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20160620 VM LaFontaineEra la quarta volta che ci sedevamo su di un locale adiacente a “La fontaine”, ed il cameriere che sempre ci attendeva ci propose quella che, a suo dire, era una autentica leccornia, il “Couscous Royale” che noi accettammo. Quella sera ci aveva risolto il problema di che cosa mangiare. Le due volte precedenti avevamo scelto il pesce ed eravamo rimasti più che soddisfatti, quindi era anche giunto il momento di cambiare. Quando il piatto arrivò ci sorprese per le sue dimensioni: era gigantesco e potevano tranquillamente mangiare quattro persone, mente noi eravamo solo in due. Sopra il couscous v'erano otto spiedini di carne varia, tra questi pollo, capretto e manzo, c'erano poi nascosti nel cereale anche altri pezzi di manzo e di pollo lavorato in questo caso con spezie giallo ocra. Vegetali vari, e a completamento del tutto un piatto a parte con del brodo di pesce da cospargere sulla semola. A metà pasto arrivarono pure otto salciccette di non so che carne.


Quando avevo quasi terminato il piatto (terminato per modo di dire, più di metà rimase nella preziosa ceramica che lo conteneva) rimasi sorpreso dal comportamento del cameriere che ce l'aveva consigliato, era seduto in un angolo e si stava godendo una sigaretta. Era proprio in uno stato di beatitudine, l'aspirava lentamente, con gusto, godendosi ogni singola boccata. La cosa strana era che ci stava trascurando. Fatto insolito per questo professionista solitamente molto attento ai “suoi” clienti, e aggiungerei a noi in particolare. Poco prima che arrivasse il conto, mentre stavamo ancora terminando la consueta coppetta di macedonia (fruit salat) di fine pasto, vedemmo l'enorme piatto lavato e ben lucidato spostarsi dal locale cucina sino al negozio del vicino venditore di terracotte. Il fare circospetto di velata indifferenza con cui il cameriere ritornò il piatto evidentemente preso a prestito per l'occasione ci indusse in alcune riflessioni. Era indubbio a questo punto che il nostro ristoratore s'era fatto prestare il piatto per creare un “Couscous Royale” da rifilare ai “polli di turno”.
Riflettendoci, il piatto non solo era assente dal menu, ma manco era indicato nella lavagna scritta con gessetti a propagandare le offerte del giorno. Quando arrivò il conto ci vennero chiesti 230 dirham contro i 150 che pagammo la prima volta per un simile menù. Il lettore penserà che siamo stati infinocchiati per bene, qualcuno magari penserà che più che un “Couscous Royale” si era trattata di una “trombata Royal”. Questioni d'orgoglio mi impongono a questo punto di collegare una informazione tra le tante raccolta in mattinata quando ci venne spiegato cosa può capitare in alcune villette o appartamenti acquistati qui dagli occidentali. Durante il loro rientro in patria, questi cedono gli immobili in sorveglianza ai loro custodi locali che, “business is business” li concedono a loro volta nelle amorevoli mani di amiche che esercitano la più antica delle professioni. La filosofia reggente è quella del nostro piatto “Royal”. Una volta ripulito il tutto, aggiunto un po' di brillantante son tutti contenti.
Ritorno al nostro cameriere per sottolineare come la sera precedente eravamo stati a trovarlo assieme a due giovani e avvenenti tedeschine conosciute da poco. A ben rifletterci pertanto, la dimensione del “Couscous Royal” era predisposta esattamente per quattro persone. Il fatto che fossimo arrivati in 2 la sera dopo spiazzò di brutto l'intrepido cameriere che si trovava sul groppone un'idea geniale per farci fare bella figura. Se consideriamo l'importo finale e lo suddividiamo per quattro persone anziché per due, anche l'aspetto economico viene ribaltato immediatamente e da conto salato diventa decisamente conveniente. Il piatto in questione pertanto diventava veicolo fondamentale per una proposta di tale eleganza e il fatto di reperirlo dal vicino piuttosto che averlo in gestione rappresentava qui una gesto di somma maestria. A difesa dell'operato del cameriere va precisato che prima di andare in cucina ad inserire la comanda ci venne precisato il prezzo della pietanza che avevamo ordinato. Insomma, ancor ora non so se siamo stati gabbati o se l'uomo desiderava riservarci un trattamento speciale. Stamane Franco passando davanti al locale ha incrociato nuovamente il cameriere che prontamente ha tenuto ad informarlo che “Oggi il pesce è fresco!”. Alche' uno, col seno del poi, si interroga: "Ma allora, quello della volta scorsa, non lo era? O forse lo era di meno"? Misteri di questo oriente. Per non sbagliare la cena dell'ultima sera la faremo a “Casa Italia” un locale gestito da un cordiale siciliano emigrato a Torino che, oltre a far la pizza, serve anche la pasta fatta in casa ed i ravioli.

Mirco Venzo, Agadir 19/06/2016
Foto Franco Dal Col

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