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20240328 VM napoli interLa recente diatriba tra il giocatore del Napoli, il brasiliano Juan Jesus, e l’italiano giocatore dell’Inter di Milano, Francesco Acerbi, ha palesato un limite del mio vocabolario per definire i giornalisti sportivi che su più canali televisivi ho ascoltato in merito. Non riesco infatti a sintetizzare con una sola parola lo squallore e la pochezza della stampa sportiva nostrana. Vado ora ai fatti: partita molto importante, seppur non decisiva, tra la capolista della classifica, l’Inter, e l’ultima vincitrice dello scudetto italiano, il Napoli. A nove minuti dal termine la compagine nerazzurra pare abbia felicemente chiuso anche questa pratica, mettendo altri tre punti in

saccoccia e avvicinandosi al suo obiettivo, sennonché, a seguito di un calcio d’angolo, il difensore brasiliano con un colpo di testa ripristina l’equilibrio. Durante questo incontro, non so bene in quale fase di gioco, pare il giocatore italiano abbia offeso il collega brasiliano. (rif. 1) Ecco quanto afferma l’offeso: “Acerbi mi ha detto: ‘Vai via nero, sei solo un negro’. Ha ammesso poi di aver sbagliato e mi ha chiesto scusa aggiungendo: ‘Per me negro è un insulto come un altro’". Il difensore nerazzurro, anche lui collegato da remoto, ha ribadito la sua versione: “Non ho mai pronunciato frasi razziste, Juan Jesus mi ha frainteso”.

Insomma: una normale diatriba tra calciatori che al contrario di altre volte è finita bene, con i due protagonisti che si sono anche salutati al termine della gara. Tutto finito? Certo che no! Ho potuto assistere personalmente a tutta una serie di commenti da parte di giornalisti ed ex calciatori chiamati come opinionisti a ribadire quanto quell'atteggiamento, quel insulto fosse inappropriato, scandaloso, scoraggiante, e chi più ne ha più ne mette. Ammantare con così tanto sdegno un episodio certo non elegante, ma che rasenta la banalità, mi risulta inconcepibile e resto basito anche in virtù della mia militanza calcistica, oltre che della mia esperienza da arbitro.

Tanto per ricordare al lettore, l’ultimo mondiale vinto dall'Italia si erge su un fatto poco calcistico e di nullo “fair play” (la cui traduzione è gioco corretto). Quella vittoria passa anche grazie (forse soprattutto a causa) dell’espulsione sancita dall’arbitro Horacio Elizondo (Argentina) ai danni del più talentuoso dei francesi: Zinédine Zidane che fu costretto ad abbandonare il terreno di gioco al 4’ minuto del secondo tempo supplementare, lasciando la sua squadra in dieci per gli ultimi 11’ minuti (ed alleggerendo di molto le preoccupazioni degli italiani in enorme sofferenza prima di quel episodio). Oltre a ciò uno dei rigoristi più affidabili fu tolto dalle disponibilità del tecnico transalpino, Raymond Domenech.

La storia è nota: vincemmo proprio ai rigori quella coppa del mondo e nessuno si scandalizzò allora, ed anzi in molti diedero del “fesso” al campione di origine algerina, per aver reagito alla provocazione di Marco Materazzi che fu considerato dai nostri opinionisti una sorta di eroe nazionale. Sua fu la rete che al 19’ della gara portò l’Italia al pareggio, nella roulette dei calci di rigore realizzò il suo tentativo, ma soprattutto, ed è questo il grande merito per cui viene ricordato, lui fece espellere il tanto temuto Zidane

Non v’è conferma, ma pare la diatriba in campo si sia svolta circa con questo scambio di battute: “Se vuoi la maglia te la do dopo” disse il campione transalpino al nostro compatriota, dopo che questi vi si appendeva per limitarne le giocate. “No grazie: preferisco quella puttana di tua sorella!” fu la replica del nostro concittadino. Il campione francese, infuriato, reagì colpendo con una testata il nostro “eroe”, e se le parole proferite tra i due non ebbero testimoni, la testata fu vista in mondovisione, e obbligò l’arbitro all’espulsione! Da notare che quello fu l’ultimo gesto da parte di Zidane con la maglia dei galletti, così si concluse l’ultima partita del grande calciatore francese con la maglia della propria nazionale.

La realtà è che gli insulti, le intimidazioni, gli atteggiamenti scorretti sono da sempre parte del gioco del calcio, quindi non riesco a capacitarmi del falso sdegno che tutti i giornalisti (e soprattutto gli ex atleti) hanno esibito nelle trasmissioni televisive con rarissime eccezioni. A Berlino nel 2006, come avete letto dalla mia ricostruzione, i due atleti non si sono abbracciati a fine partita come accaduto tra Acerbi e Juan Jesus; ed anche per questo non capisco la minaccia di feroce penalizzazione da parte del giudice sportivo. Venivano ipotizzate un minimo di quattro sino ad un massimo di dieci giornate di squalifica per aver offeso con la parola “negro” l'avversario.

Una cosa inconcepibile per questo falso galateo che oggi giorno si sta imponendo nel mondo del calcio. Ricordo ancora che il buon Mario Balotelli, famoso per le sue reazioni rabbiose, veniva offeso e provocato da tifosi (interi settori dello stadio) e avversari ad ogni partita o quasi, con invettive di tutti i tipi (non ultime ingiurie legate al suo colore della pelle). E’ normale nel mondo del calcio? Certo che lo è, non è una cosa corretta, ma sicuramente è normale. D'altra parte anche così si vincono le partite, come ci ha insegnato lo stesso Marco Materazzi.

Giusto per spiegare come funziona questo mondo riporto a mo’ di cronaca un episodio che vide protagonista proprio lo stesso Materazzi che nel 2006, poco prima di alzare la coppa del mondo, si vide di fronte Zlatan Ibrahimovic, allora in forza alla Juventus. Il nerazzurro fece un fallo di gravità tale da costringere il giovane campione svedese ad abbandonare la partita. L’anno addietro i due furono compagni di squadra nell’Inter (e proprio grazie alla classe del giocatore svedese vinsero due scudetti), e l’anno successivo, il 2009/2010, il talentuoso attaccante straniero provò un esperienza nelle file del Barcellona, in Spagna. Nel 2010 il calciatore straniero torna a Milano, ma non per indossare la maglietta dell'Inter, bensì per difendere i colori della concorrente cittadina: il Milan. 

Finalmente arriva il derby di Milano e la partita verrà vinta proprio dalla squadra rossonera grazie ad un gol di "Ibracadabra", rete realizzata a seguito di un calcio di rigore decretato per un fallo di Materazzi ai danni dell'attaccante straniero. Tutto qui? Certo che no, quella gara passa alla storia perché al 65’ del secondo tempo in un contrasto tra il difensore azzurro ed il talento svedese, quest’ultimo manda all’ospedale Materazzi. “Era da quattro anni che aspettavo questo momento”, andrà a dire a qualche suo amico! (rif. 2) Questo è il mondo del calcio, e sentirsi dire “negro” non è certo la fine del mondo.

Tuttavia alla base dello sdegno dei nostri giornalisti e di chi ha giocato a calcio c’è l’indirizzo della F.I.F.A. che ha lanciato l’input nel 2023 ed ecco quanto recuperato in rete: Serie A e UNAR - "Keep Racism Out" - Il campionato italiano di Serie A collabora con l'UNAR alla campagna di sensibilizzazione "Keep Racism Out" per combattere il razzismo e tutte le forme di discriminazione, non solo nel mondo del calcio e dello sport, ma, come suggerisce lo slogan della campagna, "Together. Everywhere". Hanno creato un kit che presenta i colori della Serie A, con il logo "Keep Racism Out" in bianco che occupa una posizione di rilievo sul davanti. rif. 3

Perché sono schifato e non trovo le parole per definire i nostri lecchini che scrivono e commentano? Non solo per la facilità con cui si dimentica la realtà del campo, in ossequio a delle direttive stabilite da non si sa chi, ma soprattutto perché oggi che vi sto scrivendo un reale problema di razzismo c’è, ed è drammatico. A Gaza, lo stato di Israele sta bombardando dei civili per ragioni razziali, come più fonti confermano, (rif. 4 e rif. 5 - sono più di trentamila morti) e la F.I.F.A. pronta ad escludere le squadre russe dalle competizioni internazionali, non ha però fatto nulla ai danni delle squadre israeliane. I nostri pennivendoli, tanto sdegnati nei confronti di Acerbi, non hanno però nulla da dire a difesa delle migliaia di morti palestinesi. 

Oltre a ciò, di recente il capo della principale “democrazia” al mondo, quella che tira le fila di tutte le associazioni e le istituzioni mondiali, parlo di Joe Biden, in un clima molto pericoloso dove soffiano venti da terza guerra mondiale, a dato del “...pazzo figlio di puttana..." al leader russo, durante un discorso pubblico a San Francisco (rif. 6). Voglio dire qui non si tratta di calciatori che secondo i dettami F.I.F.A. si dovrebbero trattenere durante la battaglia sportiva, si parla di un diplomatico che nelle sue riunioni ha in mano le sorti del mondo... silenzio quasi assoluto!

Vengo al punto; una presunta offesa (cosa si dicono i calciatori in campo durante la partita lo sanno solo loro), è presentata come fosse un armageddon da tutti i giornalisti che ho potuto ascoltare, in ossequio a disposizioni di un ente sovranazionale qual’è la F.I.F.A., in un momento in cui nel mondo sta accadendo di tutto in aperto contrasto a quegli stessi principi, nel silenzio pressochè totale della stampa e dell’informazione occidentale!

Qui siamo di fronte alla storia della pagliuzza e della trave, posto che neppure questo antico esempio rende bene la distorsione, l'ipocrisia e i valori intrisi di falsità, che stiamo vivendo.
Io riconosco i miei limiti e so che non ho esternato bene tutte le ragioni del mio sbigottimento, ma chiedo al lettore di potermi interpretare al di là dei miei limiti di comunicazione.

Mirco Venzo, Treviso 28/03/2024 #qzone.it

Nota finale: Il giocatore Francesco Acerbi è stato prosciolto dal giudice sportivo, non senza un ulteriore strascico di polemiche: ecco le motivazioni addotte:
"non si raggiunge nella fattispecie il livello minimo di ragionevole certezza circa il contenuto sicuramente discriminatorio dell'offesa recata" così inizia la sentenza del giudice sportivo che ha archiviato il caso senza decretare nessuna penalizzazione al giocatore interista. nella motivazione leggo tuttavia quanto segue: “ Rilevato, altresì, che la condotta discriminatoria, per la sua intrinseca gravità e intollerabilità, perdipiù quando riferita alla razza, al colore della pelle o alla religione della persona, deve essere sanzionata con la massima severità a norma del Codice di giustizia sportiva e delle norme internazionali sportive, ma occorre nondimeno, e a fortiori, che l’irrogazione di sanzioni così gravose sia corrispondentemente assistita da un benché minimo corredo probatorio, o quanto meno da indizi gravi, precisi e concordanti in modo da raggiungere al riguardo una ragionevole certezza (cfr. per tutte Corte federale d’appello, SS.UU., 11 maggio 2021, n. 105)”

Insomma, la presunta frase proferita da Acerbi, sicuramente è da ritenersi improponibile, resta il fatto che non c’è certezza sul fatto che sia stata proferita.

rif. 1 https://www.youtube.com/watch?v=dF4C7U2gOEA
rif. 2 https://www.youtube.com/watch?v=YBXjqR5IJxo
rif. 3 https://www.gamesurf.it/news/fifa-23-lancia-una-campagna-contro-il-razzismo
rif. 4 https://www.qzone.it/index.php/q-themes/mirco-venzo/955-memoria-storia-e-ricerca
rif. 5 https://www.infopal.it/genocidio-israelo-statunitense-a-gaza-173-giorno-decine-di-civili-uccisi-bilancio-32-490-morti-e-74-889-feriti/
rif. 6 https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/biden-putin-insulti_77914363-202402k.shtml

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