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20170802 MF CetaSe entrerà in vigore il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) con il Canada, potremo dire addio all’Asiago e al Parmigiano. Come al solito per favorire l’interesse di pochi grossi industriali, si penalizzano gli interessi di migliaia di piccole e medie aziende, in particolare aziende agricole. Purtroppo i nostri governanti millantano il paese di ben godi, ma non dicono che è solo per pochi, la cattiva informazione di regime impedisce alla maggioranza di venire correttamente informata.

Per i canadesi due condizioni erano pregiudiziali per l’approvazione del trattato: l’apertura dei mercati europei ai prodotti agricoli nordamericani e la garanzia sugli investimenti delle imprese attraverso arbitrati extragiudiziali. Calenda sostiene che bisogna fidarsi della controparte e di chi fa la trattativa. Ma l’errore è proprio nell’idea che si possa scambiare l’azzeramento dei dazi di cui beneficeranno le Pmi italiane, di per se positivo, con l’invasione di grano che ha avuto trattamenti intensivi con glifosate, vietato in Italia, di formaggi e salumi dai nomi fintamente italiani, di carni sottoposte a trattamenti con ormoni per l’accrescimento vietati da noi.

Come accade sempre si sostituisce e si confondono concetti come quantità (abolizione dei dazi) con qualità (prodotti e procedure di produzione qualificate). La produzione italiana è una produzione di qualità a differenza delle produzioni nordamericane qualitativamente scadenti. Fonti ISTAT ci dicono che su 4.263.000 imprese 4.065.849 impiegano meno di 10 dipendenti, e solo 3.378 impiegano più di 250 dipendenti, le altre variano tra i 10 e i 249 dipendenti. Le aziende italiane che esportano in Canada sono 13.147 lo 0,03% del totale, sono aziende consolidate nel mercato Canadese.

Per contro l’apertura del mercato europeo alle produzioni agricole canadesi rischierebbe di inondare di parmesan prodotto dai colossi agricoli americani i mercati del nord Europa, con una riduzione delle esportazioni in quelle aree che sono i nostri maggiori partner commerciali. Le piccole e qualificate produzioni italiane non hanno bisogno della riduzione dei dazi, non hanno bisogno di accordi che tuteli gli interessi delle multinazionali, hanno bisogno di una politica industriale che le sostenga, di un sistema paese che funzioni, mi chiedo quando i nostri governanti inizieranno a fare gli interessi dell’Italia, forse dovremmo mandarli in Erasmus in Francia a imparare. Per un piatto di lenticchie stanno svendendo la nostra agricoltura.

Tre presidenti di regione, Zingaretti, Emiliano e Zaia hanno espresso il loro dissenso all’approvazione del CETA. Uniamoci mandando mail di protesta a tutti i parlamentari veneti, soprattutto a: Onorevole Presidente del Consiglio, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Onorevole Ministro Calenda, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Onorevole Ministro Martina, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Evitiamo che il Senato in agosto approvi il CETA alla cetichella, come al solito.

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