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20160622 VM AgadirSassiSono seduto sul pullman che ci trasferisce da Agadir a Marrakech, costo della trasferta 11 Euro e stancamente osservo fuori dal finestrino. Non vi è molto da osservare, il territorio circostante è apparentemente monotono, qualche pianta che misteriosamente riesce a crescere nella pietraia, per il resto solo rocce e sassi. Ma sono proprio questi ultimi ad indurmi in una riflessione, una volta scoperto che l'autobus stava tagliando territori da sempre spopolati. Nei nostri territori, in Italia, l'uomo ha praticamente posto la sua mano in ogni singola zolla di terra, ha modificato il paesaggio, portato l'acqua dove non c'era, costruito case, terrapieni, terrazzi per coltivare e ha inserito piante di tutti i tipi ovunque. Ha portato animali… insomma, ogni singolo sasso nei millenni, è stato modificato, al contrario di molte delle pietre che mi circondavano.

20160622 VM AgadirGrigliataLa cosa che più m'ha sorpreso qui ad Agadir, è la varietà della proposta gastronomica. In particolare uno s'immagina di mangiare cose molto diverse da quelle italiane per venire parzialmente sorpreso. Ad esempio nella colazione del B & B dove alloggiamo, quotidianamente ci viene servita una frittata con delle olive, pane ed olio. Può sembrare a noi strano pasteggiare di prima mattina a pane, olive ed olio (sempre d'oliva, naturalmente), ma certo non si può dire si tratti di alimenti a noi sconosciuti. Le olive sono una specialità mediterranea e qui sono presentate come antipasto in ogni locale, come appena scritto, vengono proposte persino a colazione. Vi è poi una gran varietà di pesce, un terzo dell'economia locale si basa proprio sulla pesca, (un terzo sul turismo e un terzo sull'agricoltura). Il pesce è servito grigliato o fritto e pure questo alimento non si può dire ci sia sconosciuto. In particolare il re dei pesci locali: la sardina. Onestamente non sono molto informato sui prezzi e sulla varietà dei piatti perché dopo aver trovato un ristorante marocchino che ci sembrasse tipico ed economico, non abbiamo fatto molti esperimenti accollandoci altrettanti rischi. Inutile nasconderlo, il pericolo di infezioni intestinali per un europeo qui sono elevate quindi abbiamo voluto evitare di sfidare la sorte provando differenti locali.

20160620 VM LaFontaineEra la quarta volta che ci sedevamo su di un locale adiacente a “La fontaine”, ed il cameriere che sempre ci attendeva ci propose quella che, a suo dire, era una autentica leccornia, il “Couscous Royale” che noi accettammo. Quella sera ci aveva risolto il problema di che cosa mangiare. Le due volte precedenti avevamo scelto il pesce ed eravamo rimasti più che soddisfatti, quindi era anche giunto il momento di cambiare. Quando il piatto arrivò ci sorprese per le sue dimensioni: era gigantesco e potevano tranquillamente mangiare quattro persone, mente noi eravamo solo in due. Sopra il couscous v'erano otto spiedini di carne varia, tra questi pollo, capretto e manzo, c'erano poi nascosti nel cereale anche altri pezzi di manzo e di pollo lavorato in questo caso con spezie giallo ocra. Vegetali vari, e a completamento del tutto un piatto a parte con del brodo di pesce da cospargere sulla semola. A metà pasto arrivarono pure otto salciccette di non so che carne.

20160617 VM ArteFinestraChi viaggia per turismo ama trovare culture differenti rispetto a quella che si è lasciata alle spalle. Il Marocco sotto quest'aspetto ha molto da offrire e le differenze appaiono immediatamente. La lingua, scritta e parlata è il primo elemento culturale che sorprende, il modo di vestire può essere un secondo elemento, la cucina può essere un terzo e così via. Uno degli aspetti che mi ha più colpito è il gusto per il dettaglio che gli abitanti di queste latitudini hanno e la cosa traspare in molti modi. Ad esempio negli oggetti più banali, quali un vassoio, una teiera o il portone di una casa, in ciascuno di questi esempio si nota una fitta serie di piccolissimi ricami, minuziosi dettagli talmente numerosi da non riuscire praticamente ad essere notati singolarmente. L'arte araba è l'esaltazione della ridondanza.

20160617 VM AgadirDonneSe si osservano i pochi cartelloni pubblicitari presenti in Agadir, si nota come le immagini presentate siano ben diverse dalle figure che camminano per la strada. I protagonisti han spesso carnagione bianchiccia, mentre qui il colore della pelle è tendenzialmente bruna, ma l'aspetto più interessante riguarda la donna, spesso presentata con i capelli al vento, volto scoperto e, manco a dirlo, sorridente. Una figura decisamente “occidentale”, se mi si passa l'aspetto intuitivo di questo termine. Lo stereotipo della donna nella pubblicità che mi aspetterei di ritrovare anche per le vie della città, non la vedo passeggiare attorno a me, non l'ho trovata nel souk e non la vedo nei caffè. Qui le donne marocchine, salvo rarissime eccezioni, hanno un velo a coprire il loro capo (hiyab) e nella più libertaria delle ipotesi (capelli al vento manco a parlarne), indossano blue jeans. Molto più spesso invece le donne locali le vedi in tunica tradizionale (chador), spesso colorata qualcuna completamente nera (niqab) a denotare la radicalizzazione del suo essere e non mancano neppure i volti totalmente oscurati dai burqua.
Via via che ci  si sposta sempre più verso una donna “tradizionale” come comprendete dalla descrizione, ci allontaniamo sempre più dal modello spinto dalla pubblicità. I sorrisi aperti e gli occhi ammiccanti sono elementi da evitare in pubblico. Paradossalmente è più facile cogliere degli sguardi maliziosi che ti puntano da dietro un velo coprente il volto (niqab) piuttosto che sulle persone che ne sono prive, ed è proprio sotto quel velo che può celarsi un simpatico quanto misterioso sorriso. Questo è quanto la vita reale propone qui ad Agadir. La domanda è: possono convivere questi differenti modelli culturali l'uno accanto all'altro, quello della pubblicità e quello tradizionale?  Chi è stato a Marrakech mi conferma che donne col niqad camminino e dialogano tranquillamente con chi indossa minigonna o pantalone attillato senza attirare alcuna attenzione dagli astanti. Parlando con le persone di qui scopro invece che le cose non vanno esattamente in questa direzione, sopratutto i turisti russi non son ben visti proprio per la loro condotta troppo disinvolta nei confronti dell'alcool e l'abbigliamento succinto delle donne. Tale atteggiamento quindi è tollerato, ma non approvato. Sia chiaro, le russe non fan nulla di eccessivo ai miei occhi, ma già una scollatura qui è vista con disappunto. Siamo sempre nello stesso tema, un corpo avvenente induce in tentazione. Si apre quindi a mio avviso un primo punto di rottura che al momento tiene, ma non so per quanto, ovvero quanto la tradizione resisterà alla modernità.
20160617 VM AgadirDonne 2Finisce qui la cosa? Purtroppo no, perché queste donne “occidentali” delle pubblicità predicano un modello di consumo che cozza con i redditi della maggioranza dei locali. Il problema quindi non è solo culturale, ma diventa economico. Ancora una volta sono a mio avviso soprattutto le donne ad essere maggiormente penalizzate in questo confronto. D'altro canto va scritto che il modello di consumo proposto dalle pubblicità già oggi è abbracciato dalla fascia benestante della popolazione, quella che fa da guida ai gusti del Paese. Mi aspetto quindi che prima o poi questo trend voglia esser seguito anche dalla massa. A conferma di quanto affermato vedo che brand quali Audi, Mercedes, Armani piuttosto che Zara o Geox (giusto per citarne qualcuno a caso) sono nella quotidianità della classe abbiente locale. Non so come siano riusciti a gestire gli strappi che separano  la ragazza con il velo dalla donna emancipata, ma se a queste divergenze si aggiunge il modello consumista della donna (o uomo) alla moda che veste di qualità, fa palestra, è ecologista, e usa l'Iphone, allora la cosa pare a me insostenibile e lo strappo non potrà che creare rotture importanti. Come può la persona che guadagna 2250 dirham (225 euro) al mese permettersi gli oggetti dello status simbol? Nel 1960 la faglia su cui poggiava Agadir si spostò e fece tremare la città per 15 interminabili secondi, il risultato fu che la città venne rasa al suolo con migliaia di morti ora tutti sepolti sotto la montagna. Credo un ulteriore scossa possa arrivare ma non di tipo tellurico. I due riferimenti culturali, quello tradizionale e quello consumistico sono incompatibili, uno spinge in una direzione e l'altro tira dalla parte opposta. La donna, più di altre cose, sarà centro nevralgico di questo delicato equilibrio.  

Mirco Venzo, Agadir, 16/06/2016
Foto Franco Dal Col

 

20160616 VM AgadirSpiaggiaEro ancora gocciolante dopo il mio primo bagno nell'oceano, quando gli occhi infastiditi dalla forte salsedine del mare, han messo a fuoco una strana situazione. Una ragazza stava zampettando veloce nella spiaggia facendo svolazzare la sua tunica. Nell'arenile lungo un centinaio di metri (vedi foto a corredo) quasi deserto una persona si nota bene, ma se corre rompe la monotonia del luogo e attira l'attenzione dei presenti con maggior forza. Era sicuramente una marocchina con tanto di velo in testa. La sua corsa si è interrotta nel bagnoasciuga. Purtroppo io sapevo perchè quella giovane interruppe la sua corsa solo una volta arrivata in quell'area...

20160615 VM TeallaMentaI ragazzi che ci ospitano sono dei veri artisti nella preparazione di quest'infuso che in questo territorio è la bevanda dell'ospitalità. Rifiutarla, scrive Wikipedia, è gesto di scortesia. Ho chiesto quindi al nostro amico quali sono i segreti per un buon tea alla menta e mi spiegava che ci sono vari tipi di foglie reperibili al Souk (differenti qualità) e lui non ne usa una in particolare. Varia a seconda dell'estro miscelando le varie opzioni. Il segreto è però la qualità della menta che si mette nella teiera, menta che dev'esser fresca e non essicata. C'è una pianta di menta nel nostro (suo) giardino, ma con mia grande sorpresa non è quella da lui utilizzata per la bevanda, è questa una qualità poco adatta allo scopo.

20160614 VM AgadirSpiaggiaIeri il dialogo avuto con il nostro informatore ha dato un quadro del turista italiano abbastanza differente da chi dovrebbe attirare la cittadina di Agadir. La località pur avendo un'economia impregnata in altre attività, ha un suo movimento turistico che dopo le indiscrezioni di ieri merita di qualche precisazione. Di storico, in questa località atlantica, c'è quasi nulla, anche perchè la città vecchia è andata completamente distrutta da un terremoto che portò via più di un terzo della popolazione e obbligò la completa ricostruzione dell'abitato più a sud rispetto la faglia sismica dove si trovava.

20160613 VM AgadirGeoditeL'abbiamo incontrato sul lungomare e voleva venderci delle geodi di quarzo, dei sassi cavi internamente rivestiti con prismi di cristallo brillante, che peraltro avevamo già acquistato. Affermava di esser stato a Treviso, e nonostante i nostri primi dubbi c'è stato veramente in quanto, quando gli dissi che abitavo in zona “Santa Bona”, subito mi replicò: “Dove ci sono le carceri…!” - “Esatto, perché tu ci sei stato?” - “Io no... Solo tre giorni…”. Per discrezione non ho approfondito le ragioni di questo suo breve periodo di reclusione, e siamo andati comunque con lui a visitare i quartieri, a sua detta più interessanti di Agadir. La camminata alla fine è durata sulle sei ore e dialogando con lui sono emerse parecchie cose interessanti.

20160612 VM AgadirRamadamIn questa cittadina nel sud del Marocco siamo in pieno Ramadam, e la cosa è significativa ed aiuta a comprendere la mentalità di chi ci ospita. Il Ramadam è un periodo di quattro settimane che cade una volta all'anno in cui il credente mussulmano non può praticare attività sessuale, fumare, mangiare e bere durante le ore di luce.  In bella sostanza è un momento depurativo, sia per il corpo sia per lo spirito. Per me, che sono occidentale di impostazione cattolica, la cosa rappresentava una curiosità, ma questi primi giorni trascorsi in Agadir mi han convinto che il Ramadam, per un mussulmano, è una cosa molto seria. Decisamente molto più di quanto non sospettassi.

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