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20171201 MV ParmenidesNegli articoli precedenti abbiamo visto come per la società preistorica, ovvero la comunità dell’oralità, la verità era portata al gruppo da figure quali il poeta (rif. 1), gli sciamani, i sacerdoti (rif. 2). Il rito, la ripetitività, erano elementi basilari per quelle genti. Tutta la loro esistenza era fondata sul ripetersi degli eventi, il sole doveva sorgere per lasciar spazio alla luna, quando ciò non accadeva era sintomo di preoccupazione (le eclissi erano non a caso presagi negativi). Questa regolarità lasciava ben sperare che all’inverno succedesse l’estate, altra ciclicità fondamentale; l’alternarsi delle stagioni significava il ritorno degli animali da cacciare che migrano secondo principi secolari. Una splendida rappresentazione cinematografica di ciò si ritrova in Balla coi lupi, ma quando alla società dei cacciatori si sostituisce quella degli agricoltori la stagionalità assume, se fosse possibile, ancora una maggiore importanza. D’estate maturano le messi e in inverno non si raccolgono i frutti. Un inverno lungo può significare la morte del singolo e del gruppo… 

La ciclicità era vita, ed ecco che attraverso gesti ripetitivi (i riti) e movimenti fatti ritmicamente (balli e danze inseriti a loro volta dentro i riti) si evocava il ritorno di questi eventi naturali. (Rif. 3). Questi riti, questi balli erano posti in essere da sciamani, da sacerdoti, da figure carismatiche la cui parola era vera soprattutto perché nessuno pensava di metterla in discussione. Può sembrare un modo di ragionare bislacco, ma chi si penserebbe di mettere in discussione ancor oggi quanto afferma un parroco vestito di tutto punto da dietro l’altare quando parla alla sua platea? Lo stesso naturalmente vale per l’imam islamico, ma anche un dottore o un magistrato dietro il loro abito bianco o nero, lasciano poco spazio al dibattito. Ancor oggi quell’abito è parte del rito e consegna a loro una sorta di sacralità che rende “vere” le loro parole. Lo stesso uomo, quando parla senza il suo abito, dà a chi lo ascolta l'impressione di dire cose meno “vere”; se ci pensiamo, ma solo dopo averci ragionato quest’approccio ci suona stonato, non è logico. Conferma, però la bontà del percorso sin qui descritto da Sini, è una reminiscenza dei milioni di anni precedenti alla scrittura. L’abito fa parte del rito, e fuori dal rito non c’è verità.

Sorprendentemente, per noi uomini della scrittura di questo millennio, anche i poeti sono da annoverare tra i portatori della verità in quelle comunità. Ho ampiamente trattato l’argomento nell’articolo precedente (rif. 1) e quindi qui mi limito a dire che il poeta attraverso il racconto dei miti tramandava da una persona all’altra, da una generazione all’altra i valori del gruppo. Quali sono i nostri dei, come si celebrano, che cos’è l’onore e cos’è il disonore, come si appronta un matrimonio o una battaglia, cosa deve fare una donna, un uomo, come si educano i bimbi… La poesia non è importante per ragioni estetiche ma per questi messaggi che sono il fondamento, le basi di tutte quelle società. Quando in occidente questi concetti perdono d’importanza? È un poeta a scrivercelo, e giustamente lo fa raccontandoci un mito. Questo poeta ci son dubbi che sia esistito, anche se i frammenti del suo poema sono sufficienti per portare a noi il rivoluzionario modo di ragionare suo o del gruppo di cui faceva parte, il suo nome è Parmenide.

Parmenide

In questo poema la protagonista è una dea, Aletheia, che è la dea della verità ed un giovane mortale che la vuole incontrare, che la vuole conoscere. (rif. 4). Siamo ancora nel mito, pertanto queste figure sono tutte simboliche ed hanno significati polivalenti. Il giovane è la forza, l’energia, l’entusiasmo, il coraggio (che evidentemente sono caratteristiche necessarie per raggiungere la verità. Così ragiona il mito, che dice e non dice). Questo giovane lascia da solo il mondo dei mortali (la gente comune) e la dimora della notte da dove viene (la gente normale sta avvolta nell’oscurità, nell’ignoranza e lui parte da lì, anche lui è come loro, avvolto nell’oscurità, ignorante). Ad un certo punto arriva e oltrepassa una porta che immette in una vasta pianura. Platone la definirà la pianura della verità. L’immagine della vastità, senza riferimenti, li è la verità, è una pianura dove non è semplice orientarsi. Qui accade l’inimmaginabile, la dea accoglie il giovane e gli dà la mano, la mano destra sulla sua mano destra, e gli parla per dirgli che è il benvenuto.

Sini focalizza sulla grandiosità di queste parole, siamo nella civiltà dell’oralità e l’uomo di fronte alla divinità è incenerito, è un insetto di fronte ad un essere superiore. Questa divinità anziché chiedere lui un sacrificio, anziché prendergli la vita, come gli dei possono fare, qui in modo sorprendente accoglie da pari a pari l'uomo, per dargli indicazioni e consigli. La dea possiede le chiavi alterne e spiegherà al giovane che "Ciò che è, è. E ciò che non è, non è!". La dea della verità sta spiegando al giovane come sia la logica a doverlo guidare in ogni passo. Su queste parole attribuite a Parmenide da secoli i filosofi disquisiscono e non sono certo io a dover aumentare il volume di commenti e d’interpretazioni. Qui, a detta di Sini, s’invita a ragionare in modo opposto a quello mitico, quel modo simbolico dove le cose hanno più significati, magari anche opposti. La dea della verità ci dice che se una cosa è, non può più essere il suo contrario, se ami una persona, e amore significa voler bene, allora non la puoi ammazzare, perché si ammazza coloro ai quali si vuole male. Ragionamento logico. La dea dirà al giovane, giudica con il ragionamento anche ciò che io ti dico. Della serie il ragionamento, la logica è bagaglio di tutti ed è solo quella che dobbiamo utilizzare per scindere il vero da ciò che non lo è, e tu mortale puoi anche mettere in discussione ciò che io dico.

La blasfemia più assoluta. La dea che dà la vita e la morte, che noi non dovremmo neppure rappresentare, secondo la cultura islamica, che quando viene rappresentata, secondo la cultura cristiana è sempre posta in alto, dove noi dal basso possiamo solo prender consapevolezza di quanto sia irraggiungibile, di quanto noi siamo poca cosa al suo cospetto e quando siamo al suo cospetto dobbiamo accendere, ancor oggi, una candela per ingraziarcela, per avere i suoi favori, qui ti dice “Giudicami con la logica”! Sarà Socrate che per primo (per primo per quel che io ne so) ed in modo evidente ad andare in giro a perpetuare questo nuovo e rivoluzionario modo di ragionare, e non per nulla finirà ucciso dalla collettività tutta, fu un giudizio popolare che gli imporrà di bere la cicuta. E non poteva esser altrimenti, Socrate andava in giro interrogando la gente normale e chiedeva loro “Perché sgozzi quell’agnello?” – “Perché altrimenti gli dei si arrabbiano e non arriva la pioggia, l’estate ecc.” – “Ma sei sicuro? Ma quando il dio ti è apparso, cosa ti ha detto?" - "…e si è sempre fatto così…” – “Non è una buona ragione!”

Qui si rompe con la tradizione, anche i potenti sono messi in discussione, la ragione, la logica vuole dimostrazione di ciò che afferma. “Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria…” Dimostramelo! Me l’hai dimostrato? Allora è vero e anche se gli dei affermano il contrario, hanno torto.  Nasce la scienza, il nostro modo di ragionare, la nostra verità. Uno dei racconti più simpatici di Socrate, ritenuto persona dalle fattezze estremamente brutte, è quello in cui partecipa ad un concorso di bellezza, per mettere in discussione i parametri di bellezza. “Che cos’è il bello?" Pare voglia dirci. Finisce in questo momento il ruolo del poeta quale portatore di verità. Lui che attraverso la musicalità delle parole, la piacevolezza dei suoi racconti parlava di cose che ci ammaliavano, ora Socrate (e molti altri dopo di lui) riterrà ininfluente, inutile. Non sei più portatore di verità, poeta, anche se parli bene, perché ai tuoi racconti pur piacevoli, io preferisco le prove, e se le conferme passano per i freddi numeri della dimostrazione, pazienza. Il tuo bianco abito, caro dottore, non è dimostrazione che quel che mi dici si andrà a verificare.Caro sacerdote, anche se parli da dietro un altare e quando ti presenti al mio cospetto dietro di te suona un organo, quel che dici devo rifletterci se è vero o se non lo è. Queste sono le obiezioni che da Socrate in poi, con sempre maggiore frequenza i filosofi son andati a porre.

In questi mesi si sta combattendo una feroce campagna contro la vaccinazione obbligatoria. Questa battaglia giusta o sbagliata che sia, è figlia di Parmenide. Non so chi ha ragione, ma la verità è dietro, dentro ai fatti, non appesa ai titoli o ai ruoli. La ministra Lorenzin non ha ragione per il fatto stesso di esser ministra, ed anzi, a mio modo di vedere manco doveva esserlo, visto che il suo Governo è sorto quando la legge elettorale che gli ha attribuito i poteri era incostituzionale. Il mio modo di ragionare, che si aggrappa alle regole, ad una logica, ad un rispetto di contorsioni anche burocratiche, capisce il lettore è molto distante da quello della comunità, imperniato sull’oralità. La mia verità è diversa rispetto a quella di quegli uomini da cui tuttavia provengo. L’articolo di oggi direi può interrompersi qui.

Mirco Venzo, Treviso 29/11/2017 #qzone
Nella foto una rappresentazione di Parmenide.

Rif. 1 http://www.qzone.it/index.php/q-themes/mirco-venzo/381...
Rif. 2 http://www.qzone.it/index.php/q-themes/mirco-venzo/380...
Rif. 3 https://www.youtube.com/watch?v=7yM-SHLV31U&t=2970s
Rif. 4 https://www.youtube.com/watch?v=DeaTbVcdjJQ&t=2217s


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