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20170105 VM capodannoSono di servizio presso un ristorante di buon livello. Attraverso la grande vetrata, osservo la gente vestita succinta ed elegante dialogare al caldo, mentre pasteggia. Al contrario io sono all'addiaccio e bardato come un palombaro, cammino attorno allo stabile controllando che non rovinino le auto, o che i fuochi artificiali non finiscano sul tappeto sintetico procurando danni alla struttura. Sopra di me il cielo è stellato, ma il gelo della notte non me lo fa godere affatto. Ho un solo obiettivo: che arrivi l’alba, e con essa maturino i 90 euro promessi per questo servizio.

Io son solo nel mio vagare attorno all'edificio, e osservo la folla rinchiusa nel luogo caldo; noto un paio di coppiette innamorate, ma per lo più ritengo che tra gli adulti siano proprio in pochi coloro che si divertono. Gli astri brillanti sopra di me, o forse il freddo, mi fanno sgorgare una vena filosofica e così decreto, tra me e me, camminando a testa bassa, mentre le mie scarpe cercano di evitare come la peste l’erba gelata del vialetto, essere l’amore l’unica cosa che rende felice un umano adulto. Ad eccezione delle due coppiette innamorate che mi paiono in pace con il mondo, tutto il resto, centinaia di persone, sembra stiano cercando di sconfiggere la noia, ammazzandola dialogando con altre persone che le ascoltano senza particolare interesse.
Scoppiano poi, finalmente, a decine, i fuochi d’artificio. Tutto un botto, un fragore, un gioco di colori e in molti escono per riversare il naso all’insù ad osservare, sotto il gelo, questa meraviglia. Mi interrogo, ma non potevano starsene comodi al caldo del locale? Mica vengono pagati, come me, per uscire al freddo, ad intirizzirsi e chissà, magari, anche a prendersi un malanno. Ripenso alla pubblicità contro i botti che altro non fanno se non terrorizzare i cani. Tra un passo e l’altro ho anche il tempo per ritrovarmi solidale con i quadrupedi, poverini, ogni anno sempre più spaventati da questa mania che da meridionale pare essere diventata anche veneta. Mi chiedo che senso abbiano le migliaia di euro che vedo esplodere in cielo, perché i fuochi costano, mica te li regalano, e m’interrogo se non sia un modo per nascondere nel fragore, almeno per i primi minuti dell’anno, quel senso di solitudine sospetto dilaghi tra i più. Le coppiette innamorate se ne son fregate bellamente dei fuochi e l’unica che affronta le intemperie lo fa per appartarsi e baciarsi lontano da occhi indiscreti. Tutto finisce e la dozzina di bambini presenti, con mia grande sorpresa, ritornano all’aperto, dove da più ore stavano giocando, nonostante le temperature sottozero. Fra tutti, loro, i bambini, sono gli unici ad essersi divertiti, anche se costretti a giocare al gelo, anche se i campi da gioco non erano illuminati, anche se tra di loro c’era chi a giocare non era tanto bravo e lo faceva di malavoglia, anche se un personaggio misterioso, vestito come un palombaro, aveva impedito loro di avvicinarsi all’area delle altalene, permettendogli in questo modo di guadagnare 90 euro.
Mancano due ore alla fine del mio servizio e ho tutto il tempo per ricordare quando, molti decenni fa, anch’io ero bambino ed il Natale e tutte le sue feste erano una cosa magica. Forse si è felici solo da bambini, e quando si è innamorati. Se così è, a me, tutto sommato, il 2016 non è andato poi tanto male.

Mirco Venzo, Treviso 01/01/2017 #qzone
Foto Mirco Venzo estratta dal suo archivio. Data scatto 01/01/2014

 

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