuse. Quelle al di sotto delle cappelle di famiglia si possono raggiungere tramite una botola nascosta sotto al pavimento delle cappellette e custodiscono le tombe dei membri della gens. Le altre, quelle nelle stanze chiuse, non hanno più varchi d’accesso. Quelli che c’erano sono stati murati dopo le ultime sepolture dei defunti i cui nomi sono stampati sulla lastra di cemento che corre lungo le mura del cimitero. Il tunnel delle tombe dimenticate è il luogo più segreto e silenzioso del cimitero. C’è spazio solo per la memoria, ammesso che ci sia ancora qualcuno a ricordare chi è nascosto lì.

Concludo qui questo lungo viaggio all'interno del Cimitero Monumentale di San Lazzaro a Treviso con l'auspicio di non avere rattristato od annoiato il lettore, non era mia intenzione. Spero invece di averlo potuto incuriosire ed invogliare ad una visita, breve o lunga che sia, alla scoperta di questo luogo antico dove una parte della storia di Treviso è incisa nel tempo e nella pietra. Non rattristatevi e pensate a questo luogo come alla testimonianza di molte, moltissime vite come la vostra, di grandi uomini e di persone semplici, tutti meritano di essere ricordati.

"Noi eravamo come voi, voi sarete come noi"
(iscrizione all'ingresso di molti cimiteri)

Monica Zuccato, Treviso 18/03/2020 #qzone.it

Per le notizie storiche : Di acuto fiero morbo Trenta lapidi del Cimitero di S. Angelo sul Sile (coperte di rose) Camillo Pavan

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