Dopo la sinistra che non c’è, per par condicio parliamo della destra che non c’è, precisamente di uomini di destra che in Italia non ci sono ma in Francia esistono. Quando scrissi due mesi fa su Mélenchon, non avrei immaginato che un membro del Front National avrebbe fatto quello che la sinistra francese non ha avuto il coraggio di fare spalancando in questo modo le porte all’astensionismo e a Macron.
Il candidato del Front National della prima circoscrizione del Nord, Éric Dillies, non essendo riuscito ad andare al ballottaggio, ha dichiarato che avrebbe votato per Adrien Quatennens, candidato di France Insoumise di Mélencon. Infatti, Eric Dillies aveva dichiarato a un giornale locale, la “Voce del Nord”: “Voterò per lui e ho invitato i miei elettori a seguire il mio esempio (…). Ho incontrato Adrien Quatennens ed è una brava persona. Di fronte a una maggioranza strabordante lui difenderà il popolo, non sarà uno yes-man”* Adrien Quatennens, probabilmente anche grazie a Dillies, ha avuto la meglio sul macronista Christophe Itier, un difensore del popolo in più al parlamento francese al posto di un europeista.
Dillies con la sua scelta ha dimostrato di superare le contrapposizioni che esistono tra destra e sinistra in favore di un obiettivo comune con una visione più ampia, onorando quel concetto di alta politica di cui tutti parlano a volte a vuoto. Ha scelto di privilegiare le cose che uniscono rispetto alle cose che dividono. E’ consapevole che qualsiasi azione politica di tutela del lavoro e del risparmio non è possibile senza recuperare la sovranità, politica ed economica della propria nazione. Naturalmente in Italia non esiste una sinistra sovranista, e se anche esistesse sarebbe ostaggio di vecchi schemi. Accoglienza, tutela del lavoro e anche sicurezza, sono parole vuote sino a quando dovremo chiedere il permesso a Bruxelles per qualsiasi cosa. Non riesco a capire come possa certa sinistra sobbalzare e indignarsi quando si parla di flessibilità del cambio, ma accettare acriticamente la flessibilità e la precarizzazione del lavoro imposta dai vincoli europei.
L’unità dei sovranisti, anche se si trovano su fronti opposti su alcuni temi, è l’elemento indispensabile e necessario per un vero recupero della dignità dell’uomo, autoctono o foresto. Come ha argutamente sottolineato Jacques Sapir **, recuperare la sovranità è la condizione necessaria per poter realizzare senza vincoli esterni i programmi politici sia di destra che di sinistra. Confondere il concetto di sovranità politica democratica con il nazionalismo guerrafondaio, significa effettuare intenzionalmente un percorso culturale regressivo che offende, non solo la nostra Costituzione, ma anche tutti coloro che hanno lottato per essa. Confondere l’internazionalismo progressista con il globalismo finanziario, il nuovo fascismo smascherato quaranta anni fa da Pasolini, significa essere affetti da analfabetismo politico, nel migliore dei casi, da malafede ideologica nel caso di consapevole adesione. Ma i nostri esponenti di destra avrebbero fatto quello che ha fatto Dillies?
Marco Fascina
*http://www.lavoixdunord.fr/177015/article/2017-06-12/le-front-national-appelle-voter-pour-l-insoumis-adrien-quatennens
** Sapir: il voto, la crisi, il futuro (trad. vocidallestero.it)