Un altro messaggio dal cielo
Sono qui
Mi sentii stanca, d'improvviso.
Le dita lunghe ormai fragili
erano petali colorati di rosso
e le braccia steli invisibili.
I palmi rivolti a quel cielo
che forte tra il canto celeste
chiamava il mio nome.
Il corpo a me sconosciuto
d'un tratto si fece leggero
e vidi la sua trasparenza.
Era come un soffio d'aria
un alito di vento tiepito
un sussurro di voce lieve.
Sollevai la mano tremula
per cercare di afferrarmi
e scivolai via, troppo in fretta.
Fu un attimo d'eterno
il secondo che tutti temono
ed ebbi paura anch'io.
Il mio corpo non era mio
e tu lì a testa china
eri l'essenza dell'assenza.
E io ero lì. Senza di me.
Riconobbi allora tutto
anche quella trasparenza
che era sostanza viva.
Sentii dentro la luce
nel petto batteva lei
e scaldava quel gelo
di una stanza lasciata.
Riuscivo a vederti bene
perché ero proprio lì
nel tuo pianto muto...
e al cielo lo cantai.
Fu il mio dono all'Eterno
che mi avvolse caldo
in un paterno abbraccio.
Per qualche momento tu...
ed io... un unico pianto.
I miei occhi iridescenti
si posarono su di te
e tu che eri "il mio Gino",
eri... eri lì a capo chino.
Su quel letto disfatto
io non c'ero ormai più
ma sapevo di esistere,
ancora e ancora e ancora.
Mi sentivo viva!
Da quel giorno diverso
da tutti i giorni passati
io non ho smesso di essere.
Mio Gino, chiamami.
Mio Gino, cercami.
Io risponderò con voce d'altri
e mi troverai ovunque.
Ma sarò io,
e tu mi riconoscerai.
Dal cielo ancora canto
nella luce trasparente
il mio amore per la vita
i mio amore per te...
Sono l'iride dei tuoi giorni
non lo dimenticare.
Sono una piccola libellula
che non può più morire...
Gino mio, ti amerò sempre.
Cercami nella gioia:
lì io ci sono...
Non nel dolore:
da lì me ne sono andata.
Per sempre...
La tua Marisa
Al caro Gino, un altro messaggio dal cielo.
Arianna Bidoli Anselmi
Nella foto una spilla di Marisa, che conservo io.
Lei, libellula che non può più morire.