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20190104 MZ Redipuglia

 

Candidi gl’imponenti marmi arsi dal sole
ove solinghe lettere di bronzo
come sperdute allodole
tracciano nomi d’uomini
Il breve passo terreno
alcuno più ricorda
ché lacrime di madri lacerate
pietosa, ignota mano seppellì
nel rotolar del Tempo
Povere spoglie prigioniere dell’immenso
fors’ancora incredule
della Vita defraudata
dell’Amor perduto, dell’Onor sciupato
d’un ritorno.
E nel silenzio che spaventa
par d’udire la risposta
“Presente!” d’uno e d’uno
al muto appello della morte
Alto vaga lo sguardo
fino a scoprir la croce
né s’arrende a che sian tanti
e tanti
E TANTI.

Oggi, svagati viaggiatori
scrutano le date
Numeri
Come imaginar i verdi cuori
d’ignari giovani
forti, vigorosi
in quest’ingrato tempo
privo di valore ?
Pensar che tante Morti
il passo nostro sciolsero col sangue
dell’Ideale
Meglio gettar pensieri tra i gradoni,
muover a compassione il cuore

ma con moderazione
e poi voltar le spalle.

Ma, di lassù, vegliano LORO
la Pace conquistata
la Patria Amata
Difesa
Perduta
Sussurrano nel vento il Sacrificio
mentre cala il giorno
“Presenti !”
Ancora.
E sempre
E per l’Eternità.

 

Monica Zuccato 16.03.2001
"Al Sacrificio di Coloro che perirono per la Libertà"

Aggiunge l'autrice a chiarimento della sua opera alla redazione di Qzone: "Si tratta di una poesia scritta nel 2001 dopo una visita al sacrario di Redipuglia. Sono particolarmente sensibile all'argomento dei due conflitti mondiali, soprattutto mi interessa l'aspetto umano annoverando in famiglia un nonno cavaliere di Vittorio Veneto e familiari deportati, caduti e dispersi in Russia.
Ho scritto questa poesia sull'onda emotiva della visita al sacrario, imponente e - oserei dire - impressionante per il numero di caduti ivi sepolti. Un luogo che merita una visita ed una seria meditazione sui fatti che occorsero allora e che hanno cambiato per sempre il corso della storia e di molte vite. Chi visita il sacrario militare di Redipuglia (Gorizia), dove riposano le salme di 100 mila caduti della prima guerra mondiale, è costretto a fare i conti con una parola, scolpita a caratteri cubitali infinite volte, sulle alzate dei gradoni. La parola in questione è «presente», che nel gergo militare corrisponde a «sono pronto», «eccomi», «a disposizione».
«Presente» è solo una delle parole di guerra che ci vengono riconsegnate, un secolo dopo. Ogni famiglia, poi, ha le sue, se i componenti hanno avuto la possibilità o la saggezza di sedersi ai piedi dei nonni per ascoltare i loro racconti ed io sono una di quei bambini. Perché non c’è famiglia che non sia stata in qualche modo toccata da quanto avvenne tra il 1914 (per noi italiani il 1915) e il 1918. Ciò che è accaduto può ritornare se non vigiliamo e non collaboriamo, tutti insieme, al ricordo ed alla diffusione di fatti, testimonianze, ricordi che possano far comprendere alle nuove generazioni quanto sia terribile - e come sia un'inutile strage - la guerra".

 

 

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