Cerca

20240222 VM adio al nubilatoFrancesco Apolloni è il regista, ideatore del soggetto e sceneggiatore, in questo caso con la complicità di Fabrizio Nardi del film Addio al nubilato, (rif. 1), uscito nel 2021. E’ un lavoro interessante, dal mio personale punto di vista, perché rappresenta, senza tanto darlo a vedere, o senza che questo sia stato rilevato dalle critiche che ho potuto leggere, una bella rappresentazione e della filosofia liquida di cui spiegava Zygmund Bauman (rif. 2) e della filosofia gender (rif. 3) che dicono stia venendo diffusa. Cinque amiche che si frequentavano al liceo, dopo svariati lustri vengono radunate da Chiara Gentile (interpretata da Antonia Fotaras) per festeggiare l’addio del suo nubilato. Al raduno partecipa Vanessa (interpretata da Chiara Francini),

quarantenne, sposata con una figlia. Non ha un lavoro definito Vanessa, che nonostante l’età non più giovane è ancora un'aspirante attrice. (rif. 4). Avrò modo di riprendere la figura di Vanessa, centrale nelle mie valutazioni generali.

C’è poi una fotografa, Linda (Laura Chiatti), una "life coach", Eleonora (Antonia Liskova, attrice slovena naturalizzata italiana) e per finire Akiko,(Jun Ichikawa attrice e doppiatrice giapponese naturalizzata italiana), una seguace di Baba Yogi. Le ragazze sono radunate in una lussuosissima suite d’hotel, ompletamente spesate, e per spostarsi usufruiscono di una limousine dalle dimensioni spropositate, guidata da uno chauffeur americano con tanto di divisa, l’uomo naturalmente è giovane ed intrigante; tutto questo bendidio è offerto da Chiara, la “sposa”. La loro ex compagna di liceo ha fatto molti quattrini trafficando con i Bitcoin e vive a San Francisco, negli States.

Società liquida, scrivevo ed ecco una definizione trovata in rete utile per collocare il mio punto di vista: “La "società liquida" ha perso i valori del passato, le tradizioni degli antenati, i principi che guidavano le generazioni precedenti. Nel inquietante quadro descritto da Bauman, viaggiamo privi di strumenti di riferimento, verso una meta che non conosciamo, senza sapere nemmeno quanto durerà il viaggio”. Teniamola presente questa definizione che ci serve per orientare tutto il film.

Il primo valore di riferimento in passato era “il lavoro”, la base che dava sicurezza economica, ma anche collocazione sociale ed equilibrio personale: due delle protagoniste però non stanno lavorando, Vanessa e Akiko, mentre altre due non campano grazie a lavori tradizionali, ma grazie alla rete. Eleonora, donna in totale disequilibrio, dispensa consigli su “come vivere” riuscendo a farsi anche remunerare. E' sempre grazie alla rete che Chiara ha potuto far soldi, orientandosi nel mondo delle criptovalute. L’unica che fa un lavoro “tradizionale” è la fotografa Linda. In sintesi la situazione lavorativa, nel complesso, delle cinque amiche non pare molto tradizionale, ma tra i valori di riferimento “tradizionali” cui fa riferimento Bauman sicuramente un posto centrale ce l’ha la famiglia; è il porto da cui salpare e la meta dove arrivare, se vogliamo è questo che garantisce alla società tutta un futuro, non solo fisico, ma anche culturale, una trasmissione di valori…

Ora, se Chiara a quarant'anni ha deciso di sposarsi, Linda, nonostante il suo indiscutibile sex appeal, non ha ancora nulla di ufficiale e definito, mentre Eleonora, che guadagna dando consigli agli altri su “come vivere”, raccatta avventure occasionali qui e lì (si direbbe sesso mordi e fuggi), ma anche per lei sembra a chi guarda il film, la situazione sentimentale sia fondata sul “vuoto” al punto tale che nel momento del bisogno chiede aiuto al tigre (Fabrizio Nardi) un uomo conosciuto poche ore prima e che s’era scopato senza neppure bisogno di un letto…

Non parliamo poi di Akiko che si ritiene “un fenicottero” e deve cercare per accopiarsi “un pinguino”, questo in base agli insegnamenti ricevuti dalla filosofia cui si ispira, la traduzione di tutto ciò è che anche per lei di relazione e di famiglia tradizionale, non se ne parla. Pure Vanessa, sposata, è da considerare una single; il suo matrimonio è una nave affondata, ma sarò più dettagliato in seguito, per il momento posso solo aggiungere che l’aspirante attrice deve anche sistemare un problematico rapporto con la figlia. Entriamo ora nell’idea di base che unisce le quattro amiche protagoniste del film (la quinta, Chiara, sarà l’ultima ad unirsi al gruppo, e sarà un colpo di scena…). 

In questo addio al nubilato, come in tutti gli addii al nubilato l’imperativo è divertirsi! Uno degli strumenti utili per centrare questo obiettivo è l’assunzione di alcool e sottolineo che spesso nella pellicola le ragazze (donne) non usano i bicchieri ma bevono “a canna” direttamente dalla bottiglia. Significativo è il fatto che tra esse l’unica a non avere eccessi pare essere Akiko, che segue fedelmente i precetti del suo guru, ma il suo distacco dal sesso e le regole cui si attiene relative a cibo e bibite, sono motivo di velata derisione unito da un pizzico di compassione da parte delle sue “amiche”: Akiko non sa “vivere”, pare sia l’idea che le altre donne pensano… 

Per divertirsi quindi è importante l'alcool, osservando il film pare che anche un altro elemento stabilisca o elevi il livello della “goduria”: è il lusso! Sperperare denaro pare sia inebriante, faccia sballare, dia piacere! Non si spiega altrimenti perchè abbiano maltrattato la suite che le ospitava, dove portano finanche un porcellino che farà disastri. Il messaggio non detto pare essere il seguente, “io c’ho i soldi, e faccio un po’ quel che mi pare, perchè posso permettermelo, se tu non puoi fare altrettanto, so “cazzi tua”. Non è un caso se Eleonora si vanta di vestire griffato ed in un passaggio del film l’idea della chirurgia estetica era presa in considerazione quando le ragazze andavano ancora al liceo: il fisico va ritoccato anche col bisturi, bisogna apparire “belle” e il valore delle ragazze è legato alla misura delle tette! 

Società liquida, si diceva, lavoro che non è più quello tradizionale, edonismo che passa per il lusso, ma anche filosofia gender, e qui Vanessa ci è di grande aiuto. I rapporti con Linda si sono complicati perché in passato lei ha “rubato” il ragazzo dell’amica, poi la vita è andata avanti e Vanessa si è sposata, per accorgersi dopo un po’ che suo marito, il padre di sua figlia, (interpretata da Emma Matilda Lió - vedi nota) non disdegna gli uomini e il film non spiega se l’uomo sia gay o se si limita ad essere bisessuale, ondeggiando da una sponda all’altra. Qui siamo già in pieno terreno gender, ma non è finita… Per ora focalizziamo la figura di Vanessa che è senza riferimenti, può essere considerata “single” pur essendo sposata, è senza lavoro, e dai dialoghi del film sembra a chi vi scrive, che la figlia sia più matura di lei. La donna quindi non solo è senza scogli su cui appoggiarsi, ma sembra essere un'eterna bambina che non vuole crescere… 

La conferma in tal senso arriva da una dei riferimenti delle ragazze, la cantante Loredana Bertè che dialogando con le protagoniste (urlando è il verbo più corretto) dirà loro: “Io ho settant’anni e non sono ancora una signora!”, della serie faccio e vivo ancora come una ragazzina, senza preoccuparmi di avere dei limiti, (dei confini). D'altro canto lo slogan delle ragazze è “Noi siamo senza paura!” e la paura a ben pensare è un limite, è ciò che ci suggerisce di fermarci, di non saltare quel burrone, di non intraprendere quell'avventura rischiosa… Una donna senza paura a settant'anni non ci pensa proprio a fare la nonna, e vive come un’eterna ragazzina, come Vanessa…

Mi interrogo: è giusto vivere così? Avere varie fasi nella vita, è bello o è brutto? Giovani, maturi, nonni… E’ un percorso auspicabile, o come suggerisce la Bertè, dobbiamo essere sempre giovani, ragazzi, anche a settant'anni? D’altra parte, e qui ritorna il concetto di liquidità, la caratteristica di ciò che è solido è quella di avere forma e struttura, ciò che è liquido si modifica, si espande, non ha limiti… 

Per completare il quadro in ottica “gender” emergerà che Linda, l’amica con cui Vanessa si era contesa il ragazzo in gioventù, sta vivendo oggi una relazione con sua figlia (la figlia di Vanessa). Considerate che le due compagne di scuola sono coetanee, quindi oltre alla relazione LGBT, c’è anche un divario d’età che è quello che separa una madre da una figlia… amore molto libero, diciamo, e assai complesso da riassumere, Vanessa tenta di rubare il ragazzo a Linda, entrambe lo scopano, e dopo anni Linda si porta a letto la figlia di Vanessa. La figlia dell’aspirante attrice ha come padre un gay (o… qualcosa del genere) e dialoga con una mamma/bambina; d’altra parte un riferimento culturale di Vanessa è la Bertè che anche se ha l’età di una nonna, vive cavalcando l’onda come fosse una ragazzina… Lasciamo lì per un attimo Vanessa e parliamo di un altro tema caro ai “gender”: la maternità!

Eleonora che in passato aveva avuto in figlio, decise all’epoca di abortire! In un secondo tempo, ovvero quando le amiche si ritrovano per volere di Chiara, ritiene che il piacere di essere madre “va provato” e all’epoca del rendez vous la donna sta facendo cure per la sua fertilità, siano terapie ormonali o altri artifici medici, non l’ho capito, certo è che l’obiettivo è avere un figlio, pur, come già detto, essendo priva di una relazione stabile. Il messaggio è chiaro, per fare figli basta avere un buon medico ed i soldi con cui pagare le terapie, non serve una famiglia e tanto meno serve un compagno!

Permettetemi un ulteriore osservazione: in questo film a farla da padrone sono le donne. Sono loro le protagoniste ed i pochi maschi che appaiono sono al loro servizio (come Ambrogio) sono utili per far sesso, una sorta di giocattoli viventi, com’è il caso del tigre o com’è il caso dello spogliarelista di colore Teddy (interpretato dal senegalese Thierno Thiam) che alla fine darà una "rumorosa" soddisfazione anche ad Akiko, con la benedizione delle amiche. Fossero solo comprimari i maschi sarebbe anche una bella cosa, in un frangente sono addirittura di danno, come confiderà Linda che da giovane subì attenzioni morbose, tali e tante da segnarla per anni. Forse sono quelle attenzioni maschiliste e violente subite quand’era una ragazzina alla base della sua “vaghezza” affettiva…

Riassumendo in questo mondo valoriale non c’è la famiglia, non c’è il lavoro, il maschilismo va messo al bando e a chi osserva il film può sembrare che almeno un valore ci sia: l’amicizia! Le ragazze si ritrovano dopo un ventennio e ad una superficiale visione del film sembra che almeno questo legame amichevole ci sia, sia l'unico che resiste anche dopo molto tempo… Io ritengo che non sia così! Anzitutto proprio perché erano anni che le ragazze non si vedevano, ritengo non sia un sentimento così profondo a legarle. D'aiuto ci è Akiko che dirà: “sono venuta perché vi voglio bene, ma domani riparto!” - voglio dire: proprio tanta voglia di stare assieme, non mi pare ci fosse… 

Tuttavia l’assenza di relazione tra le ragazze è palesata dal fatto che emerge alla fine del film: Chiara, colei che le aveva invitate per festeggiare il suo matrimonio, alla fine si scopre perché non è potuta venire all'addio del suo nubilato: era già morta! Una malattia l’aveva portata a miglior vita e prima del trapasso aveva deciso di sposarsi con Ambrogio (interpretato da Adrian Gaeta) ovvero l’autista americano che aveva scorrazzato in giro le ragazze per la città con la lussuosa auto. Queste grandi amiche che non si vedevano da anni, non solo non sapevano chi fosse il compagno della loro amica Chiara, ma non sapevano nemmeno della malattia e quindi tanto meno del suo decesso. Il raduno delle ex liceali termina quindi davanti alla tomba dell’amica.

Chi legge la mia recensione potrà ritenere che si tratti di un film “triste”, ma non è così… ed è questo il motivo d’interesse che provo per questa pellicola. Le vicende sopra descritte vengono presentate dal regista con allegria, è un film che si guarda senza patema alcuno, un film spensierato, e ciò grazie ad una bella fotografia, ma anche ad una buona scelta delle attrici. A mio giudizio sono tutte ottime interpreti della loro parte dove la mia simpatia ed il mio encomio maggiore cade su Chiara Francini, perfetta nella sua interpretazione. Con leggerezza il regista dipinge una società dove il vuoto assoluto regna sovrano, facendoci sembrare questa storia che ha dell’assurdo, come una storia plausibile e neppure troppo antipatica.

Ultima doverosa nota, la pellicola è dedicata a Chiara Giuntoli, che come la protagonista Chiara, sposerà poco prima di morire il suo compagno. La Giuntoli è una figura reale, mentre la società ed i valori che ho evidenziato nel film ancora non sono così diffusi. M’interrogo: questo modo di vivere è solo cinematografico, o sta prendendo piede nella vita reale? Questo film è solo uno strumento di intrattenimento, o è una modalità con cui si vanno a scardinare vecchi valori per sdoganarne e proporne di nuovi? Al lettore prendere posizione a riguardo.

Mirco Venzo, Treviso 22/02/2024 #qzone.it

Nota: non sono riuscito a verificare questa deduzione, credo sia lei ad aver interpretato la figlia di Vanessa, ma non lo posso garantire ndr)
rif. 1 https://it.wikipedia.org/wiki/Addio_al_nubilato_(film_2021)
rif. 2 http://www.qzone.it/index.php/q-themes/mirco-venzo/778-bauman-e-la-societa-liquida
rif. 3 http://www.qzone.it/index.php/q-themes/mirco-venzo/956-gender-mania-a-ponzano-v-to-2024
rif. 4 https://www.youtube.com/watch?v=9W4JcjK6Uco 

CookiesAccept

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo

Il presente sito web utilizza cookies tecnici e cookies di terze parti. Proseguendo nella navigazione acconsentirai all'informativa sull'uso dei cookies.

Leggi di più