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20230510 VM tre pianiTre piani è un film di Nanni Moretti che, ci dice Wikipedia, per la prima volta non trae spunto da un soggetto originale, bensì si basa sul romanzo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo. (rif. 1) Non andrò a citare tutti i numerosi attori che si alternano nella scena che ruota attorno ad un'unica palazzina borghese di Roma dove, nei tre piani della struttura, famiglie e vissuti personali si intrecciano e si dipanano nello scorrere del tempo. Sono più storie che vengono sviscerate dal regista toccando più argomenti, e lungo mi sarebbe citarle tutte, ma dove appaiono temi quali la giustizia o, forse è più corretto dire, si cerca di capire “cosa sia giusto”. Anche lo scottante

tema della pedofilia è tratteggiato con cura e in modo per nulla banale. Non manca il tema dell’amore, delle difficoltà che le relazioni familiari, affettive e interpersonali creano, e si tocca anche il tema dei legami tra generazioni differenti, intrecci che a volte paiono sereni, altre volte complicati. 

Evidenzio che il tutto è sviluppato proponendo evoluzioni temporali, non si tratta quindi di una “foto istantanea”, ma concetti e opinioni che mutano con l’evolversi dei vissuti, i quali non restano mai stabili, ma si trasformano nei lustri, a volte consegnando risposte, altre volte cancellando inossidabili certezze. E’ un film lento ma intenso, dove, come è caratteristica del regista, i dialoghi sono particolarmente importanti. Mi fermo qui con la descrizione che volutamente non accenna alla trama, per non perdermi in un mare di parole, e non esprimo commenti specifici, lasciando al lettore la libertà di individuare "il messaggio" che pare lui sia insito in questo lavoro. Posso però dire subito che trovare un “affermazione”, una qualche “certezza” richiede attenzione da parte del fruitore di questa pellicola e quindi non è un film “leggero”. E’ un film per “intellettuali”; non perchè chi lo vede debba essere laureato, ma perchè l’osservatore deve memorizzare ciò che viene proposto, per poi collegarlo con quanto si sviluppa... Insomma è richiesta attenzione e non è un film da osservare mentre si stirano le camicie...

Apro ora una parentesi discutibile, stimolata anche dal mio ultimo articolo (rif. 2) dove critico la sinistra sostenendo, in bella sostanza, che questa frase, questo epiteto è fuorviante: oggi la sinistra tutela i capitalisti e l’alta borghesia, ed Elly Schlein ne è l’ultima conferma. Nanni Moretti è un intellettuale (e un artista) che non ha mai nascosto la sua posizione politica ed è famoso per l’affermazione che rivolse alla classe dirigente dell’epoca “D’Alema di qualcosa di sinistra…

Bene: alla luce di questo preambolo chiedo: possiamo definire questo “un film di sinistra”? Si pone il problema di capire cosa caratterizzi un “film di sinistra” e qui mi affanno nel cercare una risposta. Forse un film "di sinistra" dovrebbe parlare del tema del lavoro (assente in quest’opera) delle retribuzioni, dell’impegno sociale e della militanza politica… Tutti temi esclusi da questa pellicola. Un autore di sinistra però è, forse, anche un autore che esprime dei dubbi, che si pone in modalità critica verso la vita e le sue sfumature. Magari sbaglio, ma avere idea chiara dei confini che dividono “il giusto dallo sbagliato” ciò che si deve fare da ciò che non va fatto, è un atteggiamento che riconduco a destra e in tal senso due dei protagonisti della pellicola, Lucio Polara, (interpretato da Riccardo Scamarcio) e il giudice Vittorio Bardi (interpretato da Nanni Moretti) paiono caratterialmente due buoni esempi di questa chiarezza di vedute, paiono due icone dell'essere di destra! Uno è decisamente contrario alla pedofilia, mentre l'altro, un giudice, si dimostra integerrimo anche nei confronti del figlio che si è macchiato di un omicidio! Ambedue questi personaggi sanno che cosa si deve fare e con fermezza difendono le loro idee. Lo scorrere dei fotogrammi toglierà certezze a chi visiona il film circa la corretta visione delle cose dei due protagonisti.

La sintesi di questa parentesi che ho aperto è che questo film “qualcosa di sinistra” probabilmente lo esprime, poco, ma di questi tempi il poco è meglio di niente. Quest’ultima riflessione apre un interrogativo per il lettore oltre che per me che ho sollevato il problema: ha senso individuare i confini di quel insieme che include cosa sia di sinistra, (anche dal punto di vista artistico) e cosa non lo è? Perché poi tutte le famiglie analizzate da Moretti in questo film, sono dei borghesi e di certo non raccontano della classe operaia o degli immigrati (gli esclusi). D’altra parte non è che chi è di destra si riconosce perchè è una persona decisa mentre chi è di sinistra non lo è … Chiudo con un ulteriore interrogativo, Giorgio Gaber ha il merito di aver con forza, dal punto di vista artistico, posto il problema di “Che cos’è la Destra, cos’è la Sinistra?” Lo stesso Gaber era un autore di destra o di sinistra? Dopo queste chiacchiere fumose un'affermazione chiara la voglio esternare: Tre piani è forse il film di Nanni Moretti che più mi è piaciuto tra quelli suoi che ho visionato.

Mirco Venzo, Treviso 03/05/2023 #qzone.it

Rif. 1 https://it.wikipedia.org/wiki/Tre_piani
Rif. 2 http://www.qzone.it/index.php/q-themes/mirco-venzo/909-shakespeare-e-schlein

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